Sorrisi alla vista di Cosimo, mio fratello, l'unico che nonostante tutto questo tempo mi è rimasto al fianco. L'unico che ha sempre cercato di risollevarmi dalla merda.
Dovevo tanto a lui.-oh frate- dissi avvicinandomi a braccia aperte sorridendo. Il moro si girò mi sorrise e ci abbracciamo - cazzo mi sei mancato bro- disse prima di sciogliere l'abbraccio - anche te, gli altri? - chiesi - dovrebbero arrivare tra una mezz'oretta, te, come stai? - chiese posando una mano sulla mia spalla - diciamo, non mi lamento- risposi - capisco, ma tu... Sei sicuro di quello che vuoi fare? Si insomma.. - disse portando una mano dietro alla nuca - Cosimo devo, glielo avevo promesso. E devo- risposi - lo fai anche per te? - chiese - lo faccio per i miei sensi di colpa, è quasi un anno che non chiudo occhio, non riesco a perdonarmelo- dissi - ma non è colpa tua- rispose il moro alzando un sopracciglio che evidenza il suo occhio guercio - lo so, ma potevo fare qualcosa... E la paura, il senso di colpa quel cazzo che è, non mi hanno permesso di fare nulla. Glielo devo... - dissi sentendo una morsa allo stomaco.
Cosimo sospirò e annuì
-forse la colpa è di tutto, avremmo dovuto ascoltarla, aveva ragione- disse, annuì - siamo stati stupidi- risposi.
Il cellulare di Cosimo squillò, lo prese e rispose
-oh fra... Ah, va bene. Ci vediamo in giro, ciao- rispose per poi attaccare - che succede?- chiesi - nulla di che, non possono venire, devono andare dal meccanico la macchina non si mette in moto- disse cosimo posando il cellulare nella tasca dei jeans.
-ah cazzo, mi spiace - dissi - facciamo per la prossima- continuai - certo, dai fra, io vado.- disse - ci becchiamo allora- sorrisiCi salutammo ed entrai nel mio vecchio palazzo. Entrai nell'ascensore e premetti il terzo piano. Attesi, e l'ansia si faceva sempre più viva. Guardai le pareti dell'ascensore, non erano cambiate molto da allora.
Mi avvicinai ad un angolo, la polvere aveva coperto quella piccola parte di ferro, tolsi la polvere e sorrisi. Le iniziali erano incise su di esso, erano rimaste lì, la sua calligrafia così delicata era riconoscibile ovunque, l'avrei riconosciuta ovunque fossi andato. Il vecchio ascensore si fermò, le porte si aprirono cigolanti e uscì. Mi guardai attorno prendendo le chiavi di casa. Mi avvicinai alla porta posta di fronte a me, inserì le chiavi nella toppa e aprì lentamente la porta.
Dolore
Una fitta al petto mi bloccarono prima che potessi entrare.
Devi entrare
Devo entrare, nonostante il dolore lancinante, entrai la porta fece rumore, segno che anch'essa ormai aveva raggiunto la sua età. Mi guardai attorno. Era tutto come quella mattina, tutto come sempre.Camminai lentamente verso quello stesso punto, lo stesso punto in cui la trovai. Il dolore al petto si espanse, gli occhi iniziarono a pizzicare. Era tutto come prima.
Lei era lì.
No no
Dovevo salvarla.
È troppo tardi.
Athena, aiutami.Mi allontanai dal centro di quella stanza, quella maledetta stanza.
Non ci voglio più tornare, non voglio più starci.Devi.
Dovrei?
Devi.Entrai in cucina, posai le mani sul lavandino guardando l'interno impolverato di esso. Cosa mi stava succedendo?
Fabio.
Alzai la testa di scatto, Athena.
-amore... - sussurrai - dove sei? -
Nessuna risposta.
Sto impazzendo? No, non era possibile. È tutto frutto della mia immaginazione, il dolore mi sta accecando più forte di prima. Non potevo permettergli di schiacciarmi come prima, non potevo cadere in depressione.Sono qui!
-va via, ti prego. - dissi strizzando gli occhi -non mi rendi le cose facili- continuai
Non cacciarmi, per favore, ho bisogno ancora di te
-anche io... -Sto parlando da solo? Davvero? Cosa mi sta succedendo? Athena ti prego, dimmi cosa ti è successo. Fammi capire...
Tu seguimi
Cosa?
Fidati
Mi sono sempre fidato, sempre e solo di teAprì gli occhi, la sensazione di non essere da solo si fece viva, lei era qua, con me. Nella nostra casa.
Sentiva il mio dolore? Non ne avevo idea... Speravo solo che capisse che, tutte quelle sue sciocche paranoie che si faceva, erano inutili, che io l'amavo e che nulla avrebbe fatto si che la tradissi.Non mi sarei mai permesso.
Te lo devo amore mio.
In questa storia non è niente banale.
Fidatevi.
