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Entrai in casa, mi spogliai velocemente e mi buttai a letto.
Nonostante ormai sia tardi, il sonno aveva deciso, come ogni notte, di non venire. Portai le mani dietro la testa, e iniziai a pensare. Come ero solito fare.

Ero stato io ad ucciderlo? Nell'ipotetico caso fosse morto. Ero stato io? Mi sarebbero venuti a cercare? Impossibile, nessuno aveva prove che fossi stato davvero io. Nessuno poteva esserne certo.

La mia coscienza era in silenzio, non mi martellava come aveva fatto per due anni di seguito. Voleva dire forse che stavo facendo la cosa giusta?

Se non senti nulla, vuol dire di sì.
Mi sorpresi nel risentire la sua voce, non si era più fatta sentire da quando era accaduto quella cosa nel bagno. Era come se mi fosse mancata, la sua presenza ormai circondava la casa, forse stava circondando nuovamente la mia vita.

Io non me ne andrò mai, starò con te sempre. Ogni volta che vorrai.
Dio solo sa quanto ti amo Athena. Ma mi odio, mi odio perché non sono riuscito a proteggerti, dovevo darti ascolto.
Non importa.
A me importa, perché non ti ho dato retta, se lo avessi fatto... A quest'ora saresti qua con me.

Silenzio, era scomparsa nuovamente.
Mi mancava.

Probabilmente aveva ragione, stavo facendo la cosa giusta. Siccome i sensi di colpa non mi stavano schiacciando come erano soliti a fare. Mi misi a sedere, aprì il cassetto e guardai la bustina, sorrisi leggermente. Mi serviva.

Hai ancora il vizio?!
Alzai le spalle, non mi è mai interessato smettere. Mi faceva stare bene, e non volevo rinunciare.
Preparai la canna e la portai alle labbra. Per poi accenderla e stendermi nuovamente sul letto chiudendo gli occhi.  Era ciò che mi serviva dopo questa serata.

Spalancai gli occhi, e fissai il soffitto. Mi tornarono in mente tutti i ricordi. Tutti sentimenti e le emozioni di quella serata. Ricordo perfettamente ogni singola cosa.

Ricordo la porta socchiusa e il mio stupore nel vederla in quel modo, non era da lei lasciare la porta aperta. La aprì lentamente, incuriosito da quella sua azione così strana, mi avvicinai lentamente al salotto. Dal quale non proveniva alcun rumore, probabilmente si era addormentata. Sorrisi e senza indugiare molto, entrai nel salotto.

Sobbalzai appena vidi la scena, era immersa in una pozza di sangue, la maglia era bucata in un punto preciso, nel suo cuore, gli occhi chiusi e la bocca schiusa. Le mancava l'intimo, che si trovava esattamente nella parte opposta della stanza.
Portai le mani fra i capelli, non potevo credeci.

Iniziai a piangere, allarmai tutti, la guardai, cercai di capire.
Ma non ci riuscì, non ne ero nelle condizioni.
L'avevo lasciata morire, senza poter fare nulla per aiutarla.

Quando venni a sapere che non era una sola persona ad aver abusato di lei, ma bensì in quattro. Iniziai a dare di matto, mi rinchiusi in casa, preoccupato per la gente che mi voleva bene. Preoccupato per me, stavo male. Soffrivo e non permettervi a nessuno di aiutarmi.
Così decisi di scomparire.

Guardai la canna ormai quasi finita, sbuffai l'ultima nuvola di fumo, per poi alzarmi lentamente e spegnerla. Sentì una fitta al petto, come ogni volta che ripercorrevo quella giornata.

Mi maledivo. Mi sentivo in colpa tutt'ora, ma avevo promesso di porre rimedio al mio errore. E così, ora che so chi è stato a fare quella oscenità. Sono pronto a fare qualsiasi cosa.

Lo prometto.












Non era in programma questo aggiornamento, ma mi spiace non riuscire a scrivere nulla :)

Vendetta|| MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora