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Non uscì di casa per tre giorni.
Momo gli aveva detto che, in quelle condizioni, non poteva presentarsi al locale.
Era rimasto sdraiato sul letto a fare pressoché nulla.
Si alzava giusto per i bisogni fisiologici e poi si rimetteva sotto le coperte.
Di tanto in tanto sentiva il cellulare suonare, ma non aveva nemmeno la forza di aprire gli occhi per guardare chi fosse.
La furia di Shigaraki lo aveva travolto come un tir.
L’uomo era stato ripreso dalla corvina: ”Mai toccare il viso.”
Eppure quell’alone nero sullo zigomo e il labbro spaccato non sparivano.
Quella sera Momo aveva trovato come soluzione, oltre alla divisa integra, una maschera che gli coprisse metà del viso.
“Mi dispiace, ma alle 19 devi essere al locale. Che ti serva di lezione.”
Forse avrebbe dovuto rinunciare a quel barlume di vita felice, quello che aveva provato in quella sala prove, sentendosi come un ragazzo normale.
Aveva sbagliato nei confronti del biondo: non aveva risposto al suo messaggio, ma sperò che capisse.
Voleva rivederlo, ma non poteva farlo in quelle condizioni.
Iniziava ad odiare quel lavoro.
Quella notte nemmeno riuscì a concentrarsi, ritrovandosi a camminare sotto la neve dopo l’ennesimo cliente.

Restavano ancora tre giorni prima della competizione, ma Bakugou aveva perso le speranze di rivedere Kirishima, in più le visioni riguardanti Tanaka erano sempre più frequenti e violente, quindi il ragazzo non riusciva più a dormire.
Rischiò di fare un incidente per colpa di quelle notti passate in bianco a tentare disperatamente di dimenticare quel che era successo davanti ai suoi occhi.
Nacque una nuova canzone.
Parlava di una persona che, come unica soluzione rimasta, si allontanava da tutto e tutti, disillusa da ciò che accadeva, rassegnata ad una vita grigia.
"And the shadow of the day will embrace the world in gray and the sun will set for you."
Una canzone lenta, dolorosa, ma che esprimeva fino all'ultima nota la stanchezza e le speranze che si affievolivano, sperando in un futuro radioso, dove nessuno era più incatenato ad una vita che non voleva avere.
Mentre tornava a casa, in sella alla sua fidata moto, passò accanto ad una sagoma estremamente familiare. Frenò per controllare che fosse lui, il ragazzo di cui parlava la sua nuova canzone, ma questi si era confuso tra la folla. Attese qualche momento, scrutando ogni passante, ma dovette andar via, rassegnato che quella fosse stata solo una svista.

Freddo.
Solitudine.
Da quanto tempo vagava senza meta?
Non aveva voglia di rinchiudersi nuovamente in quelle quattro mura.
Aveva assaporato la libertà, difficile ora tornare alla vita di tutti i giorni.
Anche se aveva trascorso poco con quel ragazzo, gli mancava.
Sembrava che fosse unito a lui in un modo strano, quasi mistico.
Era riuscito a scoprire l'indirizzo di casa del biondo da un paio di giorni.
Non seppe come l'istinto lo aveva fatto giungere fin davanti a quella porta.
Tuttavia non riuscì a suonargli.
Decise di rimanere seduto lì davanti.
Si chiese se, vedendolo con quei segni sul corpo, avesse accettato ancora la sua presenza.

Sfrecciare tra le strade trafficate l'aiutava a distrarsi, a rilassarsi.
Tuttavia, quando realizzò l'ora tarda che s'era fatta, dovette ripiegare verso casa.
Parcheggiò il suo ruggente bolide nel box assegnatogli, per poi salire svogliatamente le scale, nella testa ancora risuonavano le note della canzone appena creata.
Quando vide un'ombra nera davanti la porta di casa, sudò freddo, credendo che fosse l'ennesima allucinazione.
Sospirando, salì l'ultima rampa, stupendosi di trovare il rosso accucciato, leggermente tremante.
"Eijiro...?" chiese incerto. La sua mente stava viaggiando in modo particolarmente realistico, di recente. Se quella fosse stata un'allucinazione, probabilmente ne sarebbe rimasto ferito.

Alzò di scatto la testa e si trovò davanti quei rubini che lo scrutavano incerti.
Gli occhi si fecero grandi per lo stupore di trovarsi quel ragazzo davanti.
Non sapeva di nuovo come comportarsi.
Perchè gli risultava tutto difficile con lui?
Gli era sempre bastato girare la testa dall'altro lato e nulla lo toccava nel profondo.
Con il biondo bastava solo incrociare il suo sguardo e andava in confusione.
Forse, con quel ragazzo, doveva smetterla di comportarsi in quel modo.
Forse doveva seguire l'istinto.
Facendosi sostegno con la parete alle spalle, fece un passo barcollante in avanti andando ad appoggiarsi con la fronte alla sua spalla.
"Scusami."

King Riot 2 ( KiriBaku - Boku No Hero Academia ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora