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Oggi non avevo voglia di uscire, lei mi aveva detto di stare a casa. Come se dovesse proteggermi, come se ci fosse qualcosa che non andava all'esterno. Avevo questa ansia, mi guardavo attorno, al sensazione di non essere al sicuro nemmeno nella mia casa, mi rendeva la vita quasi impossibile. Ero stanco.

Sapevo che lei lo stava facendo per proteggermi, o almeno così speravo, ma io di stare chiuso in casa non ne potevo più. Spensi l'ultima sigaretta nel posacenere e gettai il pacchetto ormai vuoto. Erano finite.

Fanculo.  Dovevo uscire.

Non farlo!
Urlò la sua voce facendomi venire un capogiro non indifferente, dovetti appoggiarmi al muro per non cadere a terra.
Ma perché non potevo uscire?

Ti stanno aspettando. Ti stanno cercando.

Nessuno aveva il diritto di minacciarmi, loro hanno sbagliato e ne pagheranno le conseguenze, corsi nella mia stanza, aprì la valigia e frugai nelle tasche, ricordo che in una di esse avevo messo un piccolo coltello che comprai appena me ne andai dalla Barona. In quel periodo era come se fossi ossessionato da quelle persone, vedevo gente pronta a fare chissà cosa ovunque, lo portavo sempre con me. Convinto che mi sarebbe servito, mi sbagliavo, ma questa volta invece era il momento più adatto per provarlo.

Presi il giubbotto e lo misi, misi il cappuccio in testa e uscì dal mio appartamento, presi l'ascensore ed arrivai al piano terra, dopodiché uscì.
Mi guardavo attentamente attorno, mi sembrava di star rivivendo tutto, ma questa volta stava riaccandendo a casa mia, nel mio quartiere, era inconcepibile. Questo posto peggiora sempre di più, e le persone non fanno niente per evitarlo.

-Rizzo! - urlò qualcuno alle mie spalle, mi bloccai in mezzo alla strada, mi girai lentamente, mentre sentivo l'odio riempire il mio corpo.
Non lo fare...
-che cazzo vuoi? - risposi infastidito, lo conoscevo, era il mio pusher fino a poco prima che accadesse quella cosa, da quanto mi avevano riferito, lui era quello che si era innamorato di Athena. Sto stronzo.

-da quanto tempo- disse avvicinandosi a me con un sorriso finto. - troppo poco- dissi ancora più infastidito - andiamo amico, che hai? Dove cazzo ti sei chiuso per tutti sto tempo? - rise posando una mano sulla mia spalla, voleva essere simpatico?
-non sono cazzi tuoi- risposi - ehi, ti serve la roba? Ce l'ho eh- disse riferendosi al mio nervosismo creato dalla sua inutile presenza. -non mi serve quella merda che vendi, mi serve solo che ti levi dalle palle. - dissi fissandolo bene negli occhi - ehi ehi ma che ti prende? - disse allontanandosi quasi spaventato - so che cazzo hai fatto, so tutto Mohamed, che cazzo pensavi, di non rimanere impunito? Perché pensi che sono tornato? Questa è casa mia prima di tutto e seconda cosa era proprio la tua faccia di merda che cercavo - dissi avvicinandomi minacciosamente  a lui
-amico amico, ti prego, sistemiamo le cose. E poi, non vorrai mica prendertela con me? - disse mettendo le mani sul suo petto - non posso prendermela con te, ma tu hai potuto uccidere e stuprare la mia tipa no?! - urlai - oh amico, che bomba, dovevi sentire come urlava- disse spingendomi scherzosamente, ma in quel momento di scherzoso non c'era niente.

Mi avventai verso di lui, che sorpreso cadde a terra con me addosso, iniziai a colpire il suo volto, fin quando non vidi sangue uscire dalla bocca e dal naso.

Mi fermai a guardando, sembrava così innocente in quel momento, così indifeso, non aveva nemmeno provato a difendersi. Portai la mano nella tasca della giacca, era finita.  Afferrai il manco di legno, pronto a conficarglielo dritto nel cuore.

-Fabio! - sentì urlare, mi girai di scatto, Cosimo si avvicinò a me a grandi falcate, mollai il coltello e tolsi la mano dalla tasca - che cazzo hai combinato fra- disse prendendomi per un braccio e  facendomi alzare -questo è quel figlio di puttana che ha creato tutto, dove sono gli altri due stronzi, mh?! - gli urla contro mentre Cosimo mi tenne - non lo so! - urlò tossendo - ti conviene scomparire, perché la prossima volta ti ammazzo. Te lo giuro- dissi stringendo i denti, corsi all'interno del mio palazzo, chiamando il vecchio ascensore che sembrava non volesse muoversi.

Cosimo mi raggiunse -l'hai fatto andare via? - chiesi dandogli le spalle - si, e adesso ne parliamo di sta stronzata- disse, sbuffai, le porte dell'ascensore si aprirono.
Entrammo all'interno nel più completo silenzio.

Perché è venuto fin qua?
Dovevo.
No. Cazzo, no.

Arrivammo al mio piano, uscì senza aspettare il mio amico e aprì la porta di casa ed entrai all'interno di essa buttandomi sul divano sbuffando.
L'ho fatto per te.
Non credo.
Non tornerà
Vedremo.

-mi vuoi dire cosa cazzo ti è preso? - chiese Cosimo portando le mani sui fianchi - Cosimo ti ho già detto cosa ho deciso di fare- dissi guardandolo infastidito.
Cosimo sbuffò
-ho paura per te, capisci? - disse - lo so, e anche io ho paura. Ma è l'unica giustizia che posso ricevere - dissi, Cosimo annuì.

Stavo rovinando la mia vita e quella di mio fratello.
Che razza di uomo sono?

Vendetta|| MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora