L'ultimo esame della sessione.
L'ultimo esame fino al nuovo anno accademico, se tutto va bene.In realtà, né io né Dario abbiamo mai bocciato un esame in questo anno. Siamo un po' secchioni, effettivamente.
Ma personalmente ho sempre odiato presentarmi agli esami non pronta, con la paura di fare una figuraccia.Poi, il fatto di ripetere insieme alcune materie ci ha aiutato molto. Non lo avrei mai creduto, io che riuscivo a studiare esclusivamente chiusa nella mia camera da sola.
Ma diciamo che Dario in questi mesi ha ribaltato tante delle credenze che avevo su me stessa, ma anche su di lui e tutti gli altri."Volevo farti vedere una cosa in camera mia.. vieni?" mi invita a seguirlo, alzandosi dal tavolo della sala da pranzo.
Lo seguo subito, mi sembra un po' in ansia."Hai letto qualcosa del libro? Cioè, non so se ne hai avuto occasione.. in effetti non ha senso chiederti questo se non lo hai fatto perché non sai di cosa parlo.." inizia a parlare velocemente, come se fosse in preda al nervoso.
"Dario." lo fermo toccandogli una mano. "L'ho letto tutto." annuncio con tono fermo.
Immediatamente vedo i muscoli del suo viso rilassarsi, accenna un sorriso, che mi pare un po' tirato.
Si siede sul letto con un pacco di pagine rilegate. Le pagine presentano delle correzioni a penna e matita di diverso colore.
"Non ci capisco più nulla." dice stropicciandosi gli occhi e lasciandomi tutto in mano. Si passa una mano tra i capelli e poi si prende la testa tra le mani.
Lo sfoglio un po', cercando di ricollegare le annotazioni sul testo alla versione che ho letto io.
"Mi scoppia la testa, vorrei mandare tutto all'aria. Non piacerà mai a nessuno il mio stupido libro." afferma passandosi una mano sul viso con fare tormentato.
Mi avvicino a lui, spostandomi col sedere.
"Dario.." inizio "il tuo libro non ha nulla di male. Mi è piaciuto da morire. E se tu pensi che ci sia qualcosa che non va, cambialo, ma solo perché lo vuoi tu. Scrivere è una cosa che ami fare. Ma devi farla proprio perché ti piace, non deve diventare un motivo per logorarsi il fegato e stare male. So che per te è importante questo libro, ma in primis deve piacere a te. Non pensare a cosa potrebbe piacere agli altri." gli dico cercando di sembrare il più sicura di me possibile.
"Lo dici solo perché sei mia amica e ti dispiace." dice scuotendo la testa. Inizialmente evita il mio sguardo, ma poi cerca i miei occhi.
"Ti sembro il tipo che dice cose solo per convenienza? Ho mai detto di pensare una cosa che poi si è rivelato che io non credessi davvero?" gli chiedo con tono pacato e cercando di mantenere la calma.
In realtà, penso dentro di me, sì.
Ma da una parte, ho solo omesso di pensare una cosa. Giusto?
Di provare qualcosa a dire la verità. Quindi non conta.
Oltretutto, lui non lo sa, e non lo saprà mai. Quindi è una cosa più che legittima.
Omettere non equivale a mentire, no?Scossa il capo. Continua a fissarmi intensamente.
"Hai ragione. No, scusa, Sara. Dio, quanto sono stupido. Scusami." pronuncia sommessamente queste parole, massaggiandosi le tempie.Penso che sia un gesto involontario o comunque un po' impulsivo, si sdraia sul letto, appoggiando la sua testa sulle mie gambe.
Per un secondo rimango ferma, stupita dal gesto.
Ma poi realizzo che ha bisogno di me ora, ha bisogno del mio contatto.Come quella mattina di Pasquetta che ha avuto bisogno di tenermi la mano.
È una richiesta di aiuto.
Come io ho avuto bisogno dei suoi abbracci, ora lui ha bisogno di questo.Dopo qualche secondo, non so come mi viene in mente, inizio ad accarezzargli i capelli. Massaggio lentamente il suo cuoio capelluto con le mie dita, con movimenti rotatori, cercando di farlo rilassare.
Credo di riuscirci un minimo perché dopo qualche minuto chiude gli occhi, la sua mascella appare meno tirata e anche il collo sembra perdere rigidità."Ho una gran voglia di piangere, ma non ci riesco. Vorrei poterlo decidere io." mormora coprendosi il viso con una mano.
"Non negarti quest'emozione, Dario, non questa volta. Sei stressato, e se hai bisogno: fallo semplicemente. Io non ti giudico, però non ho tanta voce in capitolo dato che sono una piagnona..." dico ironicamente.
Si lascia sfuggire uno sghignazzo.
"Non lo so. Non lo so davvero Sara, non riesco e basta. Mi sento talmente stupido.." replica.
"Non sei stupido Dario, è che ti privi talmente tanto di alcuni sentimenti e impulsi naturali che quando arrivi a provarli ne rimani come.. sopraffatto.. non so. Però.. A volte va bene non stare bene." rifletto a voce alta.
Forse ho detto qualcosa che non dovevo dire, perché lui resta zitto e io attendo nell'ansia più totale.
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How would you feel?
FanfictionSara, immersa nella sua routine, vive solo tra università e casa. Preferisce rifugiarsi dentro di sé piuttosto che vivere nelle ipocrisie e cliché del mondo esterno. Dario, misterioso e schivo, dagli occhi magnetici e indecifrabili. Vive con una sig...