-andiamo al solito posto?- chiesi salendo in macchina, dove i miei amici stavano già facendo casino con la musica al massimo e qualcosa da fumare. -certo frate.- rispose Francesco ridendo e passandomi una canna che presi molto volentieri. La portai alle labbra e iniziai a fumare, mentre ascoltavo i discorsi stupidi che facevano i miei amici, sorrisi. Mi piaceva quella situazione, anche se sentivo che quella serata non avrebbe portato niente di buono.
-oh ma ridi un po'.- rise Emi dandomi una leggera spinta, sorrisi -coglione.- risposi ridendo. Arrivammo al locale, Cosimo parcheggiò la macchina e scendemmo tutti quanti. Probabilmente Emiliano assieme a Margherita erano già arrivati. Entrammo all'interno del posto illuminato soltanto dalle poche luci colorate che si spargevano per tutto il locale, seguendo Francesco arrivammo al nostro tavolo da lui prenotato. Emiliano si stupì appena mi vide, si alzò e mi salutò calorosamente, era da molto che ci eravamo persi di vista, e un po' onestamente mi dispiaceva. Ma come si dice, la vera amicizia non è per forza sentirsi tutti i giorni.
Ci sedemmo mentre Margherita, che in quella serata era davvero vestita bene, andò a prendere i drink che le avevamo chiesto -oh Emi, ma quanto è figa tua sorella.- rise Cosimo lanciandomi uno sguardo divertito. Sentì una morsa allo stomaco, che cazzo stava dicendo? -senti, tieni gli occhi a posto.- rise Emiliano portando alle labbra la cannuccia nera. -sto scherzano bro, lo so che è innamorata.- disse.
Innamorata? Di chi?
Di chi mai potrebbe esserlo?
Scossi la testa e la vidi tornare, con i capelli scuri da un lato e un sorriso imbarazzato nella mia direzione, posò i bicchieri sul tavolo e si risedette affianco al fratello. Guardai il vestito, lo avevo già visto in giro, ma non ricordavo la persona, a cui onestamente stava bene, ma su di lei era un'altra cosa. Era un vestito bianco che evidenziava le sue curve, aveva uno scollo a cuore e le lasciava le spalle scoperte mentre le manche partivano dalla metà del braccio. Le stava bene. Incredibilmente bene, ed era anche per questo che aveva molti occhi addosso, e ciò non mi piaceva per niente.
Sta attento!
Urlò lei. Ma a cosa?
Sta attento a lei, ti prego.Sospirai, sentivo bene che stava per accadere qualcosa. Non mi stupivo affatto.
-io esco un attimo - annunciò mentre gli altri si stavano alzando con l'intenzione di avvicinarsi a qualche tipa. - mi raccomando- disse Emiliano, posandole una mano sulla spalla - sta attenta - continuò poi lasciando un bacio sulla guancia, lei annui, mi lanciò un'occhiata veloce e se ne andò.Mi unì ai miei amici in pista, camminavo fra la gente, e mi resi conto che ero la in mezzo solo per non stare da solo al tavolo, se lei fosse rimasta, magari nemmeno mi sarei mosso. Ma dovevo parlarle.
Si dovevo farlo.Cambiai direzione e a passo svelto, per quanto mi fosse possibile andai verso l'uscita, schivando corpi sudati e gente ubriaca che cercava solo qualcuno che la menasse. Uscì fuori e mi guardai attorno. Dov'era?
-aiuto! - sentì urlare, mi allarmai, dov'era?
Dietro al locale, corri, veloce!
Mi misi a correre in direzione dell'angolo stretto che non era nemmeno molto distante da me. Percorsi il lato fino a sbucare sul retro. Stava risuccedendo.Davanti ai miei occhi.
I ricordi dolorosi che mi aveva lasciato Athena pochi giorni fa, si fecero vivi nella mia testa. Tutto il dolore che avevo accumulato in questi giorni si stava trasformando in qualcosa che non riuscivo più a gestire, mi avvicinai ai due. Spinsi il ragazzo che si allontanò spaventato da Margherita, mi fissò e sembrava davvero infastidito.Comprensibile.
-ma che cazzo fai?! - urlò avvicinandosi minacciosamente al mio volto - ma che cazzo fai te?!- urlai a mia volta - non ti devi permettere a toccarla ancora, hai capito coglione?! - risposi fronteggiandolo senza alcun timore. Non avevo niente da perdere alla fine.
-fatti i cazzi tuoi, questa tipa me la scopo io- disse spingendomi nuovamente.Non ci doveva nemmeno pensare.
Caricai la mano per poi scaricare tutta la forza sul suo volto, facendolo sanguinare immediatamente. Si toccò le labbra, guardando il sangue che usciva da quest'ultime. Gli sferrai un calcio nello stomaco. - non provarci nemmeno più a toccarla. Ti giuro che ti ammazzo la prossima volta. - dissi per poi allontanarmi, aiutare la mora ad alzarsi e andarcene a passo svelto. Nel silenzio più assoluto, interrotto a volte dai gemiti di dolore che provenivano dal quell'essere alle nostre spalle.
La mora si sistemò il vestito, ancora nervosa, strinse la mia mano come se bastasse per rassicurarla.-tutto bene? - chiesi quando ormai eravamo nel parcheggio - si.. Si.. Grazie... - sussurrò portando le braccia attorno al mio collo, la strinsi a me. Senti le sue lacrime bagnare la mia maglia, le accarezzai i capelli - andiamo a casa... Va bene? - chiesi prendendo le chiavi della macchina di Cosimo che mi aveva dato prima che uscissi - si... Ti prego - rispose, le sorrisi e la presi per mano.
Era più speciale di quanto pensassi.
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