•Pietà•

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<<Adesso te lo ripeterò per l'ultima volta, e poi ti squarterò. Dimmi immediatamente come diavolo hai fatto a liberarti!>>
Urlò nuovamente Laughing Jack, ringhiando. Ben osservava ogni suo minimo movimento, come se lo stesse studiando. Il fuoco lo rallentava, ma a discapito di questo, era praticamente invincibile. Forte, veloce, feroce. Ogni suo punto di forza era insuperabile e Ben si sentiva una formica dinnanzi a lui. Il ragazzino si guardò intorno, alla ricerca di una via di fuga, ma non trovò niente. L'unica direzione era la strada su cui si trovava piazzato il clown, ch'era armato di un paia di pinze dall'aspetto affilato sulle punte e dal metallo sporco e arrugginito. Ben deglutì rumorosamente, con il respiro che si faceva sempre più veloce.
<<Ascolta, sono sicuro che a te non piace perdere tempo. Io non sono altro che un passante che non ha niente a che vedere con quel bastardo di Jeff e nemmeno con te. Me ne devo andare, ora. Devo proseguire con la mia questione anche a costo di passare sopra il tuo cadavere. Rendimi le cose più semplici e lasciami andare, così ci risparmieremo inutili spargimenti di sangue>> Propose Ben, con guardo alzato e deciso, freddo come il ghiaccio.

In tutta risposta, Laughing Jack scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con la mano libera.
<<Ma per chi mi hai preso, per uno stupido, per caso? Ti aspetti davvero che io ti lasci andare dopo che tu hai insinuato che io non fossi altro che un debole? Che teme un essere come Jeff!? Io non lascio mai vivere chi insinua cose sbagliate su di me>>
Disse Laughing Jack, sorridendo in modo malsano.
<<E quella carcassa che cammina? Lui lo hai risparmiato. Perché lui sì e io no? Lui ha detto cose anche peggiori su di te>> Ribatté il ragazzo, riferendosi a Jeff.
<<Lui è un essere senza speranza. Con lui sì che perderei tempo a torturare. Inoltre quell'umano ha già i giorni contati, visto che ci sono ben tre killer in cerca di vendetta e della sua testa, quindi morirà in ogni caso. Ma tu... Sei diverso. E non lo dico solo perché hai le orbite vuote, ma perché ho notato fin da subito che non eri un ragazzino stupido come tutti quelli che ho incontrato finora. Sei freddo, troppo freddo. Non provi paura e questo non va bene. Tutti devono temermi, tremare nel sentire pronunciare il mio nome>>
Disse, con tono carico di orgoglio per la propria persona. Ben si bloccò, ma non per il discorso in sè, ma per quello che aveva detto sui suoi occhi, e cioè che non li possedeva. Lo trovò assurdo visto che si era visto allo specchio e aveva visto le pupille di un rosso scarlatto. Con esitazione, avvicinò due dita alla sua orbita sinistra e le fece entrare lentamente, non sentendo l'occhio, ma sfiorando con i polpastrelli le pareti bagnate di sangue dell'orbita vuota.

Sgranò le palpebre e si guardò le dita impregnate di sangue estratte dall'orbita vuota. Laughing Jack lo guardò con sguardo confuso.
<<Ragazzino, ma che stai facendo? Mentre ti parlo ti ficchi le dita dentro le orbite?>>
Chiese, inarcando in sopracciglio.
<<Non ho gli occhi... Non ho... Gli occhi...>>
Sussurrò il ragazzino, osservando in modo quasi maniacale le sue dita.
<<No, ci dev'essere un errore. Io non... Non riesco a capire... Perché non ho gli occhi?>>
Continuò, sempre sussurrando. Laughing Jack lanciò per aria le pinze.
<<Cos'è, te ne sei accorto solo ora? Ti prego, dimmi che non hai i nervi andati e che non sei incapace di sentire dolore. Sarebbe troppo noioso se non provassi sofferenza>>
Ben non disse niente. Laughing Jack perse la pazienza e, con uno scatto, arrivò fino a lui e gli piazzò un forte pugno sulla guancia destra, facendolo cadere a terra con un forte tonfo. Ben si tenne la guancia, strozzando un urlo per il forte dolore con la bocca che gocciolava sangue, macchiando il pavimento. Laughing Jack rise di gusto, per poi tirargli un calcio sullo stomaco, facendolo ricadere di schiena. Ben tossì sangue, sputandolo in stile fontana e auto-macchiandosi il volto, già sporco precedentemente dal sangue secco di Laughing.
Gli afferrò il piede e alzò il tessuto del pantalone, mordendogli forte la caviglia. Jack ritirò con uno strattone il piede e Ben si rialzò di scatto, spingendolo per farlo cadere, caricandolo con il pugno infuocato e gli occhi fiammeggianti. Jack si tenne in equilibrio e gli servì un calcio in pieno petto, facendolo volare di schiena a terra, con un forte tonfo.

Ben si girò a pancia in giù e si trascinò molto lentamente lontano dal clown.
<<N...O... Non... P...osso... Morire di nuovo... N... Non voglio...>>
Biascicò, respirando con fatica. Il petto gli doleva, la parte della faccia colpita era orribilmente gonfia e viola e il suo stomaco andava a fuoco. Laughing Jack lo prese per i capelli e si mise sopra di lui, rigirandolo a pancia in su, tenendosi alzato da sopra il suo corpo tenendosi dritto con l'ausilio delle ginocchia. Afferrò il suo collo con la mano sinistra e strinse, iniziando a strozzarlo. Ben cercò di togliere la mano dal proprio collo, ma la sua presa era troppo salda per lui.
<<Ti ammazzo. Giuro... Ti ridurrò in cenere!>>
Sussurrò, con voce strozzata.
<<Sono appena rinato, non puoi già uccidermi! Ho un motivo per vivere e non posso morire finché non lo avrò portato a termine!>>
Disse, tutto d'un fiato, afferrando la sua mano con la propria infuocata, cercando di ustionarlo. Laughing Jack si preparò a rompergli l'osso del collo.
<<LASCIAMI>>
Urlò forte, con voce sdoppiata e con diverse tonalità, come se stessero gridando allo stesso tempo persone con una voce odiosamente acuta e con un tono di voce molto cupo e profondo, con le fiamme che crebbero fino a bruciargli tutto il braccio. Laughing Jack mollò la presa e Ben inarcò la schiena, spalancando la bocca per poter prendere un grande respiro. Una volta ripreso a respirare, tremando, continuò a guardare il clown dritto negli occhi.
<<Voglio vivere...>>
Disse, socchiudendo le palpebre, per poi far cadere di lato la testa e chiudendole del tutto. Ben svenne in quell'istante, sotto lo sguardo meravigliato e confuso di Laughing Jack.

L'entità cosmica avvicinò un artiglio al viso ferito e gonfio del ragazzo, senza premere ulteriormente sul livido di colore viola scuro. E così, dopo averci pensato, prese in braccio il corpo svenuto del ragazzo, facendogli appoggiare la testolina tra il braccio e il petto. Si teletrasportò in casa del ragazzo, dentro la sua stanza, e lo adagiò sul pavimento, per poi risparire di nuovo, ritornando al suo circo.
<<Questo ragazzino... >>
Sussurrò tra sé e sé.

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