Salì accompagnato da Emiliano al piano superiore della villa dove stavano le stanze -probabilmente è nella stanza degli ospiti, quella lì infondo- disse il moro indicando la stanza di fronte a noi - va bene- risposi intenzionato ad entrare nella stanza, iniziando ad accusare i primi colpi dello stress e della paura che potesse accaderle qualcosa. - mi raccomando, se dovete fare qualcosa, dimmelo. Ti dò le precauzioni - disse ridendo ma con un briciolo di serietà nella voce, scossi la testa e sorrisi - a dir la verità a noi piace rischiare- dissi allontanandomi dal moro che scoppiando a ridere entrò nella sua stanza.
Aprì la porta, illuminata dalla fievole luce della lampada posta accanto al letto. Margherita indossava una grossa felpa, rubata probabilmente al fratello qualche minuto prima - ancora sveglia? - domandai sedendomi sull'altra sponda del letto, lei annui e spense il cellullare - pensavo... - disse - tutto questo è davvero una follia. Capisci? Non voglio dire che non stai facendo una cosa che, in altri tempi, ti avrebbe fatto onore. Ma dico, hai una figlia e la possibilità di ricominciare tutto da capo, altrove, non ti manca - disse, la fissai confuso lei era quella più sicura di me di questa scelta, che cosa le stava prendendo?
-tutto bene bimba? - le chiesi ignorando il suo discorso, che per quanto vero, non mi aveva minimamente sfiorato - sto bene Fabio, va tutto bene. Ma quanto pensi di resistere ancora?- chiese, nei suoi occhi si vedeva la preoccupazione.
Questa ragazza sa qualcosa, ma non vuole dirmelo. Mi avvicinai lei, portando una mano sul suo volto accarezzandolo dolcemente - Marghe - dissi - non posso fermarmi, non ora. Comprendi? - dissi guardandola dolcemente - ho provato a cambiare vita, a passarci sopra, dimenticandomi del quartiere, di Athena, di te, di Martina, dei miei fratelli- dissi - ma non sono riuscito, ho capito che eravate le uniche cose che davvero importavano, le uniche cose che mi mancavano. E non volevo vi succedesse qualcosa - continuai, lei sorrise e posò una mano sul mio volto baciandomi, lentamente si fece tutto più passionale.La sua felpa scivolò giù dal letto, mostrandomi le curve del suo corpo - non possiamo...- sussurrò lei - non ti preoccupare di tuo fratello -risposi, lei rise - ma non per quello, per altro- disse sorridendomi - andrà tutto bene, fidati - dissi facendole l'occhiolino e posando le mie labbra sulle sue.
[...]
04:05 a.m.Margherita continuava a muoversi, sbuffando e sussurrando parole a me indecifrabili. Non capivo cosa stava sognando e questa cosa non sapevo se dovesse preoccuparmi o meno, era insolito che prendesse sonno, e in particolar modo che sognasse qualcosa. E quando succedeva c'era da preoccuparsi.
-lasciami! - urlò scattando in piedi, sbarrò gli occhi, si guardò attorno preoccupata, era come una bambina. - bimba, sono qua, va tutto bene...- sussurrai stringendola a me mentre cercava di liberarsi ancora spaventata - no, no, no è qua. È qui. Mi vuole, dobbiamo scappare, andiamo via, portiamo via tutti. Ti prego - sussurrò iniziando a piangere. Cosa le stava succedendo?
-amore, ehi, calmati. Va tutto bene, ci sono io e nessuno ti toccherà, mi credi? - dissi cercando il suo sguardo.
Ma i suoi occhi erano una pozza nera, scura, come se il suo corpo non fosse realmente collegato a tutto, lei non era qua. Era altrove, la sua testa stava delirando. Gli occhi erano fissi e sbarrati sul muro, come se vedesse qualcosa. Qualcosa che l'attirava.
-dobbiamo andarcene. No, no, non possiamo stare qua. Moriremo tutti - disse lasciandosi andare ad una risatina divertita, ma era inquietante, la presi per le spalle - Marghe, che cazzo stai dicendo?! - dissi seriamente preoccupato, lei rise nuovamente - siamo fottuti- disse e rise nuovamente.Prima che potessi ribattere, diversi rumori mi allarmarono.
Mi rivestì e uscì, chiudendo la porta a chiave. Avevo paura delle sue condizioni. Emiliano era già fuori e mi guardava serio, forse era preoccupato anche lui per Margherita, non poteva nemmeno immaginare ciò che le era successo poco prima.Sentimmo ringhiare, segno che Chanel stava difendendo il suo territorio. Feci per scendere le scale ma Emiliano mi bloccò - ci pensa Chanel, fermo- disse serio, non sembrava, ma quel cane era ben addestrato e molto cattivo. Difficile da gestire come lo fa lui.
Un urlò ci segnalò che il grosso pitbull aveva azzannato la persona che aveva osato entrare in casa. Emiliano sorrise soddisfatto del lavoro che aveva appena concluso, e dopo poco, il grosso cane arrivò scodinzolando e con gli occhi colpevoli - brava piccola- disse accarezzandole la testa. Il cane rimase fermo continuando a scodinzolare.-Emi, vieni con me- dissi indicando la stanza dove stavo fino a poco prima, lui mi seguì confuso, infilai la chiave nella serratura e aprì la porta - perché cazzo l'hai chiusa dentro?- disse senza capire - Emi, stava delirando, non so che cazzo le è preso- risposi preoccupato -merda- sussurrò lui aprendo la porta prima che potessi farlo io. Ma appena la porta si apri, sbattendo leggermente sulla parte affianco, non la vidi. Il letto era vuoto e la finestra aperta.
-cazzo! No! - urlò Emiliano correndo verso il piano di sotto.
Corri fuori!
Non capivo più niente.-Emiliano che cazzo sta succedendo? - domandai esasperato -ma sei coglione? Non stava delirando! Lei sente il pericolo, lei sa cosa stava per succedere e chi era. Dobbiamo trovarla prima che la trovi lui- disse passandomi la mia giacca e uscendo di corsa. Emiliano era già lontano quando uscì anche io, non sapevo se andare nella direzione opposta o seguirlo. - porca puttana! - urlai in preda alla disperazione
A destra! Fabio corri!
Mi senti sollevato a sentire la voce della mia ragazza, così iniziai a correre dalla parte opposta a quella del moro.
Dove sei Marghe?
Mi guardai attorno, nella speranza di scorgere una ragazza con una grossa felpa bianca. Ma sembrava quasi come se si fosse volatilizzata
Vai avanti, ci sei quasi.Continuai a correre, da qualche parte doveva essere, non poteva essere scomparsa. Stava bene. Doveva stare bene. Continuai a camminare, ma le strade erano deserte, non c'era nessuno.
Ad un tratto, da lontano, vidi qualcuno che camminava, a passo lento e svogliato, guardandosi però attentamente attorno. Doveva essere lei, nessun altro.
-Marghe! - urlai non curandomi della gente attorno che avrebbe potuto svegliarsi. La mora si girò rimase ferma per qualche istante, per poi iniziare a venirmi contro. Lentamente, notai che torturava l'unghia del pollice, in modo insistente.Appena arrivammo l'uno di fronte all'altra la strinsi a me, lei inizialmente rimase ferma, immobile, lasciandosi lentamente andare alla mia stretta - mi hai fatto spaventare - le dissi sciogliendo l'abbraccio e prendendola per mano, lei non disse nulla. Aveva lo sguardo basso e spento, c'era qualcosa che non andava - non dovresti uscire cosi, fa freddo e hai soltanto un pantaloncino che non so nemmeno da dove sia uscito e una felpa. Sei scalza, stai gelando.- dissi disperato, ma a lei non importava, non reagiva nemmeno.
Entrammo in casa di Emiliano, le luci erano tutte accese. - porca troia Marghe! - disse Emiliano correndo verso la sorella che, spaventata fece un passo all'indietro - ehi, piccola, sono io. Tuo fratello- disse guardandola dolcemente, lei appoggiata al mio petto lo guardò con timore, per poi allungare le braccia verso di lui. - non è ancora in sé... - sussurrai -immaginavo...- rispose serio - forse... Forse è il caso che uno di noi due rimanga a guardarla mentre dorme... - disse guardando la mora che era ancora attaccata a lui - si, ma non capisco cos'abbia- Emiliano sospirò, mentre ci avviammo verso la camera da letto - mia sorella non è come tutte, ha questo dono. Diciamo. Che a volte le è diffice da gestire, dipende dai sogni e dalle situazioni in cui si trova- disse -non capita sempre, ma non lo si può escludere- disse infine aprendo la porta della no stanza stanza nella quale la finestra, aperta, lasciava entrare l'aria gelida della notta.
-hai lasciato la finestra aperta? - domandò Emiliano mentre facevo stendere sul letto la mia ragazza - cosa? No-risposi confuso. Emiliano si girò, aveva un biglietto in meno e mi fissò quasi sconvolto. Mi avvicinai velocemente, lo presi e lessi.
Non puoi nasconderti,
ho potere di trovarti ovunque.
Stai attento.Alzai lo sguardo dal foglio bianco, brividi percorsero il mio corpo. Chi era? Guardai la mora, ferma immobile sul letto. Gli occhi aperti, e l'espressione indecifrabile. Sentivo che qualcosa non andava, aveva visto qualcosa o qualcuno le aveva fatto qualcosa nel suo vagare. Ero preoccupato, sentivo all'interno qualcosa che andava ben oltre la preoccupazione. L'adrenalina si fermò allo stomaco, mettendolo in subbuglio. E per la prima volta, da quando ero tornato, mi resi conto di aver paura.