This World Is Too Cold, Had To Let You Go¹ •34

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Lucas pov.

Incontrare qualcuno che non ti ricorda nessuno e che ti trasmette un'atmosfera completamente nuova è come una boccata d'aria fresca.

Lasciala andare, mi ripetevo.

Così mi costrinsi nuovamente a distogliere i miei pensieri su qualcos'altro che mi condussero automaticamente su quello principale e più importante: mio fratello.

Avevo trascorso il resto della notte in ospedale insieme agli altri nonostante mi avesse quasi pregato di rimanere a casa con lei, e a mia volta l'avevo quasi costretta a non venire con me quando si impuntò di volermi accompagnare.

Erano circa le nove del mattino, il sole era ormai sorto ma veniva sovrastato da delle grandi nubi che rendeva il cielo grigio, aveva però smesso di nevicare come invece aveva fatto solo qualche ora prima.

Eravamo sempre i soliti ad occupare quelle scomode sedie, non ci eravamo mossi da lì e continuavamo ad attendere pazientemente, il fatto che però non si fosse presentato più nessun medico volli decifrarlo come un segno positivo perché questo significava che il suo percorso stesse proseguendo bene.

Fumavo il mio blunt guardandomi attentamente intorno, la gente andava e veniva come sempre e non mi ero mai scontrato con così tanti estranei come in quelle ore interminabili. L'ospedale era un luogo affollatissimo e per un ragazzo dei sobborghi come me era quasi strano vedere facce diverse che non conoscevo, mi metteva maggiormente in allerta e mi rendeva più sospettoso.

Non riuscivo a smettere di pensare ai mille modi in cui volevo essere riconosciuto da Kay e dalla sua banda del cazzo. Volevo essere più dei semplici proiettili che avrebbero attraversato la sua zona, che gli avrebbero lacerato la pelle, rotto le ossa e che lo avrebbero fatto gemere di dolore, più del letto d'ospedale su cui si sarebbe ritrovato: sarebbe finito male, prima o poi.

Ero il primo rapper a sparare fuori dal palco, bastava sfogliare il giornale e in prima pagina ci trovavano la mia foto del cazzo da quando avevo sedici anni.

Sarei stato la sua prigione.

Era nella mia lista nera, per la mia gente lui era considerato morto e già sentivo le sue preghiere, la sua paura, il modo in cui portavo caldo d'estate durante il freddo d'inverno, non avrei avuto alcun rimorso.

Gli avrei dato l'illusione di aver deciso di lasciarlo vivo e poi lo avrei chiuso in una fottuta bara, avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle perché avrei giocato con la sua mente anche mentre dormiva, gli avrei fatto sognare di essere libero e poi si sarebbe svegliato con me davanti. Faccia a faccia in una gabbia. Non me ne fregava un cazzo della loro età, nessuno toccava la mia famiglia.

Vivi per strada, muori per strada.

Sarebbe sempre stato di mia proprietà, la mia tortura peggiore non era porre fine alla sua vita ma farlo vivere con la costante ansia e la paura di trovarmi in casa sua e ucciderlo a mani nude.

•𝐋𝐨𝐯𝐞, 𝐉𝐨𝐧𝐞𝐬• |𝐍𝐚𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora