L'estate dai nonni andò benissimo. Le montagne erano meravigliose, i prati pieni di fiori e grilli saltellanti, gli animali della fattoria simpaticissimi. E anche i nonni lo erano.
Mi domandavo per quale motivo la mamma non volesse più vivere in quel posto che a me sembrava un paradiso. Se fosse stato per me, ci saremmo trasferiti tutti lì... ma sapevo bene che, se glielo avessi proposto, mi avrebbe detto di no. Dovevamo restare in quella misera casa ad aspettare che François si degnasse di farci visita.
Quando l'estate finì, nonno Tobias mi disse:
"È arrivato il momento di tornare in città, ragazzo. C'è la scuola che ti aspetta."
"La scuola? Che cos'è la scuola?"
"Un posto dove tutti i bambini della tua età vanno per imparare a leggere e a scrivere. Vedrai, ti piacerà e ti farai degli amici!"
"Però, anche qui mi piaceva! Con te, nonna e gli animali..."
"Sono felice che tu ti sia trovato bene qui con noi e, se vorrai, potrai tornarci anche la prossima estate! Che ne dici?"
Gli gettai le braccia al collo e gli dissi di sì più volte.
La scuola... imparare cose nuove, nuovi amici, i primi amici bambini... bello in teoria, ma non altrettanto nella realtà. Studiare in effetti mi piaceva, ma gli amici... beh, quelli rimanevano un miraggio.
I miei coetanei dapprima mi guardarono con sospetto, poi iniziarono a prendermi in giro perché non avevo un padre e perché sembravo una femminuccia. A quanto pare avevo davvero dei lineamenti poco maschili, ammesso che un bambino possa averli... e, comunque, ero diverso da loro. Gli altri ragazzini erano spesso disordinati e sporchi, mentre io ero sempre pulito ed ordinato; loro amavano azzuffarsi o gareggiare a chi sputava o pisciava più lontano, io preferivo leggere o giocare con i gatti randagi in cortile.
Quindi, mi consideravano uno strano. Mi chiamavano con disprezzo Riccioli d'oro oppure Jacqueline. Io mi sentivo mortificato, ma non sapevo reagire. Accumulavo rabbia e frustrazione dentro di me, senza riuscire a darvi sfogo.
Per fortuna tornava sempre l'estate ed io potevo tornare dai nonni, lontano da bambini prepotenti, sorelline capricciose e padri fantasma. A me piaceva passare le estati in quella piccola baita, sperduta in mezzo ai pascoli... era una vita così semplice e genuina, in completa armonia con la natura... Così quell'usanza andò avanti per diversi anni.
Ne avevo quasi otto quando, di ritorno dalla montagna, notai che la pancia di mamma stava nuovamente crescendo.
"È in arrivo un fratellino?" le domandai senza tanti giri di parole.
Lei mi sorrise ed annuì, ma il suo sorriso era un po' tirato. Non era radiosa come la volta precedente... era come se quel nuovo arrivo la preoccupasse.
Io non sapevo cosa pensare al riguardo: ora che la sorellina cominciava a starmi un po' più simpatica, arrivava un un altro impiastro strillante...
Quando mia mamma era ormai prossima al parto, accadde una cosa che mi colpì profondamente. Per la prima volta la sentii litigare con François, durante una delle sue sporadiche apparizioni.
"Non posso andare avanti così!" gli urlò, "Quando il bambino sarà nato, o ti decidi a diventare un vero padre di famiglia, o non voglio rivederti mai più!"
Lui farfugliò qualcosa, cercò di calmarla, ma non le promise nulla. Avrei scommesso che sarebbe sparito per sempre.
Poi la scena di tre anni prima si ripeté quasi a specchio, ma io ero meno preoccupato di allora perché sapevo già come sarebbe andata a finire. L'unica variante fu l'annuncio di Sophie.
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IL PIRATA DEL LAGO 2 - Passato, presente e futuro
RomanceSecondo capitolo della storia di Jacques ed Elena, ormai marito e moglie in attesa del loro primo figlio. Abbandonati i panni del pirata per indossare quelli del bravo papà, Jacques intenderebbe dedicarsi esclusivamente alla sua nuova famiglia, ma è...