Stretti forti e poi

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Ormai Anne-Marie, la cantante che apriva il concerto di Ed, è già scesa dal palco da almeno 20 minuti e io ho i nervi a fior di pelle perché lui dovrebbe salire a momenti.

Dario mi fissa sogghignando perché controllo l'orologio ogni 20 secondi, o forse anche meno.
Ad un certo punto tutte le luci si spengono, e la figura di Ed fa apparizione sul palco iniziando subito a suonare la chitarra.

Boato.

Afferro la mano di Dario e gliela stringo, probabilmente anche troppo forte.
Urlo e inizio a cantare con tutto il fiato che ho in corpo.

I momenti più imbarazzanti arrivano durante le canzoni lente, io e Dario siamo circondati da coppiette che si scambiano effusioni amorose. Ci guardiamo di sottecchi e sorridiamo, che altro dovremmo fare?
Meglio ridere che piangere.

Io mi lego i capelli perché sto iniziando a sentire caldo e ho paura di svenire, cerco una bustina nello zaino dove tutto ormai è buttato alla rinfusa.

"Tutto bene?" mi domanda cercando di sovrastare il volume della musica con la voce.
"Volevo una bustina di zucchero.. ma non la trovo, che cazzo.. sono troppo disordinata.." dico spostando gli oggetti all'interno del mio zaino.

"Tieni." dice estraendo una bustina di zucchero dalla tasca dei suoi jeans.
Rimango piuttosto sorpresa da questo gesto.

"Ma come..?!" è l'unico abbozzo di frase che riesco a pronunciare.

"Ne ho messe un po' in tasca, dopo che mi hai detto che saresti potuta svenire, non volevo rischiare. Devi goderti il concerto. Forza, prendila." dice mettendomela sotto al naso.

"Grazie.." sussurro guardandolo per un secondo negli occhi. Mi fanno ancora un certo effetto a volte.
Sarà il calo di zuccheri.

Ingoio il contenuto della bustina e mi ricompongo, chiudendo bene lo zaino.

"Vieni dai, lasciami questo e poi appoggiati, ti sorreggo io." dice prima togliendomi lo zaino e appoggiandolo sulla sua spalla e poi abbracciandomi da dietro. Annulla la distanza tra di noi, avvicinando la mia schiena al suo petto e avvolgendomi il collo con le braccia.

Rabbrividisco per un secondo.

Cavolo, spero non mi stia davvero per sentire male.
Cerco di non pensarci mentre ondeggiamo a tempo sulle note di Thinking out Loud.

Mi rilasso tra le sue braccia dopo pochi istanti, alla fine ci siamo abituati a condividere un po' di contatto fisico in questo anno. Abbandono la mia nuca sul suo petto.

Normalmente avrei evitato il contatto fisico con chiunque perché mi avrebbe portato solo ad aumentare la mia fame d'aria e il calore che mi sento addosso, ma paradossalmente mi sembra davvero di stare meglio adesso che stiamo così.

Non mi fa più l'effetto di prima, tranne qualche volta in cui ancora mi sembra di provare un po' di pelle d'oca.
Continuo a cantare, profondamente estasiata dalla presenza del mio cantante preferito.

"Un po' meglio?" mi dice all'orecchio a canzone finita. Il suo fiato caldo a contatto con la mia pelle mi provoca una leggera scossa lungo il collo.
Deve essere l'adrenalina mista alla stanchezza.

Annuisco e mi stringo un pochino di più a lui. Cercando di ignorare ciò che ho avvertito dentro di me.

Sto bene così, mi sento meno oppressa dal resto della gente, come se Dario mi facesse da corazza.

Parte una canzone che porta la luce tanti, forse troppi ricordi: Perfect.
Molta gente intorno a noi si bacia appassionatamene, noi ridiamo insieme della situazione.

Improvvisamente, Ed prende tutti alla sprovvista e comincia a cantare in italiano.

Ballo con te
Nell'oscurità, stretti forte e poi,
A piedi nudi noi, dentro la nostra musica
Ti ho guardata ridere e sussurrando ho detto
"Tu stasera, vedi, sei perfetta per me"

Dario mi fa piroettare in mezzo a tutti, per sdrammatizzare un po'. Ci abbandoniamo a delle sane risate, improvvisando un balletto per qualche secondo.
Ricordo benissimo quel giorno in cui l'abbiamo ballata in mezzo al Forte Bandiera.

Ritorno con la mente a quel preciso momento, e mi sembra di poter provare le stesse emozioni. Vengo come risucchiata dal flashback, chiudo gli occhi e mi sembra di essere ancora con il viso a pochi centimetri a quello di Dario. Sento il cuore scalpitare nel mio petto come un cavallo imbizzarrito, un tremito mi percorre la colonna vertebrale e si irradia a tutto il corpo.

Scrollo via i miei pensieri perché non è né il momento né il luogo.

Dopo partono canzoni più movimentate, quindi saltiamo e cantiamo insieme, ho istruito bene Dario prima di venire a questo concerto.
Non è proprio il suo genere, ma qualcosa lo apprezza.
Sono contenta che mi abbia voluto accompagnare.

Durante l'ultima canzone, "The A Team", mi scende qualche lacrima. È una canzone che mi ha sempre preso molto emotivamente, e sentirla cantare dal vivo è un qualcosa di unico.

In un batter d'occhio, Ed saluta tutti ringraziando, e sparisce.
Le luci del teatro si accendono e tutti cominciano a chiacchierare e avviarsi verso le uscite.
Mi asciugo le guance e cerco di ricompormi.

"Hey.." esordisce Dario posandomi una mano sulla spalla. "Tutto apposto?" sussurra dolcemente.

"Oh sìsì, è che l'ultima canzone mi emoziona molto. Insomma poi.. Tutto questo, vedere Ed dal vivo, è indescrivibile." dico cercando di darmi un po' di contegno.
Ho i capelli raccolti in uno chignon disordinato, probabilmente il mascara mi è colato per colpa di questo mio piantino finale, e la felpa che in origine legata in vita mi è scesa fino a metà coscia, non mi sono minimamente preoccupata di aggiustarla in tutto questo tempo.

"Ti capisco. Sono stato a vari concerti di Motta, ma ogni volta è un'emozione unica e indimenticabile." afferma per poi abbracciarmi.

Respiro a pieni polmoni il suo profumo, magari mi aiuterà ad arrivare in condizioni decenti fino a casa, sono esausta.



- - - -


"Sara.. Sara, siamo a casa." sento provenire queste parole dalla mia sinistra con tono di voce basso.

Mugugno e poi mi stiracchio un po'.

Cazzo, sono nella macchina di Dario.
Mi sono addormentata durante il viaggio, a quanto pare.

"Scusa Dario." biascico allontanando la schiena dal sedile e cercando di riprendermi dalla trance in cui ero immersa fino a pochi secondi fa.

"Niente.." dice sorridendo.
Mi allontana qualche ciocca di capelli che mi ricade sulla fronte, che sono fuoriuscite sicuramente da quello che un tempo era uno chignon.

Percepisco un po' di imbarazzo tra noi, la sua mano esita sul mio viso, ha ancora un lieve sorriso sulle labbra.

Sento una sensazione davvero strana farsi spazio nel mio petto.
Prendo un respiro.

"Grazie mille, Dario. Buonanotte." mormoro afferrando il mio zaino, gli lascio un bacio fugace sulla guancia e scendo rapidamente dalla macchina.

Una volta chiuso lo sportello alle mie spalle, mi avvio a passo svelto verso il portone del palazzo, mi volto solo per un istante e vedo che mi saluta con la mano.
Ricambio e poi infilo la chiave nella serratura del portone.

Che cosa è appena successo?






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Dedico questo capitolo a una persona che mi ha aiutato molto nella scrittura di questa storia, tu sai chi sei, grazie di tutto. Tanti auguri di Buon compleanno. 🥰

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