28. Come un vaso di vetro che tocca il suolo

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▶️ OneRepublic - Something I Need

In questo mondo
pieno di persone,
c'è ne una
che mi sta uccidendo.

«Dove sei stata?»

Lo osservo in silenzio, succube della noia.
Da quando avevo messo piede in casa non aveva fatto altro che essere appiccicoso come una cozza, ripetendo sempre la stessa domanda.

«In giro, te l'ho detto. Sono uscita con Alex.», sbuffo nuovamente, roteando gli occhi al cielo.

«Non puoi dirmi che esci con un semplice biglietto. E se ti succedesse qualcosa?», allarga le braccia in modo quasi teatrale, buttando la schiena avanti.

«Tuo fratello ha ragione, Adelaide.», annuisce mia madre sorridendo dolcemente, inclinando la testa verso sinistra.

Socchiudo le labbra, sotto shock.
Rivolgo lo sguardo su mio padre, che non aveva fatto altro che tenere la testa bassa e restare in silenzio.
Incastra i suoi occhi nei miei, abbassando gli angoli della bocca e stringendosi nelle spalle in risposta.

«Oh, andiamo!», rido istericamente, grattandomi il capo. «Cos'è tutto questo attaccamento morboso? Non siete mai stati così assillanti!», quasi urlo, nervosa.

Non capivo perché avessero questo comportamento così attaccato alla mia figura, mi avevano lasciato sempre le mie libertà, soprattutto quando uscivo con gli amici di una vita.
Mai mi avevano ribadito che non potessi fare qualcosa, mi lasciavano sempre fare tutto, nei limiti concessi.

Mia madre, in silenzio, volge lo sguardo su mio fratello, scambiandosi un'occhiata di allarme.

«Insomma, che sta succedendo?», sospiro rumorosamente, alzando le braccia in alto.

Avevo le orecchie che fischiavano per via del nervoso, gli occhi, probabilmente, iniettati di sangue e la gola serrata per la voglia di piangere che stavo covando dentro di me.
Né mia madre, né Kendall parlano, ed è mio padre, a prendere la parola.

«So che può sembrarti strano, bambina mia, ma al momento vogliamo essere solo essere sicuri che tu stia bene.»

«Credo di meritare delle spiegazioni.», lo fulmino con lo sguardo, pentendomi subito dopo.

Di fondo loro non avevano torto nel volermi difendere da qualcosa, ma da cosa, di preciso?
Se avessi avuto anche un accenno di spiegazione tutto risulterebbe più semplice, io non sarei con i nervi a fior di pelle e non saremmo riuniti qui, intorno al tavolo della cucina, a discutere.

«Non è nulla di grave, ma il tuo bene viene prima di ogni cosa,», sorride mia madre, strizzando gli occhi. «Ti vogliamo bene come fossi nostra figlia, non vogliamo ti succeda qualcosa.»

«Stano cielo...», mormoro. «State dicendo cose assurde. Io mi considero vostra figlia, ma non avete mai avuto questo attaccamento nei miei confronti; non così, almeno. Potrei sapere cosa sta succedendo, gentilmente?», urlo nervosamente l'ultima parte del discorso, spalancando gli occhi.

«Basati sulle cose che sai, tesoro.» 

Osservo mia madre, in silenzio, arrabbiata. Non ho mai amato che mi venga imposto qualcosa, non se non ricevo spiegazioni.

Vivo con loro da quando sono una bambina, da più di dieci anni, cosa gli costa farmi presente cosa sta succedendo?
Escludendo il fatto che mi stiano mettendo paura, stavano facendo nascere in me della rabbia incredibile, che mai avevo sentito incisa nella pelle, presente nella mente e pesante sul cuore.

«Ve lo sto chiedendo per favore, por Dios. Mi state trasmettendo ansia e non sopporto non sapere le cose. Odio quando mi viene imposto qualcosa, e lo sapete bene.», spiego apparentemente calma, anche se, dentro, mi sento morire.

MANTIENI IL SILENZIO - Non avere pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora