16. Stavo iniziando ad essere psicopatica

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▶️ Peter Pan - Ultimo

Ti prendo,
Siamo parte del mare.

Sento gli occhi pesanti, la bocca asciutta e il corpo addormentato. Sto sudando freddo, ma ho il corpo accaldato.

Kendall è di fronte a me, e posso leggere nei suoi occhi la preoccupazione che sta provando. L'ultimo attacco epilettico è stato tre anni fa, quando avevo deciso di andare a trovare mia madre, immersa in uno dei cimiteri più conosciuto del Messico.

Cerco di parlare, ma quello che riesco a fare è pari a zero. Non riesco neanche a socchiudere le labbra, sembrano attaccate fra loro.

Cerco di mettere a fuoco le persone che mi circondando, ma vedo solamente dei visi sfocati, sommati a movimenti strani del loro corpo.

Provo a tirarmi a sedere, ma Kendall me lo vieta poggiando una mano sul mio ventre. "Stai ferma, Adelaide."

La sua voce mi arriva lontana, come se distasse chilometri da me, quando è a pochi centimetri di distanza.

Passa ancora qualche minuto, fin quando non riesco - finalmente - a leccare le labbra.
Prendo un respiro profondo, poggiando una mano su quella di Kendall.

"Sto bene." Sussurro, ma sento la gola incredibilmente asciutta. Ho bisogno di acqua.

"Hai sete?" Domanda Kendall, come se mi avesse letto la mente.

Annuisco semplicemente, mentre mi aiuta a mettermi seduta. Fruga nel suo zaino, e mi aiuta a prendere qualche sorso di acqua.

Mi guardo intorno notando tutte le persone che mi stanno guardando come se fossi un alieno. Li guardo male, fulminandole con lo sguardo.

"Cosa c'è da guardare?" Sbraito irritata.

Odiavo quando le persone guardavano quanto, in realtà, potessi essere debole. Ero per tutti Adelaide, la ragazza dalla lingua lunga, che adorava i guai e le testate.

E poi, ancora una volta, come se il mio sguardo fosse calamitato da qualcosa, incastro i miei occhi nei suoi.

Mi osserva in silenzio, con le labbra serrate e un cipiglio di preoccupazione sul volto. Ha le sopracciglia aggrottate, le mani lungo i fianchi, mentre noto la postura terribilmente rigida, e posso giurare di aver letto nei suoi che stesse cercando di lottare contro qualcosa.

"È durato poco." Mi sussurra all'orecchio Kendall, accarezzandomi la schiena.

Annuisco distratta, alzandomi. Guardo Karen, che ha le lacrime agli occhi. Le sorrido per farle capire che era tutto apposto, ma sembra non credermi.

In realtà, nulla era apposto. Alison sapeva, e non ci avrebbe pensato due volte a spifferare quel segreto che mi portavo dietro da anni.
Non mi vergognavo del mio passato, no, ma mi aveva già causato tanto male.
Volevo che restasse nel passato, mi bastavano i segni sul corpo a ricordarmi tutto.

Stringo la cinghia dello zaino, camminando verso Karen.

"Andiamo?" Le domando, facendole segno col capo.

Le inizia a tremare il labbro inferiore, e nel giro di pochi secondi me la ritrovo addosso, a stringermi in un abbraccio. "Non farlo di nuovo." Sussurra con voce incrinata. "Mi hai fatto spaventare a morte."

Ridacchio leggermente, stringendola a me. "Sai che non era mia intenzione."

Si stacca da me guardandomi male, mollandomi poi un leggero schiaffo sulla nuca.

MANTIENI IL SILENZIO - Non avere pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora