Lulù e il vichingo

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Era l'anno 1763. Lucille si era perfettamente integrata nel nuovo contesto, aveva stretto amicizia con Sophie e la sua famiglia. Lavorava tanto, ma quel che guadagnava non era sufficiente per acquistare tutto ciò che le sarebbe servito per apparire una vera signora.

Un giorno, all'uscita dalla chiesa, Lucille ricevette una proposta inaspettata da parte di tipo altrettanto strano. Era un uomo di mezza età, proprietario di una locanda e, avendo notato che la sua voce era bella quanto lei, le chiese di cantare la sera nel suo locale.

Lucille, che non era una sprovveduta, prima di accettare, tempestò l'uomo di domande ed ottenne l'assicurazione che il suo ruolo si sarebbe limitato al canto e che non avrebbe avuto nessun tipo di contatto fisico con gli avventori. La locanda era infatti un posto dalla dubbia reputazione, dove gli uomini andavano per bere ed incontrare ragazze disponibili.

Il proprietario finì per accettare le condizioni della giovane, pensando che la sua bellezza e la sua voce melodiosa avrebbero dato un tocco di classe al locale ed attirato clienti.

Lucille decise comunque di mantenere segreta la propria identità perché non voleva che quell'esperienza potesse precluderle la possibilità di sposare un buon partito. Quindi concordò di indossare sempre una mascherina durante le esibizioni e di essere presentata con un nome d'arte che inventò al momento, Lulù Chandelier. Per contro il proprietario le impose di indossare abiti che potevano essere considerati lingerie.

Così Lulù iniziò le sue apparizioni del sabato sera. Le piaceva essere ammirata, ma trovarsi su quel minuscolo palco, semi-svestita davanti ad un pubblico integralmente maschile era alquanto imbarazzante. Quegli uomini erano perlopiù ubriachi o allegrotti e non si preoccupavano minimamente di celare o almeno in parte dissimulare i propri pensieri sconci.

Per Lucille l'unico modo per riuscire a svolgere il proprio compito era tentare di ignorare quella marmaglia, far finta che fossero tanti fantocci, non ascoltare i commenti irriguardosi e pensare soltanto al suono della sua voce e ai soldi che avrebbe guadagnato sopportando quell'umiliazione.

Una sera, mentre tentava di estraniarsi, un fagottino tanto piccolo quanto pesante la colpì ad una gamba. Si scosse quindi dal suo stato di volontario trance, si rese conto che doveva trattarsi di un piccolo gruzzoletto di denaro e si sentì offesa, anche se non sapeva da chi venisse quell'affronto.

Studiò per la prima volta i volti degli spettatori, senza riuscire ad identificare chi potesse aver lanciato il sacchetto. Seccata, allontanò con il piede l'oggetto indesiderato che giaceva sul pavimento e guardò nuovamente il pubblico in cerca della reazione del proprietario. Ancora nulla.

Fu allora che la sua attenzione venne catturata da un uomo che si differenziava da tutti gli altri presenti nella sala. Era piuttosto giovane, avrà avuto venticinque o trentanni al massimo, e pareva un personaggio mitologico, un vichingo, o qualcosa di simile.

Era di corporatura robusta e, probabilmente molto alto, aveva i capelli ricci di un particolare colore rosso vivo, che gli sfioravano le spalle; i ciuffi che partivano dalle tempie erano fermati in qualche modo alla nuca. Vestiva in maniera semplice, ma ordinata.

Ciò che colpì maggiormente Lucille fu il suo sguardo... due occhi verdi come smeraldi che la fissavano con un'espressione intensa e difficile da comprendere. Era serio, concentrato e non aveva l'aria da maniaco pervertito come la maggior parte degli altri spettatori.

Senza rendersene conto, Lulù eseguì l'ultima parte della canzone con lo sguardo fisso in quello del misterioso vichingo e, quando terminò la sua esibizione, ricevette un caloroso applauso, a cui anche lui partecipò, ma in maniera composta e sempre piuttosto seria.

IL PIRATA DEL LAGO 2 - Passato, presente e futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora