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Il cartello di Milano passò a velocità elevata davanti ai miei occhi, sentivo l'ansia a man mano salire, sapevo di star facendo la cosa giusta, glielo devo, dopo tutto quello che le era successo. Glielo avevo promesso, e io le promesse, le mantengo.

Il treno si fermò, mi alzai velocemente e dopo aver recuperato il mio borsone scesi alla fermata. A capo basso salì le scale della metropolitana per poi trovarmi davanti il maestoso Duomo, sorrisi lievemente. Ricordavo bene come le piaceva stare qua, nel centro, la faceva sentire ricca, la faceva sentire quello che lei nella sua vita sarebbe voluta diventare. E ciò che non diventerà mai, perché la vita è stronza, perché il destino è infame, perché le persone fanno schifo. Non ci sono tante soluzioni.

Con lo sguardo cercai un taxi, e sembrava fossero scomparsi tutti, com'è possibile che nel bel mezzo della settimana non ci sia nessuno? Continuai a guardarmi attorno, sicuro che prima o poi qualche taxi si sarebbe fermato. Sbuffai, e posai a terra il borsone, portai le mani sui fianchi e continuai a girare la testa da una parte all'altra, nell'attesa di un'auto gialla, che finalmente avrebbe potuto portarmi alla mia destinazione finale. A casa mia, alla Barona.

Dopo minuti che mi sembrarono eterni, un tassista decise di fermarsi, mi avvicinai con il mio borsone e aprì la portiera posteriore. -buongiorno.- dissi togliendo gli occhiali da sole -buongiorno.- rispose l'uomo guardandomi dallo specchietto retrovisore -dove la devo portare?- domandò -Barona.- dissi -nel centro.- continuai, l'uomo annuì e si infilò nel traffico Milanese.

Guardai fuori dal finestrino, sorrisi amaramente guardando la città che mi aveva dato tutto e mi aveva tolto tutto, ma con più dolore, non avrei mai pensato che avrebbe fatto così male, non pensavo che l'amore facesse davvero così male, non mi era mai successo di innamorarmi, era tutto un continuo prendersi bene con una ragazza, per poi capire che lei, non aveva nulla di interessante e ciò che volevo l'avevo ottenuto, ora capisco come si sono sentite. Ma rimanerci sotto, nonostante ormai siano passati due anni, è innaturale. Avevo promesso a me stesso che dopo lei più nessuno. E così è stato, non riuscirei ad amare un'altra persona come lei, non riuscirei a provare le stesse cose, la stessa passione, la stessa intensità, quando ti innamori è raro, soprattutto quando è quell'amore vero, quello che resterà per tutta la tua vita.

Il cellulare iniziò a vibrare, guardai chi potesse essere ed era Cosimo. Avevo dimenticato di dirgli che ero arrivato.

Premetti sulla cornetta verde e portai il telefono all'orecchio. -fra.- dissi, per qualche istante ci fu silenzio, non si aspettava che rispondessi, odiavo stare al telefono -Fabio...dove sei?- chiese -sto andando alla Barona, aspettatemi al solito posto. Vorrei parlarvi.- dissi e un leggero sorriso si formò sul mio volto, sembrava di essere tornati indietro -non ci vuoi nemmeno salutare?- rise -babbo, certo che vi saluto.- risposi ridendo -ci vediamo fra mezz'ora.- dissi -a dopo bro.- rispose riattaccando. Guardai il cellulare e vidi una nostra foto, sorrisi nostalgico, eravamo davvero belli. Faceva male ogni volta, solo a rivedere il suo sorriso, ma sapevo che lei voleva essere ricordata così, sapevo che i ricordi mi avrebbero travolto una volta rientrato in quella casa. Lo sapevo bene, ed ero pronto a farlo. Sapevo avrei sofferto, sapevo che sarebbero stati giorni di merda, ma dovevo farlo, il senso di colpa era più forte di qualsiasi altro sentimento, più forte della paura, e più forte forse anche del coraggio. Non era sbagliato ciò che stavo facendo in quel momento, è sbagliato ciò che voglio fare.

Perdonami amore mio, lo faccio per te.

Vendetta|| MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora