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Più passavano i giorni e meno stava a casa.
Si era gettato a capofitto nelle indagini, pur di non percepire quella sensazione che aveva cercato di sopprimere.
Inoltre, ora poteva anche scordarsi di portare il marito a fare una passeggiata intorno a casa o a cena fuori.
Lo amava, troppo, ma lo stava perdendo: meno passava tempo con lui e più si allontanava.
Non provò nemmeno soddisfazione quando ammanettarono l’uomo ricercato: due mesi di indagini, lo avevano portato ad un semplice senza quirk: drogava le vittime per strada, trascinandole poi nel primo posto abbandonato che trovava.
Non si sentì nemmeno orgoglioso di sé quando riuscì ad abbattere un Nomu, uscendone indenne.
Quando rientrava a casa, erano più le volte che trovava il marito assopito nei posti più impensabili e le loro chiacchierate si erano ridotte a un semplice ”Buongiorno.” o a frasi rapide, prima di scappare per il turno successivo.
Avrebbe voluto stare a casa un paio di giorni per riposare, ma continuò con il doppio turno senza sosta, usando il lavoro come sfogo personale.
Interviste rapide, missioni rapide.
Nulla gli dava più quella sensazione di aver svolto al meglio il proprio lavoro.
Nemmeno essere il secondo Pro Hero più giovane della storia.
Senza Bakugou accanto, non aveva più senso nulla.
Ed ecco poi che scoppiò il finimondo.
Sapevano che prima o poi sarebbe successo, ma aveva sperato che non accadesse mai: i Villains rinchiusi nel Tartaros insorsero.
”Katsuki, non so quando tornerò a casa. Qualunque cosa succeda, sappi che tornerò comunque da te. Ti amo.”
Rapido, forse aveva usato anche parole sbagliate in quel messaggio, ma era una promessa.
Si pentì, dopo una lunga battaglia con Shigaraki, di non essersi preso qualche giorno da dedicare a suo marito, nonostante la situazione gli facesse male.
Senza forze, liberò tutta la rabbia e la frustrazione che teneva dentro in quello scontro, uscendone vincitore solo il giorno seguente.
La battaglia imperversò anche nei giorni successivi, ma fu trasportato in ospedale per cure immediate e si presentò a casa con il braccio ingessato e bendato ovunque.
Voleva svegliarsi in quella stanza bianca con il marito accanto, voleva trovarlo accanto a lui che lo sgridava per il suo comportamento infantile, ma al biondo era stato proibito uscire di casa, sorvegliato per essere pronti a difenderlo in caso di pericolo.
“Sono tornato.” sibilò appena incrociò i rubini.
Odiava quella situazione, odiava quella vita forzata, odiava sé stesso.
Ma non avrebbe mai odiato quel ragazzo.

Quel messaggio gli aveva fatto saltare il cuore in gola. L'ansia lo stava rapidamente logorando, afferrandolo coi suoi artigli, graffiandolo sotto il suo peso, predatrice d'incertezze.
Più volte il forte stress lo condusse in ospedale a causa di orribili dolori al ventre.
Recovery Girl gli disse che doveva tranquillizzarsi, che preoccuparsi così tanto non serviva né a lui, né al bambino, né tanto meno a Red Riot.
Aveva passato le ore in cui gli avevano detto che stava in ospedale nel letto, il respiro corto e la testa che gli girava.
Voleva andare da lui, ma Mineta era stato convocato per usare i propri capelli per incollare letteralmente il biondo al letto, ma non era servito.
Bakugou si agitava come un dannato, quasi ne andasse della sua stessa vita, ma fu presto indotto al sonno dal quirk di una ragazza, la quale era una semplice matricola. Stimava molto il biondo, ammirava ciò che era riuscito a fare in quel breve tempo, le dispiaceva di dover usare il proprio quirk sul suo beniamino, ma l'ordine era stato fin troppo chiaro.
Rimase delusa quando scoprì di dover agire attraverso una porta chiusa, ma lo fece lo stesso.
Il silenzio calò poco dopo, dopo l'intensità delle grida del pro hero che si era accorto dell'inganno, ma ormai era stato irretito in quelle note.
Fortunatamente, si svegliò qualche ora prima che il rosso tornasse, ma comunque non riuscì a lasciare casa, così l'attese impaziente.
Non appena incrociò i suoi occhi, gli andò incontro, abbracciandolo.
Finalmente era tornato.
Era ammaccatissimo, certo, ma era vivo.
Aveva mantenuto la sua promessa.
Senza accorgersene, iniziò a piangere, mentre stringeva a sé, attento a non fargli male, il marito.
Una volta calmatosi, lo fece sedere sul divano, andandogli a preparare un tè, sperando che lo rinfrancasse un po'.
Erano stati dei giorni orribili, anche se aveva passato la maggior parte del tempo addormentato.
Ringraziò qualunque divinità, esistente e non, ad avergli permesso di vedere ancora il giovane.

King Riot 2 ( KiriBaku - Boku No Hero Academia ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora