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Gli sorrise tristemente.
"Come faccio se ogni cosa che ti dico o faccio qualcosa, sussulti o ti spaventi? Non mi sono dimenticato di quello che è successo ieri in ospedale. Però, se ti dà fastidio, eviterò anche di abbracciarti o di pressarti. Forse comportandomi da mamma chioccia sto solo peggiorando le cose." concluse accennando una risata.
"Aspetterò, anche in eterno, non mi interessa quanto tempo passerà, ma aspetterò. Buonanotte."
Gli sfiorò la guancia con le labbra, ma si rese conto di star venendo a meno delle sue parole di poco prima.
Si diresse in quel freddo letto.
Sospirò e mise le braccia sotto la testa.
Era ancor peggio della prima volta: sembrava che il marito si stesse lasciando quasi morire.
E lui non sapeva come rientrare nei suoi pensieri fissi.

Nonostante quelle parole confortanti, Bakugou si sentì scivolare.
Si era aggrappato disperatamente al rosso, come se fosse l'unico appiglio che avesse per non cadere nell'oblio della disperazione, della depressione, della follia.
Sottraendosi in quel modo, credendo di dargli più spazio, il rosso si era come scansato.
'Ecco cosa succede quando ti affidi agli altri.' gli disse crudele, impietosa, una voce nella sua mente.
Non si voltò quando lo vide andare via, accompagnandolo con lo sguardo attraverso lo specchio.
Passò un tempo indefinito guardando le proprie cicatrici, toccandosi più volte il ventre. Presto si sarebbe gonfiato, avrebbe assunto una forma diversa.
Sarebbe diventato orribile.
Sospirò: perché si stava abbattendo in quel modo?
Lui voleva solo che il rosso si comportasse come al solito, che non lo facesse sentire diverso.
Se non avesse cambiato comportamento, probabilmente non si sarebbe sentito così.
S'infilò a letto, notando che il rosso s'era assopito. Si stese accanto a lui, guardandolo con apprensione: Kirishima si stava impegnando tanto per lui e lui non riusciva a fargli capire che gli bastava solo la sua presenza.
Gli posò un leggero bacio, stendendosi, addormentandosi mentre guardava il suo viso rilassato.

Com'era venuto, il sonno scomparve, ritrovandosi ad aprire gli occhi in piena notte.
Si ritrovò il viso del marito a pochi centimetri dal suo: la luce del lampione lo illuminava appena, ma l'espressione dolorante gli provocò un nodo allo stomaco non indifferente.
Perché era sempre tutto così difficile?
Più cercava di aiutarlo e più falliva.
Voleva stringerlo a sé, cancellare tutti quei fantasmi che lo perseguitavano, vederlo di nuovo felice.
Lentamente si alzò e si vestì.
Stare a girare e rigirare nel letto avrebbe solo svegliato il biondo.
Prese le buste con i vestiti e cercò una lavanderia self service.
Nemmeno osservare senza senso il cestello di quella lavatrice gli faceva trovare un modo per aiutare l'altro.
Forse, quella notte, avrebbe dovuto lasciarlo morire.
Senza di lui non sarebbe stato stanco e sarebbe riuscito a sconfiggere quei Villains.
Forse lo aveva salvato solo per il senso del dovere.
In fondo, si erano lasciati.
Un senzatetto gli si avvicinò chiedendogli se avesse bisogno, scoprendosi a piangere.
Scosse la testa e gli porse una banconota, ringraziandolo della preoccupazione.
Ritirò i panni dall'asciugatrice e tornò il albergo.
"Vuoi la guerra? E guerra sia."
Era poco prima dell'alba quando rientrò in camera.
Spalancò le tende e scoprì il ragazzo togliendogli il piumone.
"Alzati pigrone! L'allenamento mattutino ci aspetta." disse ghignante, posando le mani sui fianchi.

Era un sogno bellissimo, ma doloroso al tempo stesso: lui era morto e vedeva la vita del rosso senza di lui.
L'aveva visto innamorarsi di qualcuno che lo meritava, lo vedeva sorridere, giocare con una bambina... Forse si era sposato con quella ragazza?
Saltò letteralmente sul letto, le mani scoppiettanti, pronto ad attaccare. Chi diamine urlava di mattina?!
Quando realizzò che era Kirishima, si strofinò la base del naso: "Si può sapere che cazzo hai da urlare?
Forse non aveva gridato, forse era lui che era ancora intontito dal sonno.
"Allenamento?" chiese interdetto.
Qualcosa scattò nella sua mente, proiettando se stesso ed il marito a scambiarsi colpi sul campo d'allenamento, sfidandosi e divertendosi come ai vecchi tempi.
"Diamine, ci sto!" s'illuminò schizzando giù dal letto ed andando verso il bagno, per poi fermarsi, tornare indietro, dare un rapido bacio al rosso, dandogli il buongiorno, per poi schizzare a farsi una doccia.

King Riot 2 ( KiriBaku - Boku No Hero Academia ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora