Capitolo 50

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COLE

Guardai Ella seduta davanti a me e mi morsi l'interno dell guancia per trattenermi dal dirle qualcosa. Avevo provato a sedermi accanto a lei ma mi cacciò letteralmente quando iniziai a infastidirla durante la lezione. Era così impossibile per me non stuzzicarla con quella gonna e mi divertiva da matti farla innervosire. Sotto sotto sapevo che anche lei ne era divertita ma il suo buon senso angelico aveva sempre la meglio su di lei e finiva col mettere il muso e rimproverarmi.
Stuzzicarla da dietro mi era più difficile, il tipo accanto a lei mi fulminava con lo sguardo ogni volta che le lanciavo una pallina di carta poiché finiva sempre per cadere sulla sua parte del banco. E inoltre lo beccavo spesso a guardarla con la coda dell'occhio e ciò mi spingeva a lanciare altre palline.

La pianti?

Sorrisi sentendola nella mia testa e le lanciai un'altra pallina.

No. Hai fatto la tua lista?

Ancora no. Ora lasciami seguire la lezione.

Storsi il naso e guardai la lavagna piena di numeri e lettere.

È matematica, angelo. Ti interessa davvero?

No, ma bisogna seguire lo stesso. È così che si prendono buoni voti.

Ma tanto poi si copia.

Si girò di scatto guardandomi male. Per fortuna la prof era girata di spalle per completare l'esercizio alla lavagna.

"Non si copia. Non si fa." sussurrò sottovoce.

"È scritto nella Bibbia anche questo?" inarcai un sopracciglio guardandola divertita. Ella alzò gli occhi al cielo e tornò dritta dandomi le spalle.

Concentrati sulla lezione, Cole.

Stavolta fui io ad alzare gli occhi al cielo e strappai un altro pezzo di carta iniziando poi a farne una pallina fra le dita. Valutai per un momento di lanciarla un po' più in là verso Rayan, stava praticamente dormendo sul banco con le labbra schiuse. Era fortunato, il tipo davanti a lui doveva essere alto almeno uno e novanta e lo copriva perfettamente dalla visuale dell'insegnante. Mi morsi il labbro e presi la mira socchiudendo gli occhi, lanciai la pallina nella sua direzione che gli finì dritta in bocca. Si svegliò di colpo iniziando a tossire rumorosamente e tutti si girarono nella sua direzione.

"Sta soffocando!" disse una ragazza a due banchi di distanza. Sgranai gli occhi e osservai la scena, Josh si alzò iniziando a colpire la schiena del biondino col libro di matematica. Funzionò, Rayan sputò la pallina sul banco portandosi poi una mano sul petto.

"Oddio stavo per morire.."

La prof lo guardò sospirando. "Ora che siamo certi che è ancora vivo signor Connel, possiamo tornare al nostro esercizio?"

Quando tornò alla lavagna girata di spalle, Ella si voltò lentamente verso di me guardandomi con uno sguardo truce.

"Da domani niente più scuola per te."

****

Mi era mancata la scuola. Stare a casa da solo per giorni mi aveva fatto comprendere l'importanza di alcune piccole cose. Uscire di casa e trovare il sole, parlare con qualcuno che non sia sempre la stessa persona, godere i sorrisi degli altri, andare a mensa tutti insieme e parlare di ogni cosa passi per la testa, gli scherzi in classe e gli sport di squadra. Molte volte tendiamo tutti a dare per scontato tante piccole cose della nostra vita che neanche notiamo, solo una volta che ne veniamo privati ne capiamo l'importanza. Così come avevo capito l'importanza di Ella nella mia vita dopo che se n'era andata, o quella dei miei amici stando lontano da loro. E pensavo a tutto questo proprio quel pomeriggio, sul campo da football. Ero riuscito ad entrare in squadra anche se non potevo ancora buttarmi a capofitto nel gioco per via del mio recente intervento. Mi spettava prima fare degli esercizi, molti esercizi, che mi tenevano lontano dagli altri ragazzi, almeno finché il mio corpo non si fosse abituato agli sforzi.
Correvo lungo il bordo campo con la mia tuta grigia ormai sudata sulla schiena, le ragazze bisbigliavano e ridacchiavano ogni qual volta che passavo davanti ai loro occhi, tutte rigide e arrossite mi seguivano con lo sguardo mentre percorrevo i miei giri. Un altro gruppetto si era appostato alla fine degli spalti per osservare la squadra che simulava una partita, tutte in crisi ogni qual volta Rayan segnava un punto o si bagnava la testa con una bottiglietta d'acqua per il troppo caldo. Ogni anno era così e solitamente mi beavo di tanta attenzione, ma stranamente quell'anno mi fu indifferente.
Per le cheerleader, al contrario, si appostavano i ragazzi, cosa che tenni d'occhio fin dall'inizio degli allenamenti.
A tutte le ragazze piaceva essere guardate e 'apprezzate', ma ad Ella no. Le potevo leggere il disagio sul volto ogni volta che le fischiavano dietro o le urlavano quanto fosse bella, solo che uscì in maniera molto più volgare dalla loro bocca. Cercai di non dare di matto nonostante mi creava un fastidio assurdo, ero stato avvisato dalla preside White al mio rientro che avrei dovuto mantenere una buona condotta per poter raggiungere i crediti che mi servivano e per poter superare l'anno. Ciò significava niente risse, niente disagi in giro e niente scenate. Dovevo mantenere la calma ed ero sicuro che Ella mi avrebbe detto esattamente la stessa cosa. Eppure la mia pazienza era messa a dura prova, ed era solo il primo pomeriggio che passavo li.
Rallentai per prendere un po' di fiato e tornai a guardare le cheerleader. Il loro allenamento doveva essere finito perché le beccai a chiacchierare come se niente fosse recuperando le proprie cose. Nicole sorrideva a qualunque idiota le fissasse le tette e io mi chiesi come avessi fatto a stare con una ragazza del genere. Un ragazzo che riconobbi come Jonah Sandler scavalcò il muretto che divideva gli spalti dal bordo campo e raggiunse le ragazze mentre il resto dei suoi amici rimase lì a guardarlo ridendo fra loro. Si avvicinò ad Ella prendendole uno dei pon pon, lei si voltò di scatto guardandolo confusa e disse qualcosa che non arrivò al mio udito. Lui sorrise per poi squadrare la mia ragazza da capo a piedi e dirle qualcosa. Mi fermai e li osservai corrugando la fronte, mi irritava non poter sentire la conversazione, mi irritava vedere lui continuare a farle quel sorriso da idiota e più di tutti mi irritava vedere lei che perdeva altro tempo a parlare con lui.
Jonah si avvicinò maggiormente, un po' troppo per i miei gusti, mise una mano sul suo fianco e si sporse parlandole all'orecchio. Strinsi le labbra e mi decisi ad avvicinarmi, con uno spintone lo allontanai da lei godendomi la sua espressione da idiota confuso e mi misi tra loro.

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora