ιиτяυѕο иєℓℓα иєϐϐια

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<<Oggi è proprio una bella giornata nuvolosa. Prevedo un acquazzone da paura>> Rise tra i baffi il clown dai colori spenti. Si guardò intorno da sopra la più grande montagna russa che possedeva nel suo parco dei divertimenti che lui stesso aveva fatto apparire coi suoi poteri, con l'aiuto del suo carillon anch'esso in bianco e nero come il suo proprietario, anche se a volte Jack si chiedeva s'era lui il suo proprietario o il contrario. Da quando Isaac, il precedente possessore della scatola, era deceduto, Jack non aveva più avuto altri possessori. Viveva per sé stesso, senza rendere conto a niente e a nessuno delle sue scelte e azioni. Essere un'entità cosmica di più di duecento anni aveva i suoi vantaggi, per esempio il non dover dipendere da qualcuno per vivere, come l'avere un lavoro per guadagnare denaro che avrebbe poi speso per del cibo, di cui non ha bisogno per vivere, un appartamento o una casa e altre stronzate inutili per il essere come lui. Trovava triste e patetica la vita che erano costretti a condurre gli esseri umani e li detestava solo per il loro essere in vita, fatta eccezione per alcuni casi che aveva incontrato girando per il mondo, con cui è riuscito addirittura ad avere uno strano rapporto di amicizia.

Ricordava in particolare un anziano di quasi ottant'anni ormai sul punto di morire, ma molto aggrappato alla propria vita. Viveva in Ucraina e passava il suo tempo ad annaffiare i fiori che lui stesso coltivava e a leggere la quantità immensa di libri che teneva nella sua stanza sfruttata come una piccola ma vera e propria biblioteca. Gli era entrato in casa per torturarlo, e quello, alla sua vista, non aveva battuto ciglio. Lo aveva addirittura invitato a sedersi per scambiare due chiacchiere. E lui, forse per provare l'esperienza di parlare con qualcuno di normale, anche se non molto dato che nessuna persona normale avrebbe reagito in quel modo alla sua vista, accettò l'invito e ancora adesso era contento di averlo fatto. Era un vecchietto che aveva combattuto nella prima guerra mondiale, dove perse il piede destro che venne sostituito da una protesi di legno dal color caramello. Era intelligente e aveva molto da raccontare e, forse consapevole che la sua fine era vicina e di essere solo, pensò che non sarebbe stato male passare le sue ultime giornate di vita a parlare con un essere, alla vista, di un altro mondo. Passarono due mesi e l'anziano morì, e a Jack dispiacque per la sua morte. Dopo tutto non era male passare le giornate a parlare con lui. In un certo senso, lo aveva anche fatto ragionare su di sé, sulla sua vita e su quello che stava facendo. Aveva capito che stava facendo qualcosa di sbagliato, nonostante avesse sempre creduto che si trattasse di un gioco, ma non aveva mai smesso, solo non torturava più con quell'innocenza macabra che gli faceva credere di non star facendo nulla di male. Erano passati circa quarant'anni da allora e, nonostante il tempo passato, si ricordava ancora perfettamente il viso dell'uomo anziano e ancora conservava tutti i libri che gli aveva lasciato.

In conclusione? Amava farsi notare per essere al centro dell'attenzione, ma di fatto odiava qualsiasi essere vivente esistente forse dovuto anche al senso d'invidia che covava nella loro corta e semplice vita. Lui stesso si convinceva della sua libertà, ma più li osservava dai tetti, più li ascoltava da sotto ai letti, più si domandava se non era lui quello imprigionato.
Imprigionato nella gabbia di sensazioni malate e negative che hanno distinto la sua intera esistenza da quando Isaac gli aveva involontariamente trasmesso la sua natura sadica.

Ora si trovava a New York, in una parte abbandonata a sé stessa per la sua vicinanza con un quartiere malfamato e pieno di cattive compagnie. Credeva che lì se ne sarebbe rimasto tranquillo, ma purtroppo le persone trovano sempre un modo per arrivare. Che fosse la gentaglia che faceva parte del quartiere o gente normale che si avventurava nei meambri del parco in rovina per vivere un'esperienza horror o per semplice curiosità. La fine che facevano era la stessa per tutte le sventurate vittime che finivano negli artigli affilati di Laughing Jack, torturati con metodi atroci e dal gran numero di varietà di tecniche, anche se ormai le aveva provate quasi tutte ed era difficile inventarsi qualcosa di nuovo. Dopo tutte le vittime che ha avuto, dopo tutte le torture che ha compiuto, dopo tutte le vite che ha portato a termine sotto atroci sofferenze e disperazione pura, sentiva di essersi ormai quasi abituato a quella sensazione di adrenalina che un tempo provava. Si divertiva ancora, ma non con la stessa euforia di un tempo, e con un senso di rimorso che lo opprimeva poco dopo aver compiuto l'atto.

Sentiva come un vuoto dentro di lui ed era cosciente di non poter fare nulla per colmarlo, e in quegli attimi la rabbia si faceva strada in lui mista ad un retrogusto amaro di rimpianti e consapevolezza ch'è condannato per l'eternità a trascorrere quell'esistenza che tanto detestava, facendogli così ritornare alla mente il suo passato con Isaac e l'essere alato che gli aveva dato la vita.

Odiava quel dannato angelo custode che lo aveva creato. Perché creare proprio lui per rendere felice un bambino? Lo trovava egoista. Se i suoi poteri erano così grandi da riuscire a creare un essere potente e magico come Laughing Jack, perché non si è accontentato di risolvere tutti i problemi del pargolo con uno schiocco di dita? Forse era vietato? Ma secondo quali leggi?
Forse era solo un megalomane che s'è messo nelle vesti di Dio permettendosi di creare un essere tutto suo?
In passato aveva provato più volte a comunicare con l'essere alato senza mai riuscirci. Che non volesse vedere la sua creazione fallita? Che gli venisse negato? Jack aveva optato per l'idea che era deceduto. Poco gliene importava della sorte dell'angelo, voleva solo sapere che cos'era.
Chi era il vero Laughing Jack? Forse non lo avrebbe scoperto mai.

Mentre il clown era assolto nei suoi pensieri venne distratto dal rumore di uno sparo, poi se ne susseguirono molti altri, accompagnati da diverse grida.
<<...da quella parte!>>
<<...a fermo!>>
<<...ni in alto!>> Le frasi erano a malapena percepibili all'udito per quanto erano lontane, anche per l'udito sviluppato del clown.
<<...non lo vedo più>>
<<...lo abbiamo perso!>> La domanda che si chiedeva il clown era una sola: perso chi?

Scese dalla cima della montagna russa e camminò verso il cancello arrugginito aperto che dava l'ingresso. Sentì una serie di passi farsi sempre più vicino e si nascose nell'ombra di una bancarella, assicurandosi di non essere visibile all'intruso. Appena l'intruso divenne visibile, uscendo dalla fitta nebbia, la mascella di Laughing Jack sembrò cascare per terra alla vista di Jeff the killer. Era rimasto inorridito alla vista dell'assassino sporco di sangue. A differenza del clown, Jeff non smetteva un secondo di ridere come al suo solito. Guardava dalla parte opposta, tenendo la mano alzata verso l'alto facendo il dito medio.
<<Fottetevi tutti, figli di puttana!>> Gridò il killer, ridendo.

Laughing Jack uscì dall'ombra, ringhiando, attirando così l'attenzione dello psicopatico che, appena lo vide, sgranò le palpebre secche e mezze bruciate e cadde a terra nel tentativo di indietreggiare. Si rialzò con fare sbrigativo e ridacchiò piano, non forte come un attimo prima, scrollandosi di dosso la polvere che aveva sporcato i suoi pantaloni neri.
<<O-Oh, Laughing! Ma guarda chi si rivede! Saranno passati più di due anni dall'ultima volta che ci siamo visti!>>
<<Taci, iena>> Ringhiò il corvino, facendo sobbalzare l'assassino.
<<Non so se è il destino che mi odia, ma io non ti voglio fra i piedi. Questo è il mio circo e non voglio intrusi. Tu sai che fine fanno gli intrusi, stupida
iena?>> Chiese con voce profonda, avvicinandosi pericolosamente al killer che ridacchiava, con le spalle mosse da forti brividi.

<<Li torturo e poi li uccido. Ti confesso che ho un quaderno intero con sopra scritte tutte le torture a cui vorrei sottoporti, ma non ho voglia di macchiarmi del tuo sangue tossico. Ora vattene, prima che io cambi idea>> Jeff deglutì rumorosamente e annuì con la testa, girandosi verso l'uscita e correndo via, sparendo nella nebbia. Jack soghignò nel vedere il killer correre via e si mise le braccia dietro la testa, camminando verso le montagne russe.
<<Finalmente solo pace e tranquillità. Spero solo che non si verifichino altre scocciature come questa>>

《REVENGE》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora