ATTENZIONE: QUESTO CAPITOLO, POTREBBE CONTENERE LINGUAGGIO ESPLICITO, CONSIGLIO PER CHI È FACILMENTE IMPRESSIONABILE O SENSIBILE DI NON LEGGERLO. IN CASO CONTRARIO, IO VI HO AVVISATI.
buona lettura.
Athena
La porta si chiuse.
Il silenzio era calato nella casa, si sentivano solo il rumore che producevano i piatti di ceramica che stavo lavando. Erano pochi, ma unendoli alle pentole che avevo utilizzato sembravano infiniti.Avevo un senso di inquietudine da quella mattina, ma ormai mi ci ero abituata, sapevo che presto o giù di lì sarebbe successo qualcosa. Ma forse non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa, sapevo che qualcosa non stava andando come doveva. Qualcuno stava per fare uno sbaglio, me lo sentivo ma nessuno sembrava volesse credermi, a volte mi prendevo per scema io stessa.
Come posso credere a tutto ciò che mi sta attorno? Alle sensazioni che non sai mai se saranno vere o false. So che la maggior parte delle volte non si sono sbagliate. Almeno le mie, ma forse in questa situazione, mi piace illudermi che sia così.
Sbuffai pesantemente per il mio modo così noioso e pesante di prendere le cose, non capivo perché mi stesse accadendo questa cosa. Ma, come ho sempre fatto, la prenderò con filosofia. Come andrà e le conseguenze verranno da sé.Il campanello suonò, presi uno straccio asciutto e lo passai sulle mani, sbuffando, probabilmente era Fabio che aveva scordato le chiavi di casa. Qualcosa però mi diceva che non era così, scossi la testa distogliendo quei pensieri così tanto assurdi quanto però in quel momento sembrano veri, il suono del campanello si fece incessante. Mi infastidiva.
-cazzo Fabio, ho capito! - urlai quando ormai ero dietro la porta d'ingresso, infilai le chiavi all'interno della toppa e girai, nemmeno il tempo di fare quei due scatti che la porta di aprì di colpo, feci qualche passo indietro e gli "amici" di Fabio entrarono prepotentemente in casa, chiudendo la porta alle loro spalle. Sorridevano.
Non mi piace questa cosa.
-Fabio non c'è- dissi mentre la voce iniziava a tremare -oh lo sappiamo Athena, infatti non siamo qua per lui, ma per te- disse Mohamed. Non mi stupiva, era già da qualche mese che continuava a girami attorno. Ma lo avevo ignorato, Fabio si fidava di lui, era il suo pusher.
-che volete da me? - chiesi cercando di staccarmi da quei quattro, con aria minacciosa.
-ora lo vedi baby- disse.Due di loro mi bloccarono, gettandomi a terra. Mi dimevano, urlavo, nessuno mi aiutava, cercavo di fare più casino possibile. Ma in quel momento sembrava che tutti si fossero nascosti, scomparsi.
Dio, ora dov'era?Il marocchino si avvicinò alla molla dei miei leggins, giocandoci - ti prego sta fermo- dissi cercando in tutti i modi di impedirgli di fare ciò a cui stava pensando. - non vuoi divertiti anche con me? Con Fabio lo fai abbastanza, e che amico è? Non condivide mai niente- sbuffò divertito - ti prego non lo fare- dissi cercando uno sguardo che potesse provare un minimo di compassione. Nessuno aveva la minima intenzione di fermarlo.
Tolse i leggins quasi strappandoli e lanciandoli in una parte sconosciuta della stanza.
Sorrise.
Si slacciò la cintura - ah Madonna, come mi ecciti- disse mordendosi il labbro e passando una mano su tutto il mio corpo, le lacrime avevano iniziato a bagnare le mie guance.
-ti prego non farlo- urlai disperata in preda ai singhiozzi, ma non mi ascoltò, entrò dentro di me con una forza inaudita, facendomi male. Continuava così, spingendo avanti e dietro, sempre più forte così come i miei singhiozzi- Madonna- sussurrava mentre veniva - ti giuro, ti scoperei fino a che non mi chiedi pietà - rise, lo fissai in volto, e sputai in direzione di esso, lui sorrise infuriato - sei una puttana, e farai la loro stessa fine. - disse mente i suoi amici mi mollarono facendomi sbattere la testa a terra.
-Basta! - urlò Fabio - basta ti prego - disse rannicchiandosi su se stesso mentre in mano stringeva ancora una bottiglia di vodka comprata poco prima.
Gli altri due uomini, suoi soci, si inginocchiarono e copiarono la sua stessa azione, facendomi anche male, stringendo le braccia e il collo, quasi facendomi mancare il respiro. Evitavo di guardare quella scena così raccapricciante. Cercavo di pensare che tutto ciò sarebbe finito, che Fabio sarebbe tornato. Ma lui non c'era, lui non tornava.
-perdonami, ti prego- disse iniziando a piangere come un bambino, quella vista era così pietosa, ma era così vera. Quello era Fabio, quello che viveva le cose così visceralmente da stare più male di quanto dovrebbe.
-e ora, mia cara- disse Mohamed - ti faccio provare la fine delle puttane, perché è questo quello che sei, una lurida troia. - disse, strinsi gli occhi, avevo visto la pistola.
Era finita.
-ci vediamo all'inferno, forse- rise.
Un rumore sordo, un dolore lancinante a tutto il corpo, il sangue che iniziava a bagnare la mia maglietta, le lacrime avevano ricominciato a scendere, aprì leggermente gli occhi - perché... - sussurrai piangendo. Ero sola, gli occhi si fecero pesanti come il respiro.
Non avevo più forze, mi lasciai andare.
Buio.Pubblico anche questi capitolo, perché purtroppo in questa settimana e sicuramente anche nella prossima non avrò abbastanza ispirazione per scrivere queste storie. Mi spiace, ma spero che vi sia piaciuto questo capitolo