ᴛᴏᴄᴄᴏ ᴛᴏssɪᴄᴏ

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Mani ovunque.
Afferrano le gambe, le braccia.
Graffiano la pelle, da cui sgorga il sangue. Le gocce rosse cadono a terra, prendendo un colorito nero.
A terra si forma una enorme pozza di quello che sembra essere più inchiostro che sangue, e il suo corpo venne trascinato al suo interno.
Tenta di dimenarsi, tenta di liberarsi, ma le mani continuano ininterrottamente a tirarlo verso il fondo di quella pozza oscura.
Urla di disperazione rieccheggiano in quello spazio infinito e rosso, quel rosso di tonalità tipico delle stanze oscure dove vengono sviluppate le foto.
Gli occhi bruciano, la gola è secca, la pelle è a pezzi e tutto ciò che lo circonda è pura follia.
Viene completamente immerso in quella melma nera, e urla. Urla inutilmente, perché ormai è già sott'acqua, e affoga in quella melma che gli offusca la vista e gli soffoca i polmoni.
Una risata, quella risata.
<<Ti sei scontrato in un terribile fato, non è così?>>

Ben sgranò gli occhi di colpo, con il viso più pallido del solito e con due profonde occhiaie a fare capogiro sotto gli occhi. La testa gli pulsava e tutto il suo corpo doleva da impazzire. Biascicò con sofferenza, socchiudendo le palpebre nel tipico modo di chi stava per perdere i sensi. Li chiuse lentamente, avvertendo un bruciore negli occhi che lo costrinse a versare due piccole lacrime che gli sporcarono il viso in senso orizzontale, che andarono a posarsi su quello che a Ben parve essere un cuscino. Ci mise del tempo a capire che si trovava s'un letto, con sopra il proprio corpo una enorme e pesante coperta.
Emise piccoli sospiri di dolore quando provò ad alzarsi. Non riusciva a muoversi di mezzo centimetro.
Laughing Jack era fuori dalla stanza dove dormiva Ben e si guardava allo specchio per mettersi correttamente le fasce intorno al petto. La pelle era rigenerata e non gli causava più dolore, e in quel momento la sua massima preoccupazione era lo stato fisico e mentale del ragazzo. Finito di sistemarsi avvertì dall'altra stanza i leggeri versi emessi dalla sottile voce del biondo, versi troppo leggeri per essere avvertiti da un orecchio umano. Jack avanzò con passo frettoloso, ma poi decise ch'era meglio se entrava piano nella stanza per evitare di disturbarlo troppo.
Aprì la porta di legno con cautela, sorpassandola piano per poi richiuderla con cautela alle sue spalle. Notò che l'aspetto di Ben, per quanto fosse pessimo, era migliorato rispetto a qualche ora fa. Si avvicinò a lui, sorridendogli con dolcezza. Si piegò con le ginocchia di fronte a lui, mettendosi a braccia conserte sul materasso rivestito da un copriletto bianco.
<<Finalmente ti sei svegliato. Come ti senti?>> Gli sussurrò piano, allungando una mano verso la sua testa e appoggiandola con estrema cura sulla testa, come se stesse toccando un oggetto così delicato che potrebbe finire in pezzi al primo tocco.
Ben chiuse con lentezza gli occhi, e Jack ridacchiò per la somiglianza che ha nello chiudere gli occhi tipica dei bradipi.

Jack mosse la mano lentamente, incominciando una serie di piccole carezze. Ben schiuse gli occhi, vedendo in maniera sfocata il viso del clown.
<<Cosa... fai?...>> Chiese Ben, suscitando a Jack un'altra piccola risata.
<<Ti sto accarezzando la testa. Non è la prima volta che lo faccio>>
<<Sì... ma... non... non... così...>> Jack provò un'immensa tenerezza per quello che disse e nel vederlo affaticarsi nel tentativo di parlare.
<<Perché adesso è tutto tranquillo. Siamo solo noi due in una stanza silenziosa e tu adesso ti stai focalizzando sul gesto della mia mano>>
<<È così strano... questo... questi... non... mi si addice...>>
<<Ti hanno mai fatto una carezza?>>
Ben abbassò lo sguardo per una manciata di secondi, rialzandolo poco dopo.
<<No...>> Jack sospirò. Si alzò in piedi e prese un lembo della coperta. Lo alzò, inserendosi con attenzione dentro il letto per non far male al ragazzo. Abbracciò piano il biondo, che si ritrovò con il viso appoggiato al suo petto. Il braccio che avvertì sul suo corpo e le gambe che sfioravano le sue provocarono a Ben una forte sensazione.
Una forse sensazione di disgusto e repulsione.

Non riusciva a muoversi, e sentiva la gola più arida di prima.
Jack notò subito che c'era qualcosa che non andava in Ben, così gli appoggiò delicatamente una mano sulla guancia bollente.
<<Non so se essere felice di sentirti caldo, dato che ore fa avevi la pelle di ghiaccio. Senti dolore, non è vero?>>
<<Ti... prego... non così... Non... toccarmi... Mi... fa schifo... Ti prego...>> Gli scappò un singhiozzo che gli procurò un forte dolore alla gola. Jack si trascinò giù col corpo, per ritrovarsi col viso davanti a quello ricoperto di lacrime di Ben, che teneva gli occhi chiusi. Si sentiva in colpa nel sapere di star facendo soffrire il suo piccolo amico. Jack chiuse gli occhi e appoggiò la fronte su quella rovente del biondo in lacrime che cercava con tutto sé stesso di non piangere.
<<Shh... non piangere, okay? È tutto a posto. Ci sono io>> Jack lo aveva notato che il ragazzo dava chiari sintomi di Afefobia, li aveva dati fin dall'inizio. Riusciva a distrarsi guardando paesaggi, sentendo voci, rumori, ma in quel momento non aveva modo di pensare ad altro, ritrovandosi così a dover sentire il contatto sul suo corpo al cento per cento.
Ben continuò a piangere, così, in faccia alla persona con cui sentiva che si stava iniziando a creare qualcosa. Si sentiva a pezzi.
<<Scusami... non è... colpa tua... Sono io... il... problema... Scusami...>> Pianse ancora, e Jack gli sorrise e continuò ad accarezzargli il volto con dolcezza.
<<Facciamo qualche oretta di sonno?>> Ben tremò e continuò a piangere.
<<O-... Okay...>> Singhiozzò rumorosamente, abbandonandosi a quell'abbraccio che lo stava facendo uscire fuori di testa. Laughing Jack aprì gli occhi e Ben si concentrò sulle sue iridi grigie e brillanti, di un vivo colorito grigio cristallo. Ben fece piccoli respiri, con Jack che gli sistemava meglio la coperta addosso per assicurarsi di tenerlo al caldo. Chiuse lentamente gli occhi, abbandonandosi ad un sonno schiacciante.

Di nuovo quella stanza. Di nuovo quella dannata stanza.
Tremò, con lo sguardo che saettava ovunque. Incominciò a correre più velocemente che poteva tra simboli indecifrabili e voci agghiaccianti, ma inciampò e cadde a terra con forza, caduta che gli mozzò di colpo il respiro. Si alzò di fretta, ma si ritrovò circondato da quelle mani, lunghe, appuntite e nere. Si avvicinavano piano, lentamente.
Ben cadde in ginocchio e si tenne la testa tremando dalla paura, trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire.
<<Andate via! NON TOCCATEMI! VIAAA>> Urlò, con grosse lacrime come pesche che gli scendevano lungo gli occhi.
Rimasero lì.
Le mani non si avvicinarono.
Ben le fissò. Sembravano essere bloccate da qualcosa.
Una luce bianca fece largo in quella stanza, allontanando quelle mani demoniache e zittendo le voci, e liberando un angolo di quell'immensità di stanza da quel rosso soffocante, sostituendolo con quel flebile bianco.
Sbucò una mano, una mano nera ricoperta da fasciature sgualcite. Rimase ferma, rivolto col palmo verso di lui, anziché col porso come le altre, donandole un aspetto più docile.
Ben allungò un braccio e gli scesero le lacrime nel vedere che la mano non lo toccava, né lo sfiorava.
Gli lasciava scegliere se essere toccato oppure no da lei.
Sfiorò le dita appuntite, con le lacrime che continuavano a scendere, insieme ad un piccolo sorriso che faceva capolino in quell'espressione vuota, almeno un po' rassenerata.
<<Finalmente>>

Ben aprì gli occhi, avvertendo il corpo ancora dolente, ma si sentiva meglio rispetto a prima. Notò che Jack s'era spostato di poco dalla precedente posizione, con la testa abbandonata sul cuscino, i capelli nero pece sparsi e spettinati, e l'espressione rilassata. Ben allungò una mano verso il suo viso, appoggiandogli lievemente un dito sulla guancia.
Poi lo mosse, segnando tutto il lato della sua mandibola, fino al mento.
Sentiva la molle presa del clown sul suo corpo, e si morse l'interno guancia nell'avvertire quella forte repulsione al suo tocco. Il suo corpo bruciava, il cervello continua a urlargli di staccarsi da lui.
Di non farsi toccare, di non farsi toccare da nessuno.
Ma Ben che cosa voleva? Cosa desiderava?
La verità è che per quanto lo diagustasse il suo tocco non voleva andarsene, non voleva allontanarsi da Laughing Jack.
Si sistemò contro il suo petto e appoggiò l'orecchio. Il cuore del clown batteva ad un ritmo ipnotizzante, calmo e soave. Ben rimase appoggiato, senza riaddormentarsi, per molte ore.
Sì, ora stava decisamente meglio.

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