Capitolo 51

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ELLA

"Si può sapere dove stiamo andando a quest'ora?" chiesi guardandolo. Cole guidava prestando attenzione alla strada, con una mano sul volante e l'altra piegata sulla sporgenza dello sportello. Fece un mezzo sorriso alla mia domanda ma non distolse lo sguardo davanti a sé.

"Perché non puoi aspettare e basta?"

"Perché in un certo senso mi stai inquietando."

"Per quale ragione dovrei essere inquietante?"

"Sono le cinque del mattino e mi hai portato via di casa in fretta e furia senza spiegarmi nulla. E poi.." guardai fuori dal finestrino tutto ciò che ci circondava, ovvero il nulla. "...non so neanche dove siamo finiti." mormorai guardando la strada sterrata circondata da pianura.

Cole ridacchiò leggermente. "Fidati di me. Aspetta e vedrai."

"Ora sei ancora più inquietante."

"Ella non sto per ucciderti se é questa la sensazione che hai."

"Menomale.." sussurrai sospirando. Lui smise di sorridere e corrugò la fronte.

"Pensavi sul serio che volessi ucciderti?"

"No, ma dai.." finsi una risata. Il suo comportamento era sul serio ambiguo e inquietante e per un attimo mi balenò un pensiero del genere in mente ma lo respinsi subito. Cole non mi aveva mai fatto del male e sapevo che non me ne avrebbe mai fatto, anzi aveva un istinto di protezione nei miei confronti al quanto considerevole. Lo stesso che aveva per i suoi amici. Nonostante mesi fa avesse sparato a suo padre e lo avesse a tutti gli effetti ucciso, non era una cattiva persona e non avrebbe mai ripetuto quel gesto una seconda volta nella sua vita. Ma mi piaceva stuzzicarlo un po', proprio come lui faceva con me.
Non ricevendo alcuna informazione da parte sua sulla destinazione, lasciai perdere le domande e aspettai in silenzio di arrivare. Avevamo dormito ben poco, nel tardo pomeriggio gli avevo mostrato la lista e per quasi tutta la sera ne parlammo, lui stuzzicandomi anche di tanto in tanto. Quando finalmente andammo a dormire, riaprire poi gli occhi mi sembrò una tortura, quasi come se avessi dormito solo dieci minuti. Ma lui insistette e mi tirò fuori dal letto praticamente con la forza ignorando le mie suppliche di lasciarmi dormire ancora un po'. Entrambi con ancora il pigiama entrammo in macchina e da lì ci furono solo le mie domande senza risposta.
Dopo aver percorso un lungo sterrato Cole si accostò spegnendo il motore, poi mi guardò.

"Siamo arrivati."

"E dove?"

Lui sorrise poi indicò col dito un piccolo punto in lontananza circondato da luci, su una distesa di prato verde. Assottigliai gli occhi per poterlo mettere a fuoco ma non ci riuscii, era troppo lontano e il buio non aiutava.

"Non capisco."

Lui continuò a sorridermi scendendo dall'auto. "Dai vieni."

Alzai gli occhi al cielo e scesi anch'io, facendo il giro lo raggiunsi e insieme ci incamminammo sull'erba verso quel punto impreciso. L'erba era umida e puzzava, almeno avevamo messo le scarpe prima di uscire.
Quando fummo ad una distanza discreta iniziai ad individuare un enorme cesto marrone, o almeno era ciò che sembrava a me, un tipo con una felpa nera e un jeans dello stesso colore stava sistemando un enorme telo al di sopra di un ventilatore e il tutto era circondato da alcune lanterne di luce bianca. Corrugai la fronte e guardai Cole.

"Lui chi è?"

"Sul serio Ella? Lui è l'unica cosa che hai notato?"

"Beh...c'è un cesto, un telo e un ventilatore."

Alzò gli occhi al cielo. "È una mongolfiera. La sta gonfiando."

"Oh." inarcai le sopracciglia sorpresa e tornai a guardare il telo che effettivamente iniziava ad alzarsi da terra. Arrivammo davanti al cesto per poi fermarci, quando il tipo ci vide fece un cenno del capo a Cole per poi raggiungerci.

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora