23. Ti sembro una morta di cazzo?

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▶️ Sam Smith - Stay with me

Perché tu sei tutto
ciò di cui ho bisogno.

Un sorriso spontaneo appare sul mio viso non appena i miei occhi scorgono la figura di Denver.

Se ne stava appoggiato alla sua moto come al solito, un jeans chiaro gli fasciava le gambe e una maglia bianca sembrava volesse scoppiare sopra il suo corpo possente.
Teneva il casco nero ancorato ad un braccio, mentre lo sguardo era fisso sul suo telefono.

Era incredibile quanto il mio cuore potesse iniziare a produrre battiti in più quando Denver era nei paraggi.
Non sapevo come avesse fatto a prendersi, lentamente, ogni pezzo di me stessa.
Ma infondo, anche io avevo fatto lo stesso. Ne era stata la prova quando mi aveva detto le due paroline magiche.

Alza lo sguardo su di me rivolgendomi un sorriso dolce, mentre mi avvicino con il petto in fiamme. Dio mio, ero così ridicola.

Gli getto le braccia al collo attirandolo a me, facendo scontrare le nostre labbra in un semplice bacio a stampo.
Mi allontano leggermente dal suo viso sorridendo, mentre continua a tenermi saldamente la vita, come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro.

E Dio mio, era una cosa così carina.
Mi perdevo ogni volta nei suoi occhioni scuri, che attraevano completamente i miei, in un modo che non riuscivo a spiegarmi.

"Pensavo non ti facessi più viva." Sussurra, accarezzandomi lentamente la schiena con una mano.

"Speravi in un rifiuto, Mitchell?" Lo stuzzico, accarezzando il retro della sua nuca con i polpastrelli delle dita delle mie mani.

"In realtà, speravo in qualcos'altro." Sorride malizioso, inclinando la testa di lato. "Tipo trovarti in intimo sul mio letto, pronta a rendermi completamente tuo, più di quanto non lo sia già. O magari a farti torturare lentamente e dolcemente..."

Sposta le mani sul mio fondoschiena stringendolo, mentre sento le guance andare in fiamme. Non avrei mai capito come facesse a dire questo tipo di cose con una calma così spiazzante.

"Sei uno stupido." Borbotto imbarazzata, distogliendo il mio sguardo dal suo.

La sua risata echeggia nello spazio aperto in cui ci trovavamo, mentre mi stringe in un abbraccio. Appoggio il mento sulla sua spalla, accarezzando il suo collo con movimenti lenti e dolci.

"Scherzavo, piccola."

Restiamo fermi in quella posizione per alcuni secondi o minuti, mentre il suo profumo forte e mascholino mi riempiva le narici, le sue mani accarezzavano i miei fianchi e il suo respiro regolare mi accarezzava il collo.
Chiamarmi piccola era diventata praticamente un'abitudine, e mi piaceva da impazzire.

Avevo sempre odiato ogni tipo di nomignoli, ma, se era lui a darmeli, mi facevano andare fuori di testa.
Forse era qualche effetto negativo dell'essere presa mentalmente e fisicamente da un ragazzo non accennato nella lista delle avvertenze.

Denver mi porge il casco che allaccio senza difficoltà, prendendo posto dietro di lui. "Dove andiamo?" Chiesi, mentre faceva ruggire il motore della sua moto.

"È una sorpresa."

Mi strinsi a lui mentre il paesaggio circostante scorreva ad una velocità impressionante sotto il mio sguardo attento, il vento mi scompigliava i capelli.

Mi persi, ancora una volta, nei miei pensieri. Mi capitava spesso di pensare a come sarebbe stata adesso la mia vita se mia madre fosse viva, se io fossi ancora Diana López, se abitassi ancora in Messico.
Mi chiedevo spesso perché non fossi stata affidata a Zia Margaret, perché ero stata affidata a due persone che, inizialmente, erano due sconosciuti.

MANTIENI IL SILENZIO - Non avere pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora