Uno schiaffo

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Lancio letteralmente lo zaino non appena entro in camera.
Le gambe mi fanno un male atroce, me le sento tutte intorpidite, il dolore mi sale tutto fino alla schiena.
Non ho più l'età per i concerti.

Sono contenta di come è andata in fin dei conti, pensavo di sentirmi male.
Però probabilmente la mia determinazione a livello psicologico ha prevalso sull'esaurimento fisico.
In effetti, anche il sostegno di Dario mi ha aiutato molto.
Ci siamo divertiti un sacco e siamo stati bene.

Quando vado a letto, questa seria mi balena la scena in macchina prima di dileguarmi.

Cosa voleva fare Dario?

Sarà stato sicuramente un gesto involontario, non era una carezza, o niente di lontanamente simile a un gesto romantico. Probabilmente lo hanno divertito i miei capelli scompigliati e la mia faccia "appena sveglia". Voleva prendermi un po' in giro, ma era troppo stanco per farlo.
È sicuramente così.

Il cuore inizia a battere più rapidamente, e mi prende una fitta allo stomaco.
Basta, Sara, non è sicuramente niente di tutto ciò che tu possa immaginare.

Non può essere che ora mi ritornino in mente proprio adesso tutte queste cose. Proprio ora che non ci pensavo più.

Un bel respirone e passa tutto, chiudo gli occhi per cercare di regolarizzare il battito cardiaco.

Devo comportarmi come sempre e basta.
Non voglio che ci sia imbarazzo tra di noi.
Farò finta di nulla quando ci vedremo.

Entro su Instagram per vedere se Ed ha postato già qualche foto del pubblico, per controllare se riesco a vedermi, anche se è strano.
Mi salta all'occhio una storia di Dario, deve averla fatta quando non guardavo.
L'apro e vedo che ci sono io che canto, senza accorgermi minimamente di essere ripresa, mentre lui se la ride alle mie spalle. Inquadra ed e poi tutto il pubblico.

È proprio scemo.
Ma gli voglio bene per questo.

È estrani che abbia deciso di postare su Instagram una cosa così, uno che odia così tanto quel social. Alla fine lo ha reso visibile solo agli "amici più stretti", quindi è comunque rimasto un qualcosa di "intimo", se così si può dire.

Raccolgo le poche forze che mi sono rimaste per andare in doccia, decido di non lavami i capelli perché è troppo tardi per accendere il phon e poi mi addormenterei durante l'asciugatura.
L'acqua fresca servirà a lavare via il sudore e i pensieri strani che mi balenano per la mente.
Lo fa sempre.

Con le palpebre pesanti come macigni esco dalla doccia e infilo un pantaloncino e una maglietta del pigiama, mi butto a peso morto sul letto per poi cadere in un sonno profondo.

- - - -

La sessione estiva è praticamente finita. Ora non ci resta altro che preparare le tesi per la discussione, che avverrà intorno a Ottobre.
Per il resto possiamo dire di avere l'estate praticamente libera.

Siamo sul divano dello studio di Space valley, i ragazzi stanno facendo una partita, o forse più torneo a FIFA.
Oramai passiamo spesso qui le giornate di pioggia, anche se è quasi estate inoltrata.

Marta è seduta in braccio a Tonno,
io sono seduta tra Frank e Dario che stanno osservando il duello tra Cesare e Nelson, molto combattuto.

La mia gamba sinistra è accavallata sulla gamba destra di Dario.
Stiamo morendo dalle risate.
Sono un po' stanca, e piano piano poggio la testa sulla spalla di Dario, lui mi avvolge le spalle col suo braccio mentre continua a parlare di una collaborazione con un'azienda insieme a Frank, chiedendo anche a me qualche consiglio in quanto comunicazione con il partner stesso.
Ne discutiamo un po', provo a dargli qualche consiglio, per quanto mi sia possibile.

Dopo qualche partita degli altri, lo sfido io, da piccola ci giocavo con mio cugino ed ero una forza.


- - - -

"Goool" esclamo sollevando le braccia per aria e saltellando.

"Stai comunque perdendo 5 a 3" dice Dario con aria beffarda "sono imbattuto, è inutile." aggiunge con tono ancora più fiero.

Gli tiro una spinta col piede sulla coscia facendolo scivolare giù dal pouf che dividiamo, lui mi afferra la caviglia e scivoliamo a terra insieme. Impatto su di lui prima di cadere sul pavimento.

"Cretino!" Urlo scoppiando a ridere, tenendomi il braccio che mi fa male a causa della botta sul pavimento.
"Sei tu che hai iniziato!" fa una smorfia e una lieve esclamazione di dolore.

Stiamo qualche secondo così, a ridere senza motivo, sdraiati a terra.

E mi sento davvero bene, mi sento viva.
Mi sembra di aver ritrovato me stessa da quando conosco Dario.

E i suoi occhi, mi aiutano sempre a trovare la strada di casa, che va verso la vera me.
Grazie a lui ho conosciuto la vera me, e non potrò mai ringraziarlo abbastanza.
Ho ricominciato ad avere fiducia in me, ad accettare le parti di me che ho sempre tentato di nascondere anche a me stessa.

Non posso permettermi di rovinare questo, ora che tutto tra di noi va bene, che riusciamo ad essere così dannatamente spontanei e sinceri.

"Se avete finito di fare i piccioncini, vorremmo fare una partita io e Frankie, miei cari fringuelli." dice una figura dalla barba rossa che ci sovrasta dall'alto.

Roteo gli occhi verso il cielo, mi aggrappo alla mano che mi sta tendendo e mi tiro in piedi.

"Questa storia è vecchia e ormai superata, Tone." dico una volta in piedi, con aria di sfida.

"Non mi pare che e tu l'abbia superata Saretta, sei sempre incollata a Dario, e i tuoi occhi dicono che vorresti esattamente il contrario. Sòccia, lo vediamo tutti.. tranne voi due." dice scoppiando a ridere.

Sento le guance avvampare, fingo un sorriso e mi allontano.

Mentre esco dalla zona relax sento Cesare dire:"Tonno pensa un po' al tuo pappagallo invece che a quello degli altri." con tono vagamente di rimprovero.
Scoppiano tutti a ridere.

Divento improvvisamente seria, Tonno ha detto davvero una cosa del genere?

Non proferisco parola, mi avvio verso la cucina e mi prendo un bicchier d'acqua.

Quella frase è stata come uno schiaffo in pieno viso, e sento le mie guance che iniziano ad avvampare proprio come se avessero ricevuto un vero ceffone.
Ma l'unico schiaffo che ho ricevuto, è probabilmente quello della realtà.

Sento l'ansia crescermi nello stomaco, proprio ora che ero riuscita ad arginarla un po'.

Esco dallo studio, spingo il maniglione antipanico il fresco delle prime serate estive mi solletica le braccia, lascio che il portone si chiuda alle mie spalle con un rumore sordo.

Chiudo gli occhi e respiro a bocca aperta per riprendere fiato.
Anche se ha smesso di piovere, l'odore acido post-temporale è rimasto nell'aria e mi punge le narici e, allo stesso tempo, i miei pensieri.

Perché ci sono rimasta così male?
Forse perché una persona di cui mi fido così tanto, come Tonno, mi ha fatto sentire giudicata.
Alla fine poi, giudicata è un parolone.. no? È una delle solite battute stupide del Tone.

Ma proprio ora che non pensavo più a Dario in quel senso..

"Sara.." una voce viene dalle mie spalle, e sento la porta chiudersi.

Ti prego, no.

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