Arrivati a destinazione, facemmo un giro del paese -che io non vedevo ormai più da quattro anni. Distava venticinque minuti dall'università.
I bambini, appena ci vedevano, scappavano via. Altri si attaccavano alla mamma o al papà, e dicevano a loro di cacciarci perché eravamo brutti.
Io ridevo, ogni volta. Erano così buffi.
Vedere tutti quei bambini per la strada non mi faceva più sentire parte di loro; c'era una grossa differenza a separarci.
Questo era a metà tra il sollievo e la tristezza, per la mancata spensieratezza. A interrompere questi pensieri fu Ray, che mi affiancò grugnando qualcosa.
Era vestito da vampiro, e i suoi canini erano sul punto di cadere dalla sua bocca ogni volta che fingeva di voler mordere qualcuno. Lo aveva appena fatto con me. Io risi.
«Vai a farti una nuova dentiera, vecchio.»
Ray mise il broncio e si tolse la plastica dalla bocca per poi darmi uno schiaffo forte sul braccio.
«Ahi» Accarezzai dove mi aveva colpito e lo guardai male.
«Mi offendi così» Disse, ironico.
«Non voleva essere un complimento.» Indietreggiai prima che potesse afferrarmi e io risi, facendogli il dito medio. Indietreggiando così velocemente finii su mio fratello, che mi spinse via.
«Comandante Way, mi stia alla larga»
«Mi chiami comandante e non mi rispetti?!» Gli urlai contro incredulo, anche se stavo scherzando. Io la mia parte la facevo bene.
«Sono un ribelle!»
«Ma vieni qui» Feci un tono seccato e lo raggiunsi per dargli un paio di scappellotti dietro la nuca, leggeri ovviamente.
«GEER»
«Bryar» Risposi mettendomi le mani sulle orecchie, parando il tono stridulo di Bob. Lui rise.
«Andiamo a rapire bambini»
«Va bene.»
Bob andò avanti, sorpassando il gruppo. Io accennai una risata e lo seguii, lasciando a mia volta gli altri.
Andammo vicino a un gruppo di bambini, chiusi a cerchio; credo che il loro intento fosse quello di simulare un rito satanico. Era abbastanza inquietante come cosa, eppure in quel momento mi fece ridere sotto i baffi.
Mi affacciai sulle teste di tutti i bambini e, prima che potessero accorgersi di me e Bob, sussurrai con un tono malvagio: «Boo».
I bambini gridarono e, dividendosi, girarono attorno per poi ritrovarsi in un punto e scappare insieme.
Io stavo letteralmente morendo. Mi piegai in due dalle risate e quasi dovetti mantenermi con la mano al suolo per non cadere. Era stata fantastica la reazione di quei bambini, molto da film horror comico.
Bob rise di più guardando la mia di reazione, e nel frattempo che noi stavamo fermi il nostro gruppo ci aveva già raggiunti.
«Che cazzo avete fatto?!» Chiese mio fratello ridendo, «Poveri bambini» indicò il gruppo di bambini che si erano finalmente fermati e adesso stavano guardando noi in modo terrorizzato. Probabilmente avevano capito che non eravamo serial killer, ma avevano comunque paura di noi.
Mi rimisi in piedi e notai Frank avere un sorriso sul volto, segno che si era messo a ridere anche lui. Era affianco a mio fratello, molto vicino, probabilmente stavano parlando.Due orette dopo, progettammo di visitare una casa abbandonata, nascosta dalla piazza del paese e dalle persone che si aggiravano lì intorno.
Classica cosa da fare ad Halloween, pensai, ma non immaginavo che mi sarei divertito così tanto.
La casa sembrava realmente infestata, per quanti rumori si sentivano e per tutti i topi che avevo contato correre fuori dalle finestre o entrare da sotto alle porte.
In un certo punto della serata, rimasi solo con Iero.
Bob era uscito a fumare qualcosa con Brendon, Ray e Mikey erano al piano di sotto a mangiare schifezze sul divano impolverato. Io e Frank andammo a vedere il piano di sopra, e ci trovammo qualcosa di interessante.
Anzi, io trovai qualcosa di interessante, perché Iero si terrorizzò.
Presi una scatola dal comodino della camera da letto; era un carillon, e lo capivo solamente dal suo aspetto esteriore, senza aprirlo. Uscii dalla stanza e cercai Iero, che era in un'altra camera ma più piccola. Probabilmente di un bambino.
«Ehi, Frank»
Lui si girò, guardandomi in modo interrogativo. A quel punto mi avvicinai di scatto a lui e aprii la scatola, dalla quale uscì una melodia perfettamente inquietante per l'atmosfera.
Iero arretrò spaventato, e io scoppiai a ridere.
«Dai, è carina» Richiusi il carillon e lo riposi sul grande mobile appoggiato alla parete celeste sporco della stanza.
«Ma vaffanculo» Borbottò Iero, sedendosi su una sedia al centro della stanza, che scricchiolò.
Mi girai all'improvviso, con la bocca aperta.
«Attento» Indicai sotto di lui e Frank, veloce, si piegò a guardare sotto la sedia. Stette a guardare per qualche secondo, non capendo cosa ci fosse di strano, poi capì invece che era un altro scherzo.
«Way» Iniziò, sbuffando una risata prima di continuare, «Smettila di fare il coglione»
Il suo telefono squillò subito dopo, e allora lui rispose alla chiamata.
«Ciao... Oh, sì, grazie».
Restai a osservarlo, lui guardava fisso verso il basso e giocava con i fili penzolanti da uno strappo dei suoi jeans.
«Un regalo? Ma no, non dovevi» Ridacchiò in modo imbarazzato. Non sapevo di cosa stessero parlando Iero e la persona dall'altro lato, ma sorrisi alla visione di Frank che rideva. Subito dopo scossi la testa.
Menomale che non mi aveva notato. Avrei voluto tanto prendermi a sberle.
Chiusa la chiamata, Frank mi guardò, e così io rialzai lo sguardo. Mi sedetti sul piccolo letto e, sporgendomi dalla sbarra di ferro che seguiva il materasso, guardai Iero.
«Regalo?»
«Uhm... sì, oggi faccio gli anni.»
«Oh- » Molto sorpreso, schiusi la bocca, e poi accennai un sorriso. «Beh, auguri allora» Dissi, rimanendo poi là fermo, con Frank che mi guardava e non diceva nè faceva nulla. Dopo qualche secondo iniziai a sentirmi a disagio, così mi voltai dall'altro lato in modo indifferente. Sentii però subito dopo la sedia cigolare, e Frank Iero mi stava davanti, una mano appoggiata al materasso e proteso verso di me vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi.
Io lo guardai in modo confuso, e le mie guance erano già pronte a colorarsi in una frazione di secondo al prossimo passo di Iero.
L'unica cosa che fece Iero però fu sedersi accanto a me, portarsi le ginocchia al petto e nasconderci dentro il viso.
Corrugai la fronte, molto più confuso.
«Che ti è preso?»
Mugulò qualcosa in risposta, e ovviamente io non capii. Cercai di alzargli la testa ma ce l'aveva proprio tosta. Allora risi, e lui alzò il capo per guardarmi.
Continuai a ridere per pochi secondi, dopo rimasi col sorriso sulle labbra e lo guardavo. Ci guardavamo.
«Quanti anni hai?» Chiesi, guardandogli le labbra. Un po' distratto forse. E forse Frank se ne accorse.
«Cosa?» Mi chiese lui, avvicinandosi a me, il suo viso al mio e le labbra anche. Sentivo ormai il respiro uscirgli dalla bocca, finire sulle mie labbra. Di nuovo quell'odore di menta e sigaretta. Inebriante. Però non dovevo reagire così, o Frank avrebbe capito che mi piaceva sul serio.
Così quando feci per allontanarmi e andare un po' indietro, Frank si rimise davanti a me e mettendomi una mano dietro la nuca, mi spinse sulle sue labbra. Poco delicato.
Restò così per un paio di secondi, finché io non schiusi le labbra per permettergli di baciarmi. Allora avuto quel permesso si prese anche quello di infilarmi la lingua in bocca, e io, un po' titubante, ricambiai.
La sua mano finì tra i miei capelli, li accarezzò e li tirò leggermente. Sospirai nella sua bocca, gli morsi il labbro inferiore, lui sorrise contro le mie labbra.
Era così bello. Il mio corpo tremava dentro, per colpa di tutte le emozioni che scontrandosi si erano mischiate tra loro, si erano sciolte. Ero teso, perché volevo dedicarmi totalmente a quel piacere, ma le mie orecchie e il cervello mi tenevano allarmato. Qualcuno poteva entrare nella stanza, d'altronde aperta, e sarebbe stato troppo imbarazzante.
Frank mise l'altra mano sul mio fianco e lo strinse appena, dopo si piegò su di me con l'intento di farmi stendere sul materasso, ma io lo bloccai. Interruppi il bacio accennando una risata, e nel mentre riprendevo fiato.
Iero mi guardò stranito, aspettando in quella posizione molto... qualcosa. Era sopra di me, le sue gambe tra le mie, la sua faccia a pochi centimetri dalla mia. La sua mano ancora dietro i miei capelli e l'altra sul mio fianco.
«Ehi Iero-» Feci per dire qualcosa di ironico sul fatto che quello che stavamo facendo in quel luogo era un po' ambiguo, però sentii le scale scricchiolare e un paio di voci soffuse nel corridoio.
«Cazzo» Sussurrai accennando un sorriso divertito.
Frank si spostò subito da me, alzandosi dal letto e io, facendo lo stesso, mi nascosi dietro il letto, sedendomi sul pavimento.
Frank mi seguii, mettendosi una mano in faccia per nascondere una risata. Io lo guardai e così risi silenziosamente.
«Shh» Mi disse lui, così io mi presi la briga di mettere le labbra sulle sue e una mano sul suo viso. Lo girai meglio verso di me, e iniziai a baciarlo.
Volevo metterlo in difficoltà, giocando, giusto perché sapevo che fuori dalla porta c'erano i miei amici e se ci avrebbero visto così sarebbe stato molto inconveniente.
Iero però ricambiò il bacio. Non me lo aspettavo, però sentivo che era abbastanza teso. Ridacchiai appena mentre lo baciavo e con una mano andai ad accarezzargli il petto.
Frank capì che lo stavo facendo di proposito, e lo sentii fremere leggermente quanto lo toccai, così prese a mordermi insistentemente il labbro inferiore.
Forse me lo lacerò, perché sentii bruciare sotto i suoi denti, ma non mi importava. Assolutamente non mi importava.
Dopo la porta si aprì, e io, lentamente, mi staccai dalle labbra di Iero.
«Shh» Feci questa volta io, nascosto nell'ombra, e vidi Frank annuire con un sorriso complice.
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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanfictionMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...