Jeff the killer corse a perdifiato fino a raggiungere il suo "quartiere fantasma", un quartiere ormai disabitato tranne da qualche barbone e tossico dipendente che passa il suo tempo a sniffare la cocaina, restando nascosto nei vicoletti. Quando arrivava Jeff, i barboni correvano via e si nascondevano, mentre i tossici, essendo non lucidi a causa della quantità di droga che avevano in corpo, non ci capivano niente e continuavano a fare quello che stavano facendo. Jeff amava avvicinarsi a loro e osservare da vicino il loro sguardo spento e morto, con un leggero barlume di vita solo quando tiravano. Li trovava patetici, inutili. Per questo amava sgozzarli, così su due piedi, non preoccupandosi nemmeno di essere visto dagli altri tossici che, una volta visto la scena, si decidevano a darsela a gambe.
La sensazione del coltello che affonda nella carne fresca, sentire il gusto del sangue sulle sue labbra sottili, fremere dal piacere nel sentire i propri tagli sulle guance venire bagnate con il liquido rosso, rifacendogli tornare alla mente la notte in cui se li era incisi nel bagno della dove aveva sterminato la sua famiglia, era la quinta essenza del piacere per Jeff the killer. Per puro masochismo provvedeva a ritagliarsi le guance per annullare l'inutile tentativo di cicatrizzazione che il suo corpo gli imponeva, e lo faceva con gusto. Il dolore era la sua droga e tremare dalla sofferenza che si autoinfliggeva era la cosa più vicina alla felicità che riusciva a sentire, insieme al vedersi davanti un inutile essere che piange, che urla, trema, implora per avere salva la vita, e lui gli faceva uscire le budella dal ventre, ridendo di gusto nel vedere la luce nei suoi occhi spegnersi per sempre.
Al momento, il quartiere era completamente deserto e silenzioso, senza neanche un rumore di passi o di respiri.
<<Mh... Finalmente se ne sono andati tutti? Ho capito che è difficile trovare una casa abbandonata dove andare ad abitare, ma cazzo, bisogna essere proprio tardi per decidere di restare a vivere nello stesso quartiere abbandonato di uno psicopatico che se ne va' in giro con un coltello in mano>>
Disse tra sè e sè ad alta voce, scoppiando a ridere da solo. Gli piaceva la sua voce roca e rovinata dall'alcol che beve ogni giorno. Avrebbe parlato davanti ad uno specchio per ore, giorni, mesi, anni, solo per sentire la propria voce e ammirare il proprio viso sfigurato da quel tragico giorno e dalle sue stesse mani.Camminò fino a raggiungere una casa alta due piani e dalle pareti grigie e rovinate, per non parlare del tetto composto di più da travi di legno marce che da tegole. Entrò nell'abitazione decadente e lanciò il coltello contro il muro ormai ricoperto di piccole crepe e buchi per i continui lanci del killer. Si buttò sul divano impolverato e sbuffò.
<<Quel cazzo di clown mi darà del filo da torcere... Come posso andare a compiere i miei amati omicidi e mandare le persone a dormire se la versione brutta di Arlecchino mi sta tra i piedi?>>
Si chiese da solo, accarezzandosi i larghi tagli presenti sulle sue guance, se così si possono ancora chiamare.Mentre Jeff the killer se ne stava tranquillo a sonnecchiare sul divano, credendo di essere solo in tutto il quartiere fantasma, Ben si trovava a due case di distanza da lui. Si era ritrovato in quel quartiere in completa casualità dopo aver corso a perdifiato lontano dall'abitazione di Jadusable.
<<Ma dove mi trovo?>> Si chiese il ragazzo, continuando a guardarsi in torno alla ricerca di qualche anima viva, alzando il cappuccio della felpa davanti agli occhi spettrali per evitare di incontrare qualcuno ed essere visto.
<<Oh, ma chi abbiamo qui?>>
Ben si voltò nel sentire una voce e si ritrovò a una distanza di due metri il killer con la felpa bianca ricoperta di toppe e ricuciture varie, imbrattata di sangue secco. Jeff the killer lo scrutò dall'alto in basso, soffermandosi sul cappuccio che gli copriva mezza faccia, non permettendo così di vedere dal naso in su.
<<Ti sei per caso perso, piccolo bambino? Lo sai che è molto pericoloso andare in giro da soli? Specialmente se ci sono persone come me nei paraggi. Eheheheh>>
Rise, mostrandogli il coltello che teneva impugnato nella mano.Ben lo guardò con un sopracciglio alzato. Non si aspettava che la prima persona che avrebbe incontrato dopo tutti quegli anni sarebbe stata un tipo strambo e puzzolente come quello. Il suo viso sfigurato e i suoi occhi scavati nelle orbite gli davano il voltastomaco.
<<Ascoltami bene, perché odio ripetermi: Prima cosa, non sono un bambino. Seconda cosa, di sicuro non mi faccio spaventate da dei tipi come te e per finire, terza cosa, avvicinati di un solo passo e finisce male>>
Lo minacciò Ben, togliendosi il cappuccio e facendosi scappare un sorrisetto alla vista dell'assassino che urlava per la sorpresa.
<<PORCA PUTTANA! Ma che cazzo...
Ma che razza di occhi hai, eh? Aspetta, scommetto che sono delle cazzo di lenti colorate. AHAH. Tu mi vuoi prendere per il culo. Come mai giri con quelle ridicole cose? Non è mica Halloween>>
Disse il killer, ridendo meno rispetto a poco prima, gesticolando con le mani.
<<Sono veri>> Si limitò a dire il biondo, gustandosi lo sguardo perso del killer.
<<Porca di quella puttana ladra. Ma cosa cazzo saresti tu, esattamente? Un demone, un fantasma!?>>
<<Levati di torno>> Disse secco il ragazzo, facendo ringhiare come un animale l'assassino.
<<Non prenderti gioco di me, ragazzino. Io spero solo che tu sia frutto della mia immaginazione perché non ho proprio voglia di condividere il quartiere con un fottuto fantasma o demone o qualunque cazzo di cosa tu sia. E se sei un fantasma non posso nemmeno ammazzarti, cazzo. Ma se provo a toccarti il petto la mia mano passa attraverso?>> Domandò il killer, allungando l'arto ricoperto di cicatrici e vesciche al petto del ragazzo. Ben sobbalzò e diede un forte schiaffo alla sua mano per allontanarla da lui.
<<Giù le mani>> Lo ammonì, assottigliando gli occhi.
<<Uuuuh, ma allora i film raccontano un sacco di stronzate>> Disse Jeff, ruotando la testa all'aria.
Ben rimase senza parole dal comportamento inaspettato del ragazzo corvino.<<Ci mancava solo questo essere fastidioso. Non so manco dove io mi trovi>> Disse tra sé e sé, guardandosi intorno. Jeff lo sentì e sorrise, allargando gli squarci presenti sulle guance.
<<Benvenuto a New York, in America! Un luogo di merda pieno di grassoni amanti dei fast food e governato da un tizio col parrucchino biondo che odia i messicani>> Annunciò il killer, avvicinandosi al ragazzo, sempre sghignazzando.
<<Io sono Jeff, Jeff l'assassino, un killer molto affascinante quanto letale. Tu chi saresti, il figlio di Satana?>> Domandò, scoppiando a ridere alla sua stessa battuta, avvicinando il coltello alla propria guancia squarciata.
<<La mia identità non è di certo un tuo problema>>
<<Avanti, almeno il nome! È da maleducati non presentarsi ad un incontro>>
<<Tks... Mi chiamo Ben. Fattelo bastare>>
<<Siamo acidini, noto>>
<<E tu hai l'aria di essere un completo squilibrato dalla mente instabile e incapace di intendere e di volere>>
<<Touchè>> Rispose di rimando Jeff, inserendo la sua arma all'interno della tasca della felpa. Si mise le mani sui fianchi, ridacchiando.
<<Prima mi sembravi un normale bambino del cazzo, ma devo ammettere che non sei per niente male. Sei simpatico!>>
<<E cosa avrei detto di così divertente da risultare simpatico? Ti sto prendendo per il culo da un quarto d'ora>> Pensò il ragazzo, rimanendo un po' confuso dal complimento.
<<Io vivo in quella casa da qualche settimana. Vuoi venire?>> Propose il killer, indicandogli l'abitazione decadente. Ben rimase in silenzio per valutare al meglio la situazione.
<<Quest'uomo è armato e fuori di testa, ma sembra conoscere bene il posto. Usufruirò di lui per un po' e poi me ne libererò>> Pensò il ragazzo.
<<Va bene, va bene. Accetto l'invito... Em... Less>>
<<Jeff, mi chiamo Jeff. Sarà divertente stare nello stesso tetto, vero??>> Chiese retoricamente l'assassino, ridendo come una iena sotto lo sguardo impassibile di Ben.
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《REVENGE》
FanfictionSolo oscurità fino a quel momento. Rinchiuso per anni dentro quel dannato gioco che odiava con tutto il cuore. All'inizio era un po' confuso, poi iniziò ad avere paura, terrore per quella situazione a lui sconosciuta fino a quel momento. Poi, second...