Un pupazzo, tanti ricordi

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Nel tenebroso parco dei divertimenti non giungeva anima viva da ormai diverso tempo e di questo Jack non sapeva se esserne contento o innervosito. Da una parte gli mancava sentire le vere urla straziate delle sue vittime, e non solo il suono ricreato dalla sua magia, ma l'altra preferiva di gran lunga non udire nessun grido. Quel silenzio che aveva circondato tutto gli dava un senso di pace, ma anche di solitudine.
Eccetto quando c'era Ben.
Quando c'era lui, la solitudine spariva come una bolla di sapone appena scoppiata. Si erano trovati altre volte a litigare per motivi stupidi, e Jack, dopo tutto il tempo passato in sua compagnia, aveva imparato a essere calmo e più comprensivo nei suoi confronti. Col carattere forte con cui si ritrovava il biondo e la capacità d'intortare l'argomento, finiva sempre per avere ragione. Jack rimaneva spesso sorpreso da quanto fosse sveglio quel ragazzo, ma altre volte, in quelle poche volte che l'aveva vinta lui, si rendeva conto di quanto sotto sotto fosse ancora solo un ragazzino dal modo in cui si scusava in maniera un po' infantile, con sguardo basso e col tono di chi ti vorrebbe saltare alla gola.

Se ne stava tranquillo, in cima al suo tendone a suonare la sua armonica a bocca originaria dell'Europa. Soffiava e muoveva l'armonica a tempo per determinarne il suono, riproducendo una melodia che aveva sentito tra le strade di New York.
Improvvisamente interruppe il suono.
Qualcuno aveva appena messo piede all'interno del parco. Il clown avvertiva la presenza di un'entità ultraterrena, la stessa che aveva già avvertito precedentemente. Si alzò in piedi, tenendo l'armonica in un pugno, per poi sparire da sopra il tendone.

La piccola figura camminava per le strade prive di persone, ma adornate da ogni tipo di attrazione. Si avvicinò ad un tiro ai bersagli, osservando le lattine riposte sui ripiani ricoperte di buchi e ragnatele, insieme ai peluche e giocattoli messi in palio. Allungò la mano verso un coniglietto di pezza, togliendogli dagli occhi formati da due grandi bottoni rosa la ragnatela che li copriva. L'animale di pezza rosa era ricoperto di polvere ed era appeso per il collo da una cordicella dall'aspetto consumato. Lo afferrò e bastò una piccola tirata per spezzare la corda, e successivamente lo avvicinò al proprio petto, abbracciandolo.
<<T...i va d... gio...are?>> suonò il piccolo marchingegno all'interno del peluche. La figura sorrise piano, dando un'altra occhiata al peluche e passando un dito sul bottone destro. Lo posò sul ripiano della bancarella e riprese a camminare.

I lunghi e sporchi capelli castani ricadevano sulla schiena della bambina, col lungo pigiama rosa dalla loroga stoffa che ondeggiava ad ogni suo passo.
Le bancarelle che osservava diventavano mano a mano sempre più decadenti, sempre più macabre. Molte avevano i peluche macchiati da schizzi marroni e ricoperti d'insetti, tra cui un enorme orso di peluche traboccante di larve. Era disgustata, ma incuriosita da quel luogo che l'aveva attirata per mesi.
Giunse alle giostre, tutte ferme e arrugginite, e la bambina si avvicinò a quella dei cavalli, l'unica messa meglio. Si mise al fianco di un cavallo bianco, privo di una zampa anteriore e di un orecchio. Accarezzò il muso del cavallo in metallo, con occhi tristi.
<<Ehi mamma, mi dai il permesso per salire sulla giostra?>> Senza attendere una risposta che non sarebbe mai arrivata ci salì, tenendosi ai lacci della giostra.
Seduta lì sopra le tornarono in mente i bei ricordi di lei con i suoi genitori, di quando la portavano a divertirsi sulle giostre e lei sceglieva sempre per ultima la giostra dei cavalli, il Carousel, perché l'era sempre piaciuto lasciare il meglio per ultimo. Si teneva al cavallo mentre trotterellava, o almeno così dava l'idea la giostra mentre girava intorno, muovendo piano il cavallo su e giù, sorridendo e ridendo con gli altri bambini e ai suoi amorevoli genitori.
Chiuse gli occhi, godendosi i ricordi.
Poco dopo li aprì di scatto, tenendosi meglio al cavallo.
La giostra aveva preso a muoversi.

Intorno a lei tutte le giostre avevano preso a funzionare, con luci macabre e musiche consumate e dal suono fortemente metallico.
Si guardò intorno, ma non vide nessuno, e nel mentre la giostra andava sempre più veloce.
<<CLOWN>> Urlò la bambina, coi capelli che le volavano all'indietro a causa della velocità della giostra. Non vide nessuno.
<<DOVE SEI?>> Urlò ancora, stringendosi al cavallo. La giostra venne fermata di colpo, facendole sbattere forte la fronte contro il palo del cavallo. Grugnì dal fastidio provocatole dall'urto, scendendo di tutta fretta dall'attrazione. Intorno a lei le giostre si muovevano, le musiche continuavano a suonare, ma ancora non riusciva a vedere nessuno. Corse lungo le giostre, passando di fianco al calcinculo e al Bruco Mela.

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