Fabio
Salutammo Martina e Diego, per poi rientrare in macchina e rimetterci in marcia per tornare alla Barona. Margherita era insolitamente silenziosa, e questa cosa mi preoccupava. Se prima potevo pensare che non avesse voglia di parlare, dopo ciò che le era successo quella sera non so esattamente più a che pensare.
-Marghe, che hai?- domandai posando una mano sulla sua gamba, lei ci mise la sua mano e sorrise -è che potevi chiedermi del sogno, senza dover mandare Martina.- disse, rimasi in silenzio aspettando che continuasse. Anche perché poco prima che partissimo per venire qua a Cogoleto, si era rifiutata di raccontarmi ciò che le era successo. -non ti nascondo che Athena non c'entra, è stata lei a dirmi di scappare..- disse -ma non ho voluto darle retta subito, siccome pensavo che fosse tutto frutto della mia influenza, così mi sono alzata e sono andata a prendere qualcosa per abbassare la febbre, arrivata in cucina qualcuno ha rotto i vetri in sala, e probabilmente è anche entrato. Solo che sono stata fortunata, e sono scappata prima che potesse vedermi...- disse tutto d'un fiato senza darmi spazio per replicare.
Appena concluse il racconto, rimase in silenzio e così anch'io senza sapere cosa fare o come reagire. Anche lei era in pericolo, mi sentivo nervoso, al solo pensiero di poter perdere anche lei. Non voglio, almeno non ora che ho finalmente trovato la felicità che in parte mi meritavo dopo questi lunghi due anni. -tranquilla bimba, sistemo tutto...promesso.- dissi solamente per poi sorriderle -Fabio, ti prego, per quanto anche io voglia sistemare tutto. Per quanto anche io desideri che tutto si finisca, non ucciderli. Appelliamoci al tribunale, facciamo qualcosa seguendo la legge. Non voglio che facciano del male anche a te...- disse e notai nella sua voce un magone che non le permetteva di parlare, le strinsi la mano dopo aver cambiato marcia e sospirai. -non posso Marghe, ci sono dentro fin troppo. Ne mancano altri due, poi abbiamo chiuso, ce ne andremo dall'Italia, io e te.- sorrisi, lei mi guardò con le lacrime agli occhi, come se le fosse quasi assurdo ciò che le avevo appena detto -davvero?- sussurrò -sì, ricominceremo da capo, io posso anche continuare la mia carriera...nonostante la mancanza del mio quartiere ho ancora molto da raccontare, e te...beh potrai trovare lavoro.- le sorrisi, lei fece la stessa cosa -che dici?- domandai -andiamocene adesso...- rispose, mi girai per guardarla una frazione di secondo, non sembrava una frase detta con sicurezza, ma quasi più una supplica. -vedremo...- risposi, e proseguimmo il viaggio in silenzio.
Mille cose mi frullavano in testa in quel momento, o ogni pensiero sbatteva da una parte all'altra della mia mente. Non mi davano pace, per niente. Volevo portarla via, volevo vederla sorridere, volevo che stesse bene. Non volevo vederla come in questo momento. Forse era stupido, ma forse ero tornata allo stesso punto di qualche anno fa. Per quanto fossero diverse le due, lei era più simile a me, riuscivo a capirla anche se a volte mi risultava complicato, lei capiva me. Ed era molto, era importante per me. Anche se, non abbiamo ancora chiarito nulla, non so se lei vuole realmente stare assieme a me o semplicemente voleva solo venire a letto con me, ma guardandola bene, non mi avrebbe seguito fino a Genova se fosse stato solo per quello, non si sarebbe fidata così tanto. Scossi la testa, ormai era chiaro che dovevo dirle cosa provavo, non potevo nascondermi ancora per tanto, e se, le cose finiranno male, non voglio rimanere con le cose in sospeso.
-Marghe, senti, che ne dici se questa sera andiamo a cena?- domandai, lei girò il capo -va bene, ma non voglio tornare a casa, sento che c'è qualcosa che non torna.- disse -tranquilla.- le risposi -possiamo sempre fermarci e comprare qualche vestito.- sorrisi, lei sorrise timidamente e si sporse per darmi un bacio sulla guancia -sei il migliore Fabio.- sussurrò al mio orecchio procurandomi brividi.
