27. Solo le briciole

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▶️ Dermot Kennedy - Outnumbered

Vedo tutto quello
che puoi essere.

Per quanto mi stessi impegnando emotivamente a sembrare normale, a comportarmi come sempre e tenere costante un sorriso sulle labbra, in questo momento, seduta in gelateria con Alex, mi risulta tutto molto difficile.

Per quanto mi stessi impegnando a colmare tutti i miei vuoti con il mio cono alla fragola, non ci stavo riuscendo.
E la cosa mi preoccupava.
Il cibo mi faceva tornare in vita, solare e mi faceva dimenticare tutti i mali.

Però, come una se fosse stregoneria, non riuscivo a togliermi dalla mente le parole che avevo sentito da Karen e Kendall.
Mi era rimasto tutto inciso, e probabilmente avrei fatto fatica anche a rimuoverlo.

Cosa dovrei scoprire, poi?
Puntualmente, quando una cosa si aggiustava per interno nella mia vita, lentamente iniziava a sgretolarsi, lasciando solo le briciole.
Mi capitava spesso di pensare che fossi stata maledetta, visto che niente andava per il verso giusto.

La tranquillità nella mia vita era rara e, se arrivava, andava via molto velocemente.
Non capivo il perché, il come o il quando, ma l'unico a tranquillizzarmi e a rendermi leggera come una piuma, in grado di toccare il cielo era solo lui; quel ragazzo dagli occhi e i capelli scuri.

Denver sembrava tanto sicuro e pieno di sé, così all'apparenza tranquillo ma con lo sguardo e l'anima tormentata.
Non riuscivo a non pensarlo costantemente, a sentire i battiti del mio cuore aumentare in sua presenza, a ignorare quelle sensazioni così strane ma piacevoli che riusciva a darmi, senza neanche doversi sforzare.

Era tutto così automatico e meccanico che stentavo a crederci, in realtà.

«Quando ti deciderai a parlare?», Alex mi studia da sotto le ciglia lunghe, prendendo un altro sorso del suo frappé al cioccolato.

Sin da bambini, alle elementari, non faceva altro che mangiare il gelato al cioccolato. Che fosse inverno o estate, autunno o primavera, ogni domenica pomeriggio, alla solita gelateria, beveva il suo frappé o mangiava il suo cono, al cioccolato.

«Cosa dovrei dirti?», tento di nascondere una nota di ansia nella mia voce, anche se invano. Alex, infatti, inarca un sopracciglio e appoggia la schiena allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto.

Per quanto fossi partita in quinta per raccontargli tutto e cercare il parere di un amico che, al momento, sembrava il più sincero, adesso titubavo anche a fidarmi di me stessa.

Un altro dei miei mille difetti era quello di essere troppo impulsiva e non ragionare molto prima di agire, e molte mi ritrovavo pentita e amareggiata al riscontro delle conseguenze.

«Suppongo che non siamo usciti per guardarci in faccia.», ci scherza su, rivolgendomi un sorriso sghembo.

«Potrebbe, come non potrebbe essere.», mi stringo nelle spalle, mangiando il mio gelato.

«Dovremmo smetterla di mangiare gelato anche in autunno, mi si sono congelate le cervella.», stringe gli occhi dal fastidio, massaggiandosi le tempie.

«Ti si congelano anche in piena estate.», rido al ricordo di quando, in una gelateria in centro, in pieno luglio, gli si erano congelate le cervella mentre consumava il suo cono al cioccolato, e aveva iniziato a strizzare gli occhi e saltellare sul posto, sussurrando parole quasi incomprensibili; probabilmente insulti. Aveva fatto rivolgere tutti gli sguardi in nostra direzione, e nessuno, nemmeno io, era riuscito a trattenere le risate.

MANTIENI IL SILENZIO - Non avere pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora