Inopportuno

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Mentre scriveva la sua storia, Jacques si rese conto di essere passato da un semplice racconto ad una specie di romanzo, dove i personaggi parlavano tra loro. Non poteva sapere se quei dialoghi fossero realmente stati come li stava riportando, ma quei fatti gli erano stati raccontati da sua madre e da Sophie con una tale dovizia di particolari che, ripensandoci, gli pareva davvero di sentire parlare i suoi genitori.

Gli faceva ancora male pensare a sua madre, ma ripercorrere mentalmente quella storia lo distoglieva dal pensare ad Elena, dal sentire la sua mancanza e preoccuparsi per il loro futuro. Insomma, un dolore scacciava l'altro.

***

Era una fredda notte di inizio inverno e, come al solito, per tornare a casa dopo aver cantato alla taverna, Lucille seguì un percorso poco in vista, tra stretti vicoli, illudendosi che nessuno l'avrebbe vista o seguita. Ma così non fu quella volta.

I suoi passi leggeri risuonavano sul lastricato e la luna vi proiettava la sua ombra sottile. Ad un tratto però un'altra ombra oscura. più grande e goffamente traballante si accostò alla sua.

"Dove te ne vai tutta sola bellezza?" le domandò una voce roca e biascicante.

La ragazza non rispose, ma accelerò l'andatura finché qualcuno non la afferrò per il braccio, costringendola a fermarsi e voltarsi. Davanti a lei stavano due tizi che probabilmente l'avevano seguita fin dall'uscita dalla taverna. Nel buio non riusciva a distinguere i loro volti, ma il puzzo di alcol era fortissimo.

Lucille tentò di divincolarsi dalla presa, ma l'altro uomo la bloccò avvolgendola in uno sgraziato abbraccio. Sì mise a scalciare e a contorcersi come un'anguilla, ma non riuscì a liberarsi dalla stretta.

"Sta' buona! Vogliamo solo divertirci un po' con te..." biascicò il primo.

Le prese il viso tra le dita grosse e ruvide, tentando di avvicinare la bocca alla sua. Ma prima che le loro labbra potessero toccarsi, Lucille gli sputò in faccia e l'uomo s'infuriò.

"Fai la difficile, eh? A te piace solo farti guardare e provocare... ma questo è ciò che provochi!"

E mentre farfugliava qullte parole, le afferrò con forza il colletto del vestito e lo stracciò fino a scoprirle il petto.

Il tizio che la immobilizzava arretrò trascinandola per terra in modo che il compagno potesse avventarsi su di lei.

"Lasciatemi!" urlò nel silenzio della notte, ma quelli non l'ascoltarono.

La ragazza chiuse gli occhi per non vedere quell'orrore, ma sentì quelle manacce ruvide che frugavano il suo corpo tra la veste squarciata. Era una sensazione orribile e, purtroppo, temeva che il peggio dovesse ancora venire.

All'improvviso, però, l'uomo che stava sopra di lei venne sollevato di peso, come se un grosso uncino calato dal cielo lo avesse agganciato per la giacca sulla schiena.

Lucille aprì gli occhi per capire cosa stesse accadendo e si accorse che l'uncino era in realtà la mano di un terzo uomo, un gigante che aveva sollevato il suo aggressore come fosse un fuscello. Prima che l'aggressore si rendesse conto della situazione, il gigante lo scagliò violentemente con la faccia contro il muro di pietra, tramortendolo.

L'altro aggressore, spaventato, tentò di svignarsela, ma il gigante lo fermò e gli assestò un pugno in pieno volto, facendolo barcollare, poi un secondo colpo all'addome, che lo piegò in due.

Il primo uomo, ripresosi parzialmente dalla botta ricevuta, cercò di contrattaccare, ma ricevete soltanto altri micidiali colpi.

Lucille osservava la rissa attonita e tremante per il freddo e la paura, tentando di ricomporre i vestiti danneggiati. Ben presto i suoi aggressori furono ridotti in condizioni tali da non potersi più rialzare. Il difensore li lasciò quindi rantolanti a terra e si avvicinò a lei.

IL PIRATA DEL LAGO 2 - Passato, presente e futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora