Cuore che batte

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Dal capitolo precedente
Rimango pietrificata, se lo ricorda? Ma come è possibile? Pensavo di essere l'unica a ricordare quell'incontro fortuito sotto la pioggia.

"Te lo ricordi?" dico ingoiando il groppo di ansia che mi si è formato in gola.
"Certo. I gesti più belli sono quelli inaspettati, come una sconosciuta che raccoglie e ti insegue col tuo pacchetto di sigarette fradicio, sotto la pioggia alla fermata dell'autobus.."
"Mi sentivo in colpa, e dopo anche per non averti offerto di stare sotto al mio ombrello.."

Scoppia a ridere "ma figurati, ti fai troppe seghe mentali!"

"Disse 'mister preso male' alla ragazza raccatta-sigarette.." ribatto sarcasticamente.
"Touché.." dice lui facendo spallucce.

"Ironico il fatto che proprio grazie a te io stia smettendo di fumare, sarà un segno del destino." dice guardando fisso l'orizzonte con un sorriso sbilenco.

Cala il silenzio per qualche minuto, forse perché non vogliamo rovinare questo momento, in cui le nostre anime si sono avvicinante talmente tanto da quasi sfiorarsi.
Ma i nostri corpi sono rimasti distanti, anche se di poco, nel contemplare la bellezza della città che tanto amiamo.

Ad un certo punto, la sua voce profonda e tonante rompe il silenzio.

"Ti va di leggere il mio libro?" mi chiede, ora incatenando i suoi occhi ai miei.
Percepisco del disagio nelle sue parole, aveva paura di chiedermelo.

Sorrido d'istinto.
"Ma certo Dario, ne sarei onorata. Non sapevo che stessi scrivendo un libro." gli dico appoggiando delicatamente la mia mano sulla sua.

Una scossa mi percorre tutto il corpo.
Ma come mi è saltato in mente?
Di sicuro si scanserà da me.

Contro ogni mia aspettativa me la afferra e comincia a giocherellarci, disegnando linee immaginarie prima sul dorso con i pollici di entrambe le mani. Poi passa al palmo seguendo le linee della mia mano con le sue dita affusolate.
Sembra nervoso.
Evita il mio sguardo.
Il suo tocco è talmente delicato, quasi impercettibile, ogni linea mi fa perdere un battito del cuore ma allo stesso tempo mi rilassa.

"Sì, e ho una paura fottuta. Non sono riuscito a farlo leggere nemmeno a mia madre. Sento che tu mi daresti un parere vero, franco, sincero. Giusto?" mi interroga catturandomi di nuovo coi suoi occhi, dentro ai quali potrei lasciarmi cadere come se fosse un buco nero, da cui però non ho paura di essere risucchiata.

Il buco nero che ora immagino che lui senta dentro, la paura lo sta divorando lentamente.
L'insicurezza di cui mi parlava me la sta mostrando tutta adesso.
Adesso vedo veramente attraverso quegli occhi.
Questo era quello che dovevo e volevo scoprire, ciò che mi ha tenuto celato per tutto questo tempo.
Non sono tanto contenta di scoprire questo suo "lato debole", ma più che altro sono felice del fatto che abbia deciso di rivelarmelo così.
Proprio in questo momento.
Senza preavviso, senza veli, senza freni.

Quindi Sara, tira fuori le palle, devi essere tu ora a fare coraggio a Dario.

"Certo, Dario. Puoi contare su di me. Ma so che non mi deluderai, se sarà anche solo minimamente paragonabile ai tuoi 'Riflessioni, Racconti, Pareri non richiesti.'" dico ironicamente imitando la sua voce per citare il sottotitolo del suo blog.

Ora il suo volto si illumina, vedo un barlume di speranza nei suoi occhi, e la sua bocca si piega in una curva dolce e più rilassata. Scoppia a ridere.
Ci mettiamo a ridere insieme.
Adesso stringe la mia mano nella sua.

"Grazie, Saretta." dice mordendosi il labbro inferiore.
"Grazie a te, Dario. Per la fiducia che riponi in me." rispondo semplicemente io, abbassando gli occhi con ancora un lieve sorriso da ebete stampato in faccia.

Realizzo che potrei rimanere qui in eterno, e non mi preoccuperei di nulla.
Del mondo che ci scorre intorno, mentre noi stiamo in un universo tutto nostro.

Sto semplicemente bene.

Mi sento in pace con me stessa e con tutto il resto, non avverto più quella strana sensazione allo stomaco.
Sento il cuore che batte nel petto, come colonna sonora dei miei pensieri.

Un urlo spezza l'atmosfera di pacifico silenzio che era calata tra di noi.

"Dariellooo! Saraaa! Dove sieeeete vecchiacci?"

Mi volto subito indietro, Dario volge lo sguardo al suo orologio.

"Toneatti, solo mezz'ora di ritardo, mi stupisco di te!" dice alzandosi in piedi, io lo imito.
Andiamo incontro ai due biondi, saluto Marta con un abbraccio, e aiutiamo a sistemare tutto ciò che hanno portato loro.

Via via che fa giorno cominciano ad arrivare gli altri, tra i primi Cesare e la sua ragazza Sofia, poi Frank e alcuni componenti della band sua e di Nelson.
Me li presenta, sembrano molto carini.
Non tardano ad arrivare nemmeno Camilla e Tommaso, accompagnati anche dal "nostro" Federico.

Più tardi arrivano anche Nelson e Beatrice con Federico, l'amico che abita in Scozia e dopodiché Nicolas, col suo solito ritardo infinito.
Alla fine nostro piccolo angoletto diventa una specie di raduno hippie della fine degli anni '70 da quanta gente siamo.

Qualcuno dei ragazzi inizia a preparare i bracieri, altri suonano, qualcuno ha portato la chitarra, uno di loro ha una mini tastiera collegata al pc.

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