°L'uomo alto°

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Era passato qualche giorno dall'accaduto e Ben si era ripreso senza problemi. Jack lo aveva assistito per tutto il tempo, assicurandosi che al ragazzo non iniziasse un'ennesima crisi epilettica che lo costringeva a dolorose scosse per tutto il corpo. In tutto ciò Ben gli aveva detto svariate volte che stava bene, ch'era stato un dolore momentaneo e niente di più.
Ben faceva sempre così. Ogni volta che sembrava essere sul punto di morire, dopo qualche oretta si rialzava e si comportava come se non fosse successo niente.
Su questo Jack non sapeva cosa pensare. Era davvero così? Riusciva a superare il dolore e basta o lo nascondeva? Durante quelle volte che succedeva gli sembrava di sentirsi sul punto di morire dalla preoccupazione per il ragazzo, e lui si rialzava come quasi al prendersi gioco di lui. Non sembrava ci fosse niente in grado di scalfirlo. Ma sapeva bene, dopo tutto il tempo passato insieme a lui, che non era così. Anche dopo il suo monologo sull'essere solo carne da macello, una consapevolezza che avrebbe mandato in terapia chiunque, lui se n'era fregato e mai più menzionato, come se non fosse importante. Jack si domandava s'era un suo meccanismo per superare le difficoltà o s'era davvero così, un essere privo di debolezze che non si lascia fermare da niente, o un ragazzo che si è ritrovato a crescere con certi concetti e a ritenerli la normalità. Questo pensiero lo tormentava.

Jack era seduto sul suo puff rosa che aveva tirato fuori per magia dalla tasca dei pantaloni, buttandovici sopra di peso, mentre Ben era sdraiato sul pavimento di legno chiaro, intento a disegnare un cane. Dopo un po' di pratica era finalmente riuscito a produrre qualcosa che avesse effettivamente l'aspetto di un cane e non di un obbrobrio essere deforme a quattro salsicciotti al posto delle zampe. Jack aveva riso varie volte per i suoi precedenti lavori, dandogli qualche suggerimento su come proporzionare la bestiolina.
Con tenacia era finalmente riuscito a produrre un piccolo ma abbastanza grazioso disegno di un pastore tedesco, sotto lo sguardo fiero del clown che aveva preso a battere le mani mentre sprofondava all'interno del puff gigante.
<<Il tuo primo disegno decente! Che orgoglio, oh che orgoglio! Lo appenderò al frigo>>
<<Sei proprio un coglione>>
<<Già, e questo coglione ti ha istruito>> Ribatté il clown, con orgoglio nella voce. Ben lasciò il foglio a terra e si alzò di scatto, buttandosi addosso a Jack facendolo quasi cascare giù dal soffice puff. Prese a prenderlo a spintoni, mentre il corvino rideva.
<<Ne devi ancora bere di latte prima di pensare di potermi anche solo spostare>> Gli disse Jack, tirando fuori dalla tasca un cartone piccolo di latte al nesquick.
<<Gradisci?>>
<<Bevilo tu e fattelo andare di traverso>> Gli rispose Ben, offeso, togliendosi di dosso dal clown che aveva preso a sghignazzare. Jack si ricacciò in tasca il cartone del latte e si portò entrambe le mani in grembo, lasciando le gambe a molleggiare sul pavimento dato che la sua statura gli permetteva di stare dalla testa fino al sedere sdraiato sul puff, anche se di stanza giganti.

Ben si sistemò la felpa consumata che una volta era rossa cremisi e ora di una tonalità rosso spento, sedendosi a terra. Fece per afferrare la matita, ma la voce del clown bloccò il suo movimento.
<<Sai che cosa mi è capitato di vedere qualche anno fa?>> Faceva sempre così quando voleva raccontargli una delle sue numerose storie. Ben fece che dire di sì, perché sennò Jack si sarebbe messo a lamentarsi finché non lo avrebbe convinto.
<<Un'entità che ancora non sono riuscito a identificare. Un essere più antico di me di molti secoli>> Bastò quella frase per catturare l'attenzione di Ben.
<<Chi era?>> Gli chiese, incuriosito.
<<Un essere molto alto. Alto come un albero e dall'aspetto secco di un albero. Vestito da uno smoking nero, con camicia bianca sotto e cravatta rossa, pantaloni neri ed eleganti, pallido come una mozzarella e privo di faccia. Mi chiedo ancora chi gli abbia confezionato lo smoking. Dannazione a me che mi son dimenticato di chiederglielo mentre tentava di farmi cose zozze coi suoi tentacoli>> Ben si soffocò con la propria saliva, mentre Jack se la rideva sotto i baffi.
<<Che c'è? Con gli hentai che girano dovresti esserne abituato, no?>>
<<Che cazzo sono gli hentai?>>
<<Figlio, sei un essere informatico e non sai un cazzo su cosa giri sull'internet. Ti devo insegnare proprio tutto, MA solo tra due annetti che sei ancora troppo piccolo e innocente per queste cose da grandi>> Lo sbeffeggiò il clown, guardandosi gli artigli. Ben gli alzò il dito medio, con aria scocciata.
<<Finisci la storia o me ne vado>> Lo minacciò il biondo, ormai al limite della sua pazienza. Jack ruotò gli occhi al cielo, accavallando le sue lunghe gambe e sprofondando di più nel puff.
<<Che pubblico tosto, non c'è che dire. Comunque... ero finito per caso nella sua foresta, non ricordo bene dove, e ricordo di essere stato prima accerchiato da sta ragazza con protesi a forma di artigli di metallo che si spostava da sopra gli alberi e da un ragazzo che mi ricordava un boscaiolo. Si muoveva in modo meccanico, ma a volte si bloccava a causa di tic che gli muovevano con forza le braccia, dando grandi affondi con le accette che teneva impugnate. Aveva la faccia mascherata e indossava degli occhialoni arancioni. Come riesca a vederci lo sa solo lui. Ricordo che aveva tentato di dirmi qualcosa, ma i suoi tic lo bloccavano nel bel mezzo della parola. Era frustrato, inviperito potrei dire. Dalla voce credo avesse almeno sui diciassette anni e, caspita, lui e la sua amichetta puzzavano di carcassa>> Ben storse lo sguardo, in segno di disgusto.
<<Se c'è una cosa che odio è il non lavarsi. Che schifo devi avere addosso dopo una certa?>> Commentò il biondo, schifato. Jack rise, ma il ricordo di lui buttato sul pavimento di quell'hotel circodando dalla sua immondizialo fece destare quasi subito dalla sua risata, ma cercò di non darlo a vedere.
<<Sto ragazzo continuava imperterrito a cercare di dirmi qualcosa mentre tentava di farmi a fette. Mi faceva così tenerezza che gli avrei concesso di tagliarmi un braccio. All'amichetta no, quella mi stava sul cazzo.
Ricordo che d'un tratto si era bloccato, facendo cadere le accette per terra. Tremava come una foglia ed è lì che ho sentito dire la sua prima parola. Mi disse "aiutami". Aiutami, capisci?>> Ripetè la parola, guardandosi fisso Ben.
<<E tu che hai fatto?>> Gli chiese Ben, tenendosi il mento sul palmo della mano, mentre era seduto a gambe incrociate.

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