Can't Help Observe And Stare •13

254 11 3
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


⋆ ˚。⋆୨♡୧⋆ ˚。⋆˚ ༘ ೀ⋆。˚:・✧:・.☽˚。・゚✧:・.



Mi sentivo come se nessuno avesse realmente bisogno di me.

E non importa quanto potesse proseguire la mia quotidianità, stavo bene e avevo accanto delle persone che amavo con tutta me stessa, compievo i miei passi della mia vita ma continuavo ad essere triste la notte.

Ascoltavo la musica e pensavo con costanza a tutto quanto, poi mi univo agli altri e ritornavo a ridere e sorridere come se non sentissi di possedere uno strano vuoto al petto.

Mi sentivo in colpa per questo, perché volevo bene ai miei amici e sapevo che avrebbero fatto di tutto per me eppure continuavo a percepire quel senso di solitudine indescrivibile.

Forse l'assoluta felicità non faceva parte del mio destino.

E così iniziai pian piano a rassegnarmi a ciò, perché non c'è altro modo con cui convivere con determinati pensieri se non provare a fingere che non siano presenti nella propria mente.

Non sapevo se fosse il modo giusto ma a volte funzionava, aiutandomi a vivere quelle giornate che parevano essere più lunghe del solito.

Crescendo, non si fece altro spazio nella mia mente se non un unico personale desiderio: spegnere i miei sentimenti. Mi era stato fatto tanto male da molte persone ed io ne fui stremata, ma più di tutto ero rimasta con traumi irreparabili e che fingevo che non esistessero, ma sapevo fossero l'origine di tutti i miei problemi mentali.

Perché stavo bene ma non stavo bene allo stesso tempo, e questo non era poi così okay ma cercavo di farmelo andare bene perché non potevo fare altro.

E pareva che avessi raggiunto quello stato di flebile apatia che aveva reso il mio cuore un pezzo di cuore, come se non fosse assolutamente intenzionato a fare entrare altre persone al dì fuori di quelle già presenti, perché per ritornare a voler bene e a fidarmi di coloro che mi circondavano io avevo messo nuovamente in gioco me stessa ma in modo spontaneo.

Mi sono affezionata a loro prima ancora che me ne rendessi conto e mi andava bene così, perché se si fosse intromessa la mia ragione al posto del mio cuore i miei attuali amici non sarebbero stati la mia famiglia com'erano.

Mi fidavo di loro ma non mi fidavo più di nessun'altro.

E così non potevo fare altro che seguire il mio costante metodo: essere ferita in privato, guarire in silenzio e felice in pubblico.

Perché non possedevo altri metodi se non tenere tutto per me.

Ho sempre reputato New York come la mia più completa salvezza e l'inizio della mia nuova vita perché la gente cambia ed io lo avevo fatto, ma più di tutto ero cresciuta. E se avessi avuto la possibilità di tornare indietro avrei ugualmente preso quel treno che mi avrebbe portata via da Detroit.

•𝐋𝐨𝐯𝐞, 𝐉𝐨𝐧𝐞𝐬• |𝐍𝐚𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora