Pacchetto di sigarette

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Il tartassante suono della sveglia interrompe quello che era un pacifico sonno, il quale non mi capitava da forse troppo tempo.
Dopo averla rimandata per almeno 5 volte, come mio solito, decido di dare un occhio all'orologio al mio polso: 7:20.
Devo alzarmi o perderò l'autobus. Di nuovo.

Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, dopo la laurea iniziare subito la magistrale è stato come non finire mai realmente.
Forse da una parte non è neanche che come me la immaginavo, però ancora non voglio dare pareri definitivi. Non sono il tipo che molla alle prime difficoltà.
Salto giù dal letto e mi catapulto in bagno a prepararmi, oggi in realtà ho anche qualche lezione che mi piace.

Ore 7:40, esco di casa e mi infilo immediatamente le cuffie già nel tragitto fino alla fermata dell'autobus. Spotify, stamattina sono in vena di Ed Sheeran, e quindi Ed sia.
Fortunatamente quando arriva il bus riesco ad aggiudicarmi un posto a sedere.
Mentre ci muoviamo osservo la bellezza della mia città, Bologna, sotto la pioggia. È incredibile come riesca ad amarla nonostante il mio odio profondo per l'inverno e la pioggia in generale.

Mentre scendo dall'autobus la pioggia decide di rinforzare la sua cadenza, e mi costringe a tirare fuori l'ombrello, quando avrei voluto soltanto usare il cappuccio per evitarmi la fatica di tirarlo fuori dallo zaino e aprirlo. Altri ragazzi iniziano a correre, un ragazzo poco prima di me, probabilmente preso dalla furia di sfuggire al diluvio perde qualcosa.

Lo raccolgo, è un pacchetto di sigarette. Da una parte sono tentata di lasciarlo lì perché non ho voglia di rincorrerlo per ridarglielo, detesto il fumo e non sono ancora abbastanza sveglia per correre. Però, il senso di colpa, non so come, mi spinge a fare una corsa con zaino ancora aperto, ombrello ripiegato in una mano e il pacchetto nell'altra.

"Scusa" mi esce fievolmente, ho il fiato smorzato dallo sforzo e anche dall'imbarazzo un po'. Ha le cuffie forse, non mi ha sentito.

"Scusa!" Ripeto a voce più alta. Questa volta si gira e si ferma, guardandomi con fare interrogativo e sfoggiando un'espressione seria e impassibile.

Con ancora il fiatone dico "Hai perso queste, credo". Il ragazzo, che solo adesso posso osservare veramente, è piuttosto alto. Capelli e occhi castani con una leggera barbetta un po' incolta e un baffetto.

Mi guarda la mano in cui tengo il pacchetto, che è pure leggermente umido poiché caduto sull'asfalto bagnato. Immediatamente spunta un accenno di sorriso sul suo volto, si toglie una cuffia dall'orecchio e dice "Oh si, ti ringrazio, non me ne ero accorto". Gli porgo le sigarette e mi allontano, farfugliando un "Figurati" e ricambiando il sorriso. Subito dopo chiudo lo zaino e apro finalmente l'ombrello.

Effettivamente avrei potuto offrirgli di stare sotto assieme a me, ma d'altronde non l'ho mai visto e potrebbe essere anche un maniaco sessuale per quanto so. Mi scrollo da quel leggero senso di colpa che mi sta balenando in mente e continuo il mio tragitto fino ad arrivare all'edificio dove ho lezione.
Anche oggi sono riuscita ad arrivare sana e salva. Un po' zuppa, ma sono arrivata.

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