29. Ero preso dal momento

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▶️ James Arthur - Falling Like The Stars

Con te sono salvo,
stiamo cadendo come
stelle, innamorandoci.

Aprire gli occhi ed essere accecata dalla luce del sole non era mai stato il mio risveglio preferito.
Mi ritrovo a stropicciarmi gli occhi, mentre uno sbadiglio si fa spazio all'interno del mio corpo.

Delle fitte alla testa mi fanno venire voglia di sbatterla contro un muro, così il dolore me lo procurerei da sola.

Kendall, da ieri sera, non fa altro se non cercare di parlarmi e chiarire la situazione, ma sono ancora troppo scossa e nervosa per poterlo anche solo vederlo in viso.

Ed è proprio per questo che non voglio nemmeno uscire dal letto, per scendere a fare una colazione in famiglia come se non fosse successo nulla.
Eppure devo alzarmi, prepararmi e andare a scuola, e non so quale divinità ringraziare visto che andrò con Denver, piuttosto che con Kendall.

Sono sicura non avrei resisto più di cinque minuti chiusa in quella macchina con lui.

Socchiudo gli occhi per il fastidio che la luce mi sta procurando mentre mi alzo, fanculo la finestra e me che non ho chiuso le tende, ieri sera!

Sciacquo il viso con acqua fredda e applico la solita crema adatta alla mia pelle secca, e se non fosse per lei, probabilmente avrei sempre la faccia rossa e screpolata.
Lego i capelli in una coda alta in modo ordinato e applico un po' di trucco, quanto per nascondere la faccia da brutta addormentata che, puntualmente, ogni mattina, mi ritrovo.

Mezz'ora dopo sono seduta a gambe incrociate sul letto, in attesa dell'arrivo di Denver.
Non ho intenzione di fare colazione con la mia famiglia, e come se lo avessi nominato, il mio telefono inizia a squillare, mostrando il nome MiErizo.

«Pronto?», sbadiglio, portandomi una mano sulle labbra, nonostante fossi sola in camera.

«Sono sotto, scendi?», la sua voce mi riempie il cuore, facendo nascere un meccanismo automatico, e le mie labbra si incurvano in un sorriso, emozionata di vederlo.

«Arrivo.», riattacco, mettendo lo zaino in spalla.

Faccio scattare la serratura, richiudendomi la porta alle spalle.
Scendo le scale di corsa, facendo attenzione a non inciampare.

Attraverso il corridoio in fretta nella speranza di non essere vista o di venire ignorata, ma non appena la sua voce arriva nel mio campo uditivo ho solo voglia di spaccarmi la testa contro un muro.

«Non fai colazione?», la voce di mio padre risulta chiara e calma, mentre sorseggia il suo caffè latte e mi scruta da sotto gli occhiali quadrati, che usa ogni mattina per leggere meglio il giornale.

«Non ho fame, e poi mi stanno aspettando.», taglio corto dando loro le spalle, ma la voce di mia madre mi fa sbuffare, facendomi rivolgere lo sguardo, nuovamente, su di loro.

«Non vai a scuola con Kendall?», nego con la testa pronta ad andarmene, ma, ovviamente, non mi è concesso.

«Con chi vai?», domanda l'interessato, socchiudendo gli occhi mentre mi scruta.

«Con Denver.», mi stringo nelle spalle annoiata, e socchiudo le labbra quando mio padre si affoga con la propria bevanda, sputacchiandone alcuna sul giornale.

«Con chi?», urla rosso in viso, scattando in piedi.

«Con Denver.», ripeto nuovamente, calma.

Non ha senso farmi prendere dal panico, spaventarmi o altre cose inutili, non capirebbero ugualmente.
Di fondo quasi nessun genitore comprende a pieno il figlio, ormai.

MANTIENI IL SILENZIO - Non avere pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora