Capitolo 30

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COLE

Guardai quei patetici tipi davanti a me intenti a parlare della mia Cadillac con quei patetici vestiti e quelle patetiche smorfie da malati di automobili. Quel tipo col cardigan, Tedd, non smetteva un secondo di parlare della sua grande collezione nascosta nel garage della sua bellissima casa in campagna. Gli avrei strappato volentieri quel maglione a giromaniche , mi dava ai nervi, non aveva neanche senso un maglione senza le maniche. Ma chi diavolo lo aveva inventato?

"Prego, firmi qui e poi li dove ho messo una crocetta." Ridd mi rivolse quel sorriso gigante porgendomi qualche foglio da firmare. Cercai di leggerlo velocemente prima di firmare per evitare altri casini coi ragazzi, l'unica cosa positiva a cui riuscii ad aggrapparmi erano quei trentacinque mila dollari. Era anche molto più della puntata che avevo stabilito per l'asta.

Mi velocizzai a firmare quei fogli e glieli porsi nuovamente sicuro che non ci fosse alcun pericolo, anzi c'erano un sacco di normative sulla privacy e questo non poteva che giovare.

Guardandomi intorno le persone sembravano essere aumentate, intorno alle auto ancora esposte c'era molta più folla di prima, mi chiesi se avrei potuto guadagnare di più vendendo la Cadillac più tardi, ma se avevo imparato qualcosa dagli insegnamenti religiosi di Ella era che avevamo avuto una grande mano dal cielo e desiderare di più non ci avrebbe fatto guadagnare niente.

Più che mano dal cielo io lo definivo avere culo. Questione di prospettiva.

Cercai fra la folla i ragazzi ma il chiosco dov'ero era distante da loro, riuscii però a intercettare lo sguardo di qualcuno. Un uomo dagli occhi scuri e una leggera barba sul mento mi fissava da lontano, e nonostante avessi incrociato il suo sguardo i suoi occhi non lasciarono i miei, al contrario sembrò guardarmi con insistenza. Accanto a lui vi erano altri quattro uomini, ognuno di loro indossava un giubbotto di pelle nera da cui fuoriusciva della pelliccia del medesimo colore, jeans e tatuaggi, chi più chi meno. Classico gruppo di ribelli di città classicamente visti nei film, fedelmente ricreati dovevo ammetterlo, ma tralasciando ciò qualcosa non mi quadrava. Mi guardai intorno, nessuno volgeva loro lo sguardo, confermai a me stesso che stavano guardando me. Che fosse per il mio nome detto al microfono? Scossi la testa e distolsi lo sguardo da loro, stavo andando in paranoia per colpa dei ragazzi, nessuno poteva conoscermi a chilometri di distanza da casa, né me né mio padre.

"E' stato un piacere signor Sprouse." Ridd mi strinse la mano sorridendo, me la strinse anche quel Tedd congratulandosi per l'ennesima volta della macchina, per quel che vale a nessuno dei due ricambiai alcun sorriso e me ne andai senza rispondere alle sue avance. Volevo ancora uccidere quel cardigan.

Mi allontanai cercando i miei amici, c'era decisamente troppa folla, probabilmente avrei dovuto chiamarli. Poco prima che potessi prendere il cellulare dalla tasca sentii una pacca sulla spalla, Rayan mi sorrise con un bibitone colorato in mano.

"Hai fatto?"

"Si, non ne potevo più..c'è gente strana qui."

"Si, si...ma i bigliettoni?"

Alzai gli occhi al cielo e gli porsi l'assegno. Lo prese con un sorrisone stampato in viso e lo guardò meglio alla luce del sole come se fosse un gratta e vinci.

"Ventisette mila?" mi guardò dubbioso. "Ma erano trentacinque mila."

"Ne trattengono una piccola percentuale per beneficenza, è sul contratto."

"Ah, beh..meglio di niente." alzò le spalle per poi bere quella strana cosa colorata, gli altri ci raggiunsero proprio in quel momento e il biondo sventolò l'assegno come se fosse già oro nelle sue mani.

"Non dovresti sventolare così un assegno, potresti perderlo o farti derubare." Charlie glielo prese dalle mani, lo guardò attentamente e poi lo mise nel suo fedele zainetto.

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora