Capitolo 32

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COLE

Li guardai uno ad uno, i visi stanchi erano la prova di una giornata che era meglio non trascorrere. Una parte di me si sentiva in colpa perché sapevo che era tutto a causa mia, di mio padre e della mia insulsa vita. Se uno di loro fosse sparito nel nulla, avrei dato di matto. Ed era già successo in effetti, con Ella.

Riaprire gli occhi e vederla in lacrime davanti a me, fu la cosa peggiore che avessi mai visto. I suoi occhi non meritavano alcuna tristezza, il suo cuore ancor meno. Per mia fortuna Charlie capì all'istante che si trattava del pacemaker, ci mise poco a prendere l'occorrente per riavviarlo. Ci misi un po' a riprendermi, anche perché Ella mi si buttò addosso in preda al pianto, riuscii a vedere i loro volti impauriti e mi tornò in mente ogni cosa. Mi sentivo in colpa perché oltre ad averli impauriti per più di quattro ore dovevo coinvolgerli in qualcosa di molto più spaventoso. Non volevo farlo, ma avevo un gran bisogno di aiuto.

"Riguarda il fatto che sei sparito per ore?" chiese il biondo. "O che ti abbiamo trovato fuori praticamente morto?"

"Non ero morto."

"Tecnicamente ha ragione lui." intervenne Charlie. "Se il cuore smette di battere l'attività cerebrale e cellulare persiste per altri sette minuti." spiegò. Josh rimase a pensarci su, Rayan scosse la testa tornando a guardare me. Guardai per un istante Ella, in fondo allo scantinato seduta sulle scale con tutta la sua fragile delicatezza e quelle gambe lunghe piegate per essere abbracciate e strette contro il petto. Non distolse lo sguardo vedendomi anzi, mi guardava fisso, come se stesse pensando a qualcosa di ultraterreno.

Presi un respiro profondo e tornai a guardare i ragazzi.

"Vi ho convocato per una riunione perché sono nei guai. Guai seri." incrociai le braccia al petto. "C'erano dei tipi alla fiera, avevano tutti lo stesso giubbotto nero, li avevo notati in lontananza già qualche ora prima fissarmi da lontano ma avevo deciso che era meglio rimanere lontani da eventuali pericoli."

"Li avevi mai visti prima di oggi?" chiese Rayan.

Scossi la testa. "No. Ma loro sapevano chi ero io. Il mio errore è stato dire il mio vero nome per i documenti dell'auto, mi hanno riconosciuto subito. Dopo un paio d'ore hanno approfittato della confusione per prendermi alla sprovvista e aggredirmi."

Charlie corrugò la fronte. "Come sapevano chi eri?"

"Mio padre era in affari con loro. A quanto pare era indebitato fino all'osso e poiché non riescono a trovarlo.."

"Se la sono presa con te." Rayan terminò la frase al posto mio. "Di certo non puoi dire in giro che è morto."

"Ed è per questo che sono nei guai." sciolsi le braccia poggiandole sul tavolo in legno davanti a me. "Sanno che Richard è morto e vogliono che io ripaghi il suo debito."

"Altrimenti?" chiese Josh seduto a terra con le spalle contro la parete.

"Finirei come mio padre suppongo."

Rayan in piedi davanti a me guardò Charlie e poi Josh. Ella chiuse gli occhi.

"Scusate ma direi di affrontarli."

"Stupido dirlo da parte tua. Mi sarei aspettato una risposta del genere da Josh." disse Charlie avvicinandosi a lui.

Quest'ultimo lo guardò male. "Tante grazie."

"Non possiamo affrontarli, non sappiamo niente sul loro conto. Non sappiamo quanti sono, che forza o influenza hanno. Se hanno armi o se posseggono un giro solido. Potremmo ritrovarci in guai seri affrontandoli alla cieca."

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora