1. Seoul

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«Suna muoviti o faremo tardi!» Urla mia sorella trascinandomi fuori di casa.

Una volta salite in macchina l'autista parte direzione aeroporto.

«Non vedo l'ora di tornare a vivere in Corea.» Mia sorella è davvero entusiasta di ritornare a casa.

Una volta arrivate in aeroporto eseguiamo tutti i controlli per poi salire sull'aere pronte per un nuovo inizio.

Sono italo-coreana, mia madre è coreana mentre mio padre è italiano da parte di madre. Abbiamo vissuto in Italia per tutti questi anni e venivamo in corea solo per le vacanze.

Rin era piccola e fortunatamente per lei non fu così terribile per me invece fu difficile lasciare il mio migliore amico.

Qualche anno fai tornai a Seoul insieme a mia madre per passare a trovare Cha Min-jae, per l'appunto il mio migliore amico. Passavamo ore al telefono a parlare del più e del meno, a fare videochiamate per tenerci aggiornati.

Un paio di anni fa mio padre venne a mancare e non eravamo pronte per lasciare l'Italia, mia sorella era distrutta. È sempre stata legata molto a papà. Personalmente non ho mai esternato i miei sentimenti o le mie emozioni, ma manca tanto anche a me.

«Unni a che pensi?» Mi chiede riportandomi alla realtà.

«Niente, sono solo felice di poter rivedere Min-jae.» Le sorrido.

«Beh non dovrai attendere molto, guarda la.» Indica dall'altra parte delle porte e intravedo la sua figura slanciata.

Lo raggiungo di fretta e mi precipito fra le sue braccia, mi è mancato davvero tanto. Sta bene anche tutto coperto per non farsi riconoscere.

«Potevo venire io da te. Se ti vedono inizieranno a farti foto e sai come va a finire.» Lo rimprovero preoccupata.

«Va tutto bene. Signora Park come sta?» Chiede abbracciando mia madre.

«Tutto bene grazie.» Mentre mia madre lo saluta e lo riempie di complimenti io mi guardo intorno per paura di qualche paparazzo nei paraggi.

«Che ne dite se continuiamo questa conversazione in macchina.» Li trascino verso l'uscita dell'aeroporto.

Una volta usciti saliamo in macchina e partiamo per andare al nostro appartamento.

Il tragitto fu molto movimentato. Mamma e Rin hanno riempito Min-jae di domande. Se ha la ragazza, come va con la band e se sul set procede bene, insomma un interrogatorio, ma il quarto grado termina appena arriviamo.

Sono davvero curiosa di sapere com'è l'appartamento in questo comprensorio. Quando mamma ci disse di aver comprato casa in uno dei palazzi più lussuoso di tutta Seoul io e mia sorella non potevamo crederci.

Mia madre lavora in ospedale come capo di chirurgia quindi economicamente siamo sempre stati benestanti, ma non mi sarei ami aspettata di vivere qui.

L'ascensore si ferma al nostro piano e filamenti entriamo in casa.

Si entra attraversando un piccolo corridoio dopodiché, l'intero appartamento di apre su un open space cucina, soggiorno e sala da pranzo. Tutti i pensili sono bianchi e grigi, a parer mio sono molto eleganti. Una piccola porta al lato del soggiorno porta alla camera padronale con cabina armadio e bagno privato in stanza. Dalla parte opposta si trova la mia e quella di mia sorella. Entrambe le camere sono uguali, letto da una piazza e mezza, e armadio capiente. Le due camere sono divise da un piccolo corridoio che porta anche al bagno in comune.

Adoro questa casa.

«Guarda la vista, si vede tutta Seoul.» Mi avvicino ad una delle vetrate che circonda l'appartamento.

«Sistemate le valigie così potete andare a fare un giro.» Interviene nostra madre riportandoci con i piedi per terra.

Una volta sistemate le cose principali si è già fatta l'ora di cena quindi salutiamo mamma e usciamo di casa.

«Dove andiamo di bello?» Rin è davvero elettrizzata, sono felice di vederla così contenta.

«Che ne di te du un giro veloce e poi tteokbokki?» Propone Min-jae.

Io e mia sorella ci scambiamo uno sguardo complice prima di annuire a trentadue denti.

Mi è davvero mancata questa città. Ho passato l'intera infanzia qui e quando ci dissero che ci saremmo trasferiti in un altro paese mi crollo tutto addosso.

«Min-jae ti ricordi quando da piccoli abbiamo inciso su quell'albero le nostre iniziali?» Chiedo guardando in parco che stiamo oltrepassando.

«Come potrei dimenticarmi. Quel giorno pioveva tantissimo e non volevi più tornare a casa perché quell'albero sarebbe stato abbattuto il giorno dopo. Piangevi davvero tanto, ma come puoi vedere gli anni sono passati, ma lui è ancora li.» Sorride stringendomi a se.

Arriviamo finalmente al ristorante, sto letteralmente morendo di fame. Il locale è abbastanza affollato, MIn-jae chiede qualcosa al cameriere che ci porta in una parte del locale più tranquilla. Ci siamo noi e un gruppo di ragazzi.

Ordiniamo senza neanche aspettare tre porzioni di tteokbokki e tre sprite.

«Come mai siamo così appartati?» Chiede mia sorella guardandosi attorno.

«Vuoi passare tutta la sera a evitare fotografi e a nasconderti dietro il menu?» Le chiedo sarcasticamente.

«Hai ragione non ci avevo pensato, scusa oppa.» Abbassa la testa imbarazzata mentre io e Min-jae scoppiamo a ridere.

Passiamo tutta la serata a ridere e scherzare. Rin ci prende in giro per le figuracce fatte da piccoli e noi prendiamo in giro lei per le sue, ma per tutta la cena sento gli occhi di qualcuno puntati addosso.

Uno dei ragazzi dell'altro tavolo non mi toglie gli occhi di dosso, mi sento davvero a disagio.

«Unni che fai rimani li? Guarda che se non ti muovi andiamo via senza di te.» Dice mia sorella mentre si avvia all'uscita.

«Cosa? No! Aspettatemi!» Mi alzo molto velocemente e li raggiungo, ma nella mia enorme goffaggine inciampo.

Posso già sentire il pavimento freddo sul mio corpo, ma quando apro gli occhi mi trovo tra le braccia di un ragazzo.

Rimango a guardarlo intensamente per qualche secondo.

I suoi lineamenti sono perfetti. Capelli leggermente mossi color cioccolato, occhi penetranti e due labbra tanto carine. Il tutto familiare.

«Suna andiamo dai!» Urla mia sorella. Ringrazio il ragazzo e raggiungo fuori Rin e Min-jae.

«Tutto bene? Perché ci hai messo tanto?» Chiede quest'ultimo preoccupato.

«Tutto bene, avevo dimenticato il telefono.»

«Sempre la solita.» Addirittura in coro lo dicono poi ci avviamo verso casa.

Li guardo allontanarsi poi mi giro verso il locale per vedere se lui era li poi quando mi chiamano li raggiungo e li prendo a braccetto.

𝗱𝗼𝗻'𝘁 𝗹𝗲𝗮𝘃𝗲 𝗺𝗲 // ᴶᴷDove le storie prendono vita. Scoprilo ora