Il dolore più grande

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Per quanto mi sforzarsi di non pensarci, l'incontro con la misteriosa ragazzina conosciuta al lago mi aveva segnato e l'idea di lei si era radicata nel mio subconscio. Una sera mi rigirai a lungo nel mio letto, senza riuscire a prendere sonno e, quando infine mi addormentai, iniziai a sognare.

Ero al lago, sulla riva erbosa, leggendo un libro, come spesso facevo, quando quella voce melodiosa mi chiamò: "Jaler!"

Alzai lo sguardo e la vidi... i suoi lunghissimi capelli scuri, il suo bel viso e quegli occhioni da cerbiatto... Indossava una veste bianca e leggera, simile ad una camicia da notte, ed era splendida come un angelo. Mi alzai, lasciando cadere a terra il libro, e le andai incontro. Era lei, non avevo dubbi, ma sembrava più grande di come la ricordavo... era diventata una giovane donna.

Ci avvicinammo senza parlare, guardandoci negli occhi... poi iniziammo a baciarci. Stringendola tra le braccia, sentivo la pressione dei suoi seni sul mio petto. Non era più una bambina, ma una bellissima ragazza, la mia ragazza!

Ci sdraiammo sull'erba, continuando a baciarci e a toccarci. La desideravo più di quanto non avessi mai desiderato nessuna fino ad allora. Quando le sollevai la gonna, lei non disse nulla, ma lessi nel suo sguardo innocente che si fidava di me e che voleva essere mia.

Entrai in lei lentamente... era strettissima, ma sorprendentemente nessuno di noi provava dolore. Mi muovevo dentro lei e sentivo i suoi respiri diventare più profondi ed affannosi, mentre stringeva i miei capelli dietro la nuca.

Mi piaceva da impazzire e non riuscivo a pensare ad altro che alle sensazioni intense che quella fantastica creatura mi faceva provare. La sentii fremere di piacere e pochi istanti dopo venivo anch'io. Mi regalò un bellissimo sorriso e restammo uniti, abbracciati come se non volessimo separarci mai più.

Fu allora che avvertii una fastidiosa sensazione di bagnato ed appiccicoso al basso ventre... ed aprii improvvisamente gli occhi... le mie braccia stringevano il cuscino e sotto di me non c'era lei, ma solo il mio letto. Avevo fatto l'amore con un sogno e, ora che purtroppo mi ero svegliato, mi sentivo estremamente stupido ed imbarazzato.

Tentai di riordinare in fretta la idee, mi vestii e raccolsi la biancheria sporca in un fagotto. Era l'alba e riuscii ad uscire di casa con il fagotto senza che nessuno se ne accorgesse. Anche ai lavatoi non c'era anima viva e potei cancellare il mio imbarazzo senza dover render conto a nessuno del perché stessi facendo io il bucato a quell'ora del mattino.

Mi vide però mio padre mentre stendevo i panni nel cortile di casa.

"Il bucato di prima mattina?" mi domandò stupefatto.

"Non volevo dare alla mamma l'incombenza di lavare la mia roba, così sono andato ai lavatoi quando di solito non c'è nessuno."

"Un pensiero gentile." commentò lui con tono greve.

Non saprei dire se era più sorpreso dalla mia sensibilità o nuovamente perplesso riguardo alla mia scarsa virilità, ma ciò che aggiunse fece apparire ogni dubbio estremamente sciocco e senza importanza.

"Tua madre non sta affatto bene... pensavo di andare dal medico e chiedergli di tornare a visitarla."

Mio padre era visibilmente preoccupato, insicuro come non lo avevo mai visto prima. Era un uomo sotto i cui piedi si stava sgretolando la terra. Ed io un ragazzo che precipitava in un oscuro vortice senza fondo.

Il medico uscì dalla stanza di Lucille con aria mesta e, incontrando i nostri sguardi interrogativi, scrollò il capo. Poi, anche per poter parlare a quattrocchi col marito, mi disse:

IL PIRATA DEL LAGO 2 - Passato, presente e futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora