Ti fidi di me?

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Sono risvegliata dopo quello che mi sembra veramente troppo poco tempo dalla vibrazione del mio telefono.
Lo stato di catalessi in cui mi trovo mi spinge a rispondere senza nemmeno controllare il mittente della chiamata.

"Pronto?" mugugno.

"Buongiorno, fuggitiva." esclama la voce dall'altra parte della cornetta.

"Dario?" chiedo sobbalzando sul letto. "Ma che ore sono?" biascico con la bocca ancora impastata dal sonno, mettendomi a sedere e sbattendo più volte le palpebre, per tentare di svegliarmi.

"Le 6:30.." risponde con il tono più calmo del mondo.
"Che? Ma sei impazzito? Che succede?" dico allontanando il telefono dall'orecchio per controllare l'ora, non sono in vena di scherzi.

"Dovresti essere tu a dirmi che succede." ribatte, con una vena di risentimento.

"Dario, niente, davvero." rispondo stropicciandomi gli occhi con voce leggermente seccata.

"Va bene, però non ti credo, quindi adesso ti vesti e scendi giù. Andiamo in un posto dove sarai più tranquilla e raccontarmi che ti è passato per l'anticamera del cervello ieri sera.."

Rimango paralizzata.

"Dario, non ci pensare nemmeno.."

"Sono già sotto casa tua." afferma perentorio.

"Non è vero!" ribatto seccata.

"Controlla tu stessa dalla finestra, se non mi credi." risponde pacatamente.

Mi lancio letteralmente verso la finestra e lo vedo, appoggiato al cofano della sua auto, con la sua inconfondibile felpa di Space Valley nera, il cappuccio tirato fin sopra la testa.

Un tuffo al cuore.
Alza lo sguardo e mi saluta con la mano, sorridendomi.
Mi nascondo dietro alle tende.
Sento il battito cardiaco aumentare, e mi si forma un groppo in gola.

"Quindi? Ti ho detto una cazzata?"
"No.." replico dispiaciuta.
"Ti fidi di me, Sara?" mi incalza.

Ci penso, sospiro rumorosamente e successivamente sbuffo.
Sento le guance avvampare, ecco, come mio solito divento rossa.

Prendo coraggio e bofonchio un "Sì.."

"Allora vestiti e vieni giù, ti sto pregando, Sara. Dai." mi incalza nuovamente dall'altra parte della cornetta.

Ci penso un secondo, torno alla finestra e lo guardo ancora.
Si è svegliato alle sei di mattina solo per venire sotto casa mia, che razza di amica di merda sarei se non scendessi?
In realtà lui si sveglia non troppo raramente alle 6, ma lo fa per scrivere o fare altre cose sue. Mi mette abbastanza in soggezione il fatto che oggi abbia deciso di venire a parlare con me.

Adesso però devo rendermi presentabile, tutto il pianto di ieri mi ha reso gli occhi gonfi.
Fortunatamente mi sono almeno lavata i capelli, così li spazzolo semplicemente lasciandoli morbidi sulle spalle.

Indosso la prima felpa e i primi jeans più comodi che trovo tra la montagna dei vestiti che ho ammassato su una sedia.
Un velo di trucco, solo per non sembrare uno zombie, e sono pronta.

Sgattaiolo fuori di casa cercando di non svegliare i miei, fortunatamente hanno il sonno abbastanza pesante e la camera lontana dalla porta d'ingresso.
Le gambe sembrano cedere sotto al mio peso mentre scendo le scale.

Arrivata al portone del palazzo lo vedo voltarsi verso di me, mi sorride, e mi viene incontro.
Non posso altro che sciogliermi nel suo abbraccio. Inspiro a pieni polmoni il suo profumo.
Ne avevo davvero bisogno. Mi era mancato, anche se ci siamo visti ieri sera.
Saliamo in macchina e allacciamo le cinture.

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