Capitolo 17

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Siamo arrivati in spiaggia, non ci sono tante persone, oggi la giornata è cupa quindi è comprensibile. Mi siedo e poso Leo affianco a me aprendogli il trasportino. Alex si siede affianco a me, da quando ha fatto partire la musica nessuno dei due ha più parlato.
Osservo il mare e cerco di rilassarmi ma è difficile. Sentire mia madre parlare così mi ferisce sempre di più, non riesco a fregarmene.
Ed eccomi di nuovo qua in riva al mare. Un altro crollo è arrivato, speravo passasse più tempo ma no, ecco che tutto è tornato. Le persone continuano a giudicarmi senza sapere compresa mia madre e sapevo benissimo che appena avessi mostrato a loro la mia parte più fragile sarebbe successo questo. Non sono mai stata quella simpatica e socievole, sono stata sempre classificata come la triste e asociale della situazione. Anche mia madre ha difficoltà ad accettarmi, se è difficile per un genitore che ti ha dato la vita figuriamoci per il resto del mondo. Già...le persone nemmeno sanno cosa tutto ho dentro eppure continuano a parlare e straparlare. Mi sento sola, isolata dal mondo e penso che i miei pensieri ormai mi intrappolino in un circolo vizioso pericoloso.
Mi sento strattonare e torno alla realtà «Tutto ok?» domanda Alex preoccupato «Si, stavo solo pensando» rispondo «A Leo piace il mare» dice sorridendo «L'ho abituato fin da piccolo a restare qui con me» spiego senza volarmi, lo osservo solo con la coda dell'occhio.
«Cosa è successo con tua mamma?» domanda curioso «Quello che succede sempre da anni, non gli vado bene ed è sempre colpa mia» rispondo fredda «Non può essere così cattiva, però probabilmente non ti capisce» dice «Togli il probabilmente, per lei ora sono sola una pazza» dico sbuffando «Provare a fare amicizia?» domanda titubante, scuoto la testa senza aggiungere nulla «Perché?» domanda «Ho avuto degli amici. Io facevo di tutto per loro, ero la loro ombra, ero quella che gli ascoltava sempre e che cercava di risolvere i loro problemi senza preoccuparmi dei miei.
Quando sono stata male nessuno c'era, per una volta che ho pensato a me sono stata classificata pazza, falsa, stronza.  Mi hanno definito la persona più cattiva al mondo e che infondo il male che avevo me lo meritavo.
Come faccio a fidarmi nuovamente? È bastato così poco per capire che ero solo una convenienza.» spiego ma la mia voce inizia a tremare un po'. Non riesco ad aprirmi, sono chiusa in una gabbia. Alex mi ispira fiducia ma allo stesso tempo ho paura di sbagliarmi.
«Perché continui a torturarti? Puoi essere felice sai?» sbuffa «Sono al limite capisci? Ho una paura tremenda di essere felice anzi, ne sono terrorizzata. Lo sai perché? Perché ogni volta che mi sono sentita, anche per un solo secondo, felice qualcuno è venuto a rovinare quella felicità. La felicità è momentanea ed io non ho più le forze di combattere per ottenerla solo per qualche istante» gli urlo contro, rimane spiazzato e non aggiunge nulla. Perfetto, ora ho bisogno di andare via. Chiudo il trasportino di Leo e mi alzo andando via.
«Dove vai?» domanda Alex «Lontano» rispondo continuando a camminare. Sento Alex seguirmi anche se non dice nulla, forse è meglio così, è meglio tenerlo lontano da me e dai miei casini. Sorpasso la sua auto ma mi sento afferrare al polso «Aspetta cazzo!» sbotta, mi volto a guardarlo e dalla sua espressione si percepisce quanto è arrabbiato.
«Mi potresti lasciare?» domando sussurrando «Sali in auto» dice serio «Non ho bisogno della scorta cammino tranquillamente a piedi» dico sbuffando «Non fare la bambina, sali in auto più tardi fa freddo» dice lasciandomi il polso.
Salgo in auto dubbiosa «Possiamo riportare Leo?» domando a voce bassa «Certo, e smettila di parlare a bassa voce. Sono io, non sono un mostro senza sentimenti.» risponde sbuffando.
Sono davanti a casa mia, scendo dall'auto raggiungendo la porta d'ingresso. Apro la porta e vedo subito mia madre che mi guarda senza dire una parola, poso Leo e lo libero dal trasportino «Lascialo tranquillo» dico «Sai già che lo tratto bene, non preoccuparti tesoro» mi sorride dolcemente, forse si sente in colpa.
Saluto Leo ed esco, raggiungo Alex salendo nuovamente in auto.
«Ti porto a casa mia» mi informa, annuisco nonostante a me non stia bene. Ma forse per superare le mie paure devo rischiare, anche se rischio di sprofondare sempre più giù.
«Impara a scioglierti da tutte quelle paure che ti tengono ancorata all'infelicità» sussurra all'improvviso «Fosse facile» rispondo, si volta a guardarmi e mi sorride.
Arriviamo davanti ad un palazzo e Alex parcheggia «Siamo arrivati» dice scendendo dall'auto. Faccio lo stesso anche se mi sta salendo un'ansia assurda, odio queste situazioni. Alex mi prende per mano ed entriamo dentro il palazzo, facciamo qualche rampa di scale e ci fermiamo davanti ad una porta. Alex la apre e mi fa cenno di entrare «Benvenuta nella mia dimora» dice ridacchiando «È carina» dico guardandomi intorno «Per me si» risponde abbracciandomi. Cerco di scansarmi ma mi tiene ferma, mi fa voltare verso di lui e mi bacia. Non riesco a non ricambiare il bacio, perché quando mi bacia mi sento sopra le nuvole. Si stacca da me e mi guarda negli occhi «Fai tanto la cazzuta ma in realtà tua affezioni» sussurra sorridendo. Ha ragione, è esattamente così.

Spazio personale:

Ehii🌺 finalmente aggiorno nuovamente, scusate il ritardo

Come state? Tutto bene?😊

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Vi tengo aggiornati sulle storie e chiacchieriamo se si va di seguirmi pure li 😊🖤

A presto 🖤🌺

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