One.

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23/01/1994-17/03/2019
Andrew Hill
Figlio amato.


«Dio, oggi avresti fatto ventisei anni. Avremmo dovuto fare festa non piangere davanti alla tua lapide».

«Charlie..».

Una mano si posa sulla mia spalla provando a consolarmi ma con scarsi risultati, il che è comprensibile, mai nessuno sarà capace di consolare una cara e grossa perdita, proprio perché è una perdita e nessuno riuscirà a portare indietro ciò che si perde. Tiro un gran sospiro e dopo aver lasciato una carezza sulla lapide mi alzo e inizio ad incamminarmi verso l'uscita del cimitero. Saliamo sulla macchina della bionda senza fiatare, non è il momento e dopotutto siamo a corto di argomenti.

«Grazie Aby, ci sentiamo più tardi». Ci abbracciamo e subito dopo scendo dall'auto per poi dirigermi verso l'entrata di casa mia, apro la porta con le chiavi che avevo preparato prima di scendere dal veicolo e avviso di essere rientrata dopo aver chiuso la porta alle mie spalle. Decido di recarmi in cucina per dare una mano a mia madre e preparare insieme a lei la cena essendo già le sette e mezza. La saluto con un abbraccio e un bacio sulla guancia per poi iniziare a preparare la tavola.

«Sei stata al cimitero?». Chiede dolcemente lei.

«Si. Ho fatto gli auguri allo zio, qvrebbe fatto ventisei anni oggi». Rispondo abbassando la testa. Mia madre mi guarda con sguardo triste e mi dà un caldo abbraccio che ricambio.

«Lo sai che lui odiava vederti triste, soprattutto se è il suo compleanno. Quindi su, voglio vedere un sorriso». Afferma sorridendo e prendendomi il viso tra le mani, io sorrido ringraziando la mia mamma che sempre è lì per me, pronta a sostenermi e a proteggermi sempre. Continuiamo a preparare fin quando, più tardi, arrivano in cucina mio padre e le mie sorelle più piccole ma non di molto. Quando è tutto pronto ci sediamo finalmente al tavolo per cenare.

«Charlie, ricordami quando andrete tu e tua cugina Abigayle al concerto?». Chiede mia madre versando dell'acqua nel suo bicchiere in vetro.

«Sabato». Lei mi guarda con occhi leggermente spalancati facendo ridere tutta la famiglia.

«Credevo fosse tra un mese». Ragiona lei.

«No mamma». Rido io.

«Non sarebbe la mamma se si ricordasse tutte cose». Afferma mio padre facendo ridere anche lui il resto della famiglia.

«Mi raccomando non svenire troppo». Inizia Amber, mia sorella.

«Soprattutto non sbavare davanti a tutti». Continua la più piccola delle tre, Megan. La più grande sono io con i miei vent'anni, dopo c'è Amber con i suoi diciotto anni e dopo Megan con i suoi sedici anni.

«Ma che siete simpatiche». Ironizzo e i miei genitori si mettono a ridere.

«Esci con Madison sta sera?». Chiede mio padre e in risposta, annuisco.

«Charlie, le tue pillole». Afferma mia madre porgendomi due barattolini di pillole facendomi poi una carezza sul viso. Le guardo e faccio un sospiro profondo per poi prenderle entrambe e mandarle giù con l'acqua.

«Il prossimo appuntamento con il dottor Adams?». Chiede mio padre.

«La prossima settimana». Rispondo strofinandomi gli occhi sentendomi abbastanza giù di morale.

«Charlie vai da Madison, ci pensiamo noi ad aiutare mamma». Afferma Amber vedendo come sto.

«Ha ragione Amber». Continua la più piccola, io sorrido insieme ai miei genitori e dopo aver salutato tutti esco di casa, salgo sulla mia auto e mi dirigo verso casa della mia ragazza. Arrivata davanti ad essa parcheggio l'auto è scendo per poi recarmi alla porta e suonare il campanello. Ad accogliermi è sua madre, la signora Mitchell che mi saluta con entusiasmo. Subito dopo salgo le scale e appena arrivata davanti alla camera busso per poi entrare.

«Charlie». Sorride lei chiudendo il portatile e alzandosi per venire verso di me e abbracciarmi.

«Ciao». La saluto io sorridendo e lasciandole un bacio sulle labbra che la più bassa ricambia, dopo mi prende una mano e insieme ci distendiamo sul letto.

«Come stai?». Mi chiede la mora guardandomi mentre si appoggia a me circondata dalle mie braccia.

«Come al solito, tu piccola?». La guardo.

«Bene». Mi risponde lei facendomi un sorriso e passando una mano tra i miei capelli.

«Domani andrai dal barbiere?». Chiede Madison e io annuisco.

«Il concerto è sabato giusto?». Chiede ancora e ancora una volta annuisco mentre passo una mano sulla rasatura della testa chiudendo gli occhi.

«Tutto okay?». Chiede la mia ragazza allarmandosi e mettendosi più dritta per potermi guardare in faccia mentre io non cambio posizione, resto ferma con la mano sulla mia rasatura e gli occhi chiusi.

«Sono stata al cimitero oggi, ho fatto gli auguri ad Andrew». Sospiro mentre mi scende una lacrima lungo il viso, Madison non dice nulla, mi asciuga la lacrima e dopo mi abbraccia, non riuscendo a trovare parole e probabilmente un abbraccio ne vale mille.

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Okay ragazzi, sono tornata con una nuova storia dopo non so quanto tempo. Ho passato tante cose e ammetto di aver abbandonato la scrittura, adesso sono qui sperando di non lasciarla troppo andare di nuovo, anche perché ammetto che mi mancava.

Ho deciso di fare una storia su Billie anche perché lei mi aiuta molto, è molto importante come figura per me e ammetto che la amo da impazzire.

Spero che questa storia vi piaccia e che continuerete a leggerla.

:)

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