Rivoluzione

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Un pomeriggio di fine luglio, Nicole tornò al lago, sulla riva di quell'insenatura dove, sette anni prima, lei e le altre ragazze erano solite fare di nascosto il bagno. Lanciava dei sassolini per poi osservare i cerchi che, rimbalzando, si creavano sulla superficie dell'acqua... e intanto ripensava malinconicamente al passato.

Un soldato, che casualmente si trovava di passaggio da quelle parti, la vide e ne rimase affascinato. Le si avvicinò silenziosamente, studiandola.

La giovane aveva una figura semplice ed aggraziata, avvolta in un abito leggero color verde acqua chiaro, che la faceva somigliare ad un elfo. Aveva i capelli castano chiaro lisci e lucenti, raccolti sul davanti e liberi sulle spalle, la carnagione pallida come avorio. Era decisamente carina, ma sembrava molto triste.

"Scommetto che non sai farlo rimbalzare per cinque volte!" le disse scherzosamente il soldato.

E, lanciato a sua volta un sasso, riuscì senza difficoltà nel suo intento.

Nicole si scosse dal torpore dei suoi pensieri e lo guardò stupita con i suoi espressivi occhi blu. Non si era resa conto che ci fosse qualcun altro sulla riva, ma probabilmente quel ragazzone dai capelli biondo cenere e luminosi occhi grigi era lì già da un po'.

"Ci conosciamo?" domandò con dignitosa diffidenza.

"Non proprio... ma, se la memoria non m'inganna, eravate tra gli invitati alle nozze del Conte."

"Sì, è vero, ma voi come fate a saperlo?"

"Sono una delle guardie di palazzo e... in quell'occasione non avevamo altro da fare che osservare... Mi chiamo Roberto."

Lei finalmente sorrise e gli prose la mano.

"Io sono Nicole. Piacere di fare la vostra conoscenza, Roberto."

"Il piacere è mio! Ma sarei felice se potessimo darci del tu..." rispose lui, accennando una piccola riverenza.

Nicole annuì, ma mantenne una certa diffidenza.

"Se sei una guardia dei Conti, come mai non sei a palazzo ora?"

"E' il mio giorno di libertà ed avevo bisogno di prendere una boccata d'ossigeno. Non tira una bella aria a palazzo, con le notizie che arrivano da Parigi! Così, me ne sono uscito prima che ci ripensassero e mi trattenessero in servizio per precauzione."

"Hai fatto bene. Anch'io sono molto preoccupata. La mia famiglia non è nobile, ma è piuttosto benestante e, anche se questa non è la Francia, non mi sento affatto al sicuro di questi tempi."

"E, se posso osare domandarlo, perché te ne stai qui malinconicamente sola?"

Quel giovane era piuttosto impertinente, ma simpatico, e Nicole aveva tanto bisogno di parlare con qualcuno. Quindi dopo un breve silenzio si decise a rispondergli.

"Pensavo... ai fantasmi del passato..."

"Un fantasma di nome Elena De La Fuente, ho indovinato?"

La ragazza sgranò gli occhi sbigottita.

"Sì... non so come tu abbia fatto, ma hai proprio indovinato! Io e mia cugina la conoscevamo fin da ragazzine. Eravamo presenti quando conobbe Jacques Leroux, sette anni fa, proprio da queste parti. Poi, io sono stata sua compagna in collegio, ma... purtroppo, mi rendo conto di non essere mai stata una buona amica, né per lei né per Suzanne Leroux. Ero così superficiale e frivola, avrei dovuto capire tante cose, invece... E' passato più di un anno da quando abbiamo saputo della morte di Elena e Jacques, ma io continuo a sentirmi in colpa, perché penso di essere stata involontariamente complice... diciamo nel creare i presupposti per questa tragedia."

IL PIRATA DEL LAGO 2 - Passato, presente e futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora