-...Infine voglio ringraziarvi per aver trovato il tempo di aprire questo file e di esservi aperti anche con me, anche se non mi avete creduto fino in fondo. Non era necessario che lo faceste - davvero, non avreste dovuto. Il vostro supporto mi ha permesso di andare avanti e ora sono finalmente libero.
a̯̙̦͙͖̩͉ͨ͒̂̀
Grazie ancora,
Jadusable...-
L'ultimo fail inviato che segnava per sempre il suo grande giorno: il giorno in cui ha riavuto la sua libertà. Era sicuro di aver lasciato tutti sbigottiti e confusi con queste ultime righe dove parlava chiaro, senza immedesimarsi in Jadusable o nel compagno di stanza che si era inventato per ingannare tutti quanti. Aveva aspettato quel giorno da più di otto anni, da quel fativico giorno in cui perse la vita. Da dentro lo schermo, poteva vedere la stanza del ragazzo e ammirare la luna dalla sua finestra. Lo aveva seguito fino a casa sua, dentro il suo computer, dopo essersi "sbloccato" dopo quell'ultimo fail scaricato da così tante persone.
Provava gioia in quel momento. Gioia e orgoglio per se stesso, aveva fatto qualcosa di davvero... Incredibile. Lui, l'unico cyberghost esistente sul pianeta, o meglio, l'unico per quello che ne sapeva lui, è riuscito a liberarsi completamente da solo, usando l'astuzia, l'ingegno e tutte le sue forse e conoscenze nel campo informatico che sembravano essere una parte di lui. Sapeva che, agendo così, avrebbe per sempre segnato la povera mente fragile del ragazzo, ma non poteva fare altrimenti. Qui si trattava di scegliere fra la propria vita e quella di quel ragazzo e la scelta non è stata difficile da prendere.
Ma adesso non contava più niente per Ben, l'unica cosa che voleva fare era vendicarsi. Prese a raccolta tutto il suo coraggio e allungò il braccio verso lo schermo, passandoci attraverso con esso. Appoggiò la mano sulla tastiera, facendo un balzo veloce e uscendo dallo schermo per metà corpo. Si sentiva esausto, quel gesto gli stava costando tante energie e aveva la vista appannata, ma non poteva mollare, non ora. Con un ultimo, disperato tentativo, uscì completamente dallo schermo e cadde sul freddo pavimento, con un forte tonfo.
Aveva passato così tanto tempo rinchiuso lì dentro che non si ricordava più com'era mangiare del cibo o bere un semplice bicchiere d'acqua. La sensazione di sentire il vento sulla pelle che ti smuove i peletti bianchi presenti su tutta la superficie del corpo e che ti rinfresca era ormai scomparsa, il ricordo di sentire il calore emanato dal Sole ormai sfumato. Ben si alzò da terra, con le gambe tremanti, cercando di abituarsi alle proprie gambe come se stesse, per la seconda volta, imparando a camminare. Trattenne un urlo d'emozione, avvertendo la sensazione della leggera aria che sbatte sulla pelle quando ti muovi. Si mise a muovere ogni parte di sé in una danza lenta, godendosi quel momento gioioso nel riuscire ad avvertire di nuovo, dopo lunghi anni, i suoi gli arti e il suo stesso corpo. Una cosa così piccola e insignificante, come il poter camminare e alzare le braccia verso l'alto, stavano riempiendo di gioia il petto del ragazzo che, da tanto, troppo tempo, era rimasto imprigionato in quella prigione, separato dal mondo, da tutto ciò che amava.
La sua pelle era pallida, cadaverica, e i capelli biondi danzavano insieme a lui ad ogni movimento che faceva col proprio corpo che non era suo, ma che ora gli apparteneva.
Per fortuna la famiglia di Jadusable era andata a vedersi un film al cinema, così aveva sentito dire dal padre del ragazzo, mentre quest'ultimo era chissà dove. Ben si girò verso la finestra aperta presente nella stanza, col fiatone, venendo illuminato sul viso dalla luce lunare. Non riusciva ancora a crederci che era finalmente libero. Iniziò a ridere con la sua voce sdoppiata ed elettronica, allungando una mano verso l'alto, come se fosse sul punto di prendere la luna con una mano. Più rideva, più la sua voce si adattava all'esterno, ottenendo un tono più umano. Era poco acuta, esattamente come il normale tono di voce che dovrebbe possedere un ragazzo di dodici anni.
Si mise seduto e si voltò verso l'enorme specchio che Jadusable possedeva, accostato contro il muro. Vide il suo viso con gli stessi tratti che possedeva lo stesso giorno in cui morì, i suoi capelli lunghi fino alle spalle completamente spettinati e pieni di nodi e i suoi occhi neri, con la pupilla di colore rosso fuoco. Si alzò con fatica e camminò verso lo specchio, smettendo di ridere ma non di sorridere. Si scrutò attentamente, sottigliando gli occhi a due piccole fessure minacciose.
<<Finalmente sono fuori, vecchio mio>> Sussurrò, prendendo lo specchio e lanciandolo con forza contro la parete opposta, proprio contro il computer da cui era appena uscito.Uscì dalla stanza e camminò verso un lungo corridoio, girando alla prima porta a destra ed entrando dentro la cucina. Frugò nei cassetti e trovò un grosso paia di forbici. Raccolse i suoi capelli in un pugno e li tagliò con esse, lasciando cadere a terra le grandi ciocche di capelli che si era appena tagliato. Continuò a tagliare e si fermò quando li vide abbastanza corti. Lasciò che il paia di forbici cadessero a terra e si scompigliò i capelli con la mano.
<<Credo che così possa bastare. Non sarò un parrucchiere, ma credo di non aver fatto un completo disastro, dal momento che non mi sono ferito come un imbecille>> Pensò. Si guardò in torno e addocchiò il frigo. Scattò verso di esso e lo aprì di colpo, facendolo sbattere contro la parete. La visione di fronte a lui quasi lo lasciò senza fiato: un intero frigo pieno di cibo di ogni genere, con carne, formaggi, verdura e addirittura un piatto di spaghetti al sugo, lasciato come avanzo. Afferrò il piatto con l'acquolina in bocca e si trattenne dal mangiarla direttamente con le mani e cercò una forchetta. Una volta trovata, non perse altro tempo e iniziò a mangiare velocemente, senza perdere tempo a riscaldarla. La finì dopo pochissimo e, nonostante la quantità della pietanza fosse abbondante, sentiva di non essere del tutto sazio, perciò proseguì a mangiare ancora.Più mangiava e più sentiva come se non fosse mai sazio. Decise di fermarsi, rendendosi conto di star divorando un pollo intero, e crudo. Si domandò se fosse normale sentirsi in quel modo, ma decise di non farsi troppe domande. Col cibo rimasto, decise di confezionarlo in contenitori di plastica trovati dentro dei cassetti e di farsi dei panini con il prosciutto. Tornò nella stanza del ragazzo e aprì l'armadio, trovando vari vestiti e uno zaino rovinato, con diverse cuciture su ogni lato. Lo prese e lo svuotò dalle cartacce che conteneva e ci mise dentro alcune magliette, dei pantaloni e qualche felpa, e con disgusto, anche dei calzini e boxer.
<<Carini i boxer dei lego...>> Commentò, iniziando a spogliarsi della tuta verde, togliendosi anche quel cappello che tanto detestava, vestendosi con un pantalone grigio e una felpa di colore viola scuro.Mentre si stava per avviare verso la cucina, si ricordò di un dettaglio alquanto sgradevole.
Non poteva andarsene senza riprendersi quella dannata cartuccia di Legend of Zelda.La prese e trattenne l'impulso di lanciarla fuori dalla finestra, e la mise in una tasca dello zaino. Riprese il tragitto verso la cucina e, dentro lo zaino, ci mise i contenitori di plastica. Lo chiuse e se lo caricò sulla spalla, stupendosi di quanto lo sentisse leggero, nonostante l'avesse riempito fino all'orlo di vestiti e cibo.
<<Okay. Ho il cibo e dei vestiti. Credo di avere tutto quello che mi serve>>
Uscì dalla cucina e ritornò nuovamente nella stanza del ragazzo, sorpassando il computer con lo schermo spaccato ma ancora funzionante, e andando verso la finestra. La spalancò e una ventata di aria fresca gli scompigliò i capelli che aveva sul viso, che venne illuminato dalla luce lunare. A Ben quasi venne da piangere di gioia a quella vista. Uscì dalla finestra e, con un piccolo balzo, uscì dalla finestra, saltando sull'albero che aveva vicino e scendendo a terra, da ramo a ramo.<<Finalmente libero>>
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《REVENGE》
FanfictionSolo oscurità fino a quel momento. Rinchiuso per anni dentro quel dannato gioco che odiava con tutto il cuore. All'inizio era un po' confuso, poi iniziò ad avere paura, terrore per quella situazione a lui sconosciuta fino a quel momento. Poi, second...