Cap 1

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Arrivata a casa, come sempre deserta, dato che mio fratello era agli allenamenti di football e mio padre a lavoro, appoggiai lo zaino a terra vicino al divano e mi diressi in cucina dove mi preparai un piatto di ravioli.
Alla faccia della dieta!
Mangiai con calma e poi presi lo zaino e andai al piano di sopra, in camera mia.
Mi misi seduta sul letto a guardare un po' instagram, a mettere qualche like qua e là e a scrivere un po' con i miei amici.
Dopo due ore passate davanti al telefono mi costrinsi a fare i compiti e una volta finito, mi rimisi sul letto a guardare qualche video su youtube e poi senza accorgermene mi addormentai.
Mi svegliai quando sentii la porta d'ingresso aprirsi e mi resi conto di aver sprecato un pomeriggio intero a dormire e soprattutto di essermi dimenticata di uscire!
Quanto posso essere stupida?
Presi il telefono in mano e avevo più di duecento messaggi dai ragazzi e dalle ragazze.
Per fortuna nessuno era arrabbiato con me, ma piuttosto erano preoccupati che io potessi essere arrabbiata con loro.
Scrissi velocemente sul gruppo dove ci siamo tutti che non sono arrabbiata e che mi ero solo addormentata, mi scusai per avergli dato buca e dissi a tutti che gli volevo bene.
Scesi velocemente di sotto, dove trovai mio padre.
Mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia e lui si allontanò in modo brusco.
Quando fa così mi fa proprio rimanere male, lo so che non siamo mai andati d'accordo ma almeno un pò di affetto non costa nulla, soprattutto se è lui a riceverlo e non io.
Posso capire che lui per orgoglio non mi mostri affetto ma se io voglio mostrarlo, lasciamelo fare no? E invece no, non ho mai capito perché facesse così con me, e solo con me poi! perché con mio fratello va più che d'accordo.
Detto questo mi avvio su per le scale senza nemmeno un saluto poi però decido di chiedergli "Papà? Questa sera posso uscire con i miei amici? Ci vediamo tutti insieme e ti prometto che non farò tardi! Posso?"
"Ecco lo sapevo, quando mi parli è perché vuoi sempre qualcosa! Mi presti, mi porti, mi lasci. Cresci! Quando vuoi qualcosa te lo devi guadagnare, quindi la risposta è NO. Vai di sopra e non uscire finché non ti chiamo!" mi risponde lui.
"Ma come? Fino a prova contraria non sono io quello che ignora la figlia tutto il giorno.
Anzi no, tutti i giorni! Non sono io quella che urla contro solo perché ti rivolgo la parola.
Io non mi merito questo! Non ti ho mai mancato di rispetto! Per me va bene non uscire questa sera, non contesto la tua decisione, ma non mi va bene che mi tratti come se fossi un peso.
Forse lo pensi anche, forse per te lo sono davvero, forse non mi vuoi neanche bene!" Dico questo e mi ritrovo in lacrime.
"Luna, da quando mamma non c'è più mi stai dando solo problemi. VATTENE.
Nessuno ti vuole. Sei inutile e si è vero sei solo un peso." Mi dice quello che dovrebbe essere mio padre.
Mi sento tradita, umiliata, rotta.
"molto bene" sussurro.
Corro su in camera prendo uno zaino e ci metto dentro qualche vestito e i trucchi che uso di solito e scrivo ai miei amici che non posso venire.
Loro non sanno nulla della mia famiglia e del rapporto che ho con loro, sanno solo di mia madre e basta, preferisco non dirgli nient'altro.
Mi preparo, prendo dei vestiti e tutti i soldi che ho messo da parte, li metto all'interno dello zaino e me ne vado.
Esco di casa e penso a dove potrei andare;
-Al diavolo me ne vado direttamente da questa città!- Penso.
Mi dispiace lasciare i miei amici senza dire niente ma non voglio metterli in mezzo a questa storia, perché conoscendoli cercherebbero di farmi fare pace con lui, ma loro non sanno quante volte ci ho provato.
Lui è così, non cambierà mai.
Le persone non cambiano se non sono loro a volerlo, alla fine l'ho imparato a mie spese.
Mi dirigo verso la stazione e prendo il primo treno che capita.
Mentre prendo posto mi ritrovo a pensare a tutte le litigate che ho avuto con mio padre e mio fratello e inizio a piangere, poi piano piano mi addormento.

||ORE DOPO||

Mi sveglio perché sento una mano scuotermi la spalla.
Apro gli occhi e vedo un uomo che mi dice "Signorina, si svegli! Questa è l'ultima fermata. La prego di scendere"
Usa un tono dolce, forse per via del mascara colato.
Non mi importa se gli faccio pietà.
Lo ringrazio e scendo.
Okay devo ammetterlo, non ho idea di dove mi trovo, ma di una cosa sono sicura, devo trovare un hotel.
È notte fonda e non passa neanche un taxi.
Decido di avviarmi per la strada, anche se più che una strada sembra un bosco.
Solo ora mi accorgo di quanto freddo faccia, a ogni respiro una nuvoletta bianca lascia la mia bocca e sto pure iniziando a notare tutti i rumori che ci sono in questo bosco.
Non so se per il freddo o per i rumori ma rabbrividisco.
Da lontano sento un ululato e per giunta mi sento osservata
"okay, sto diventando paranoica"

||DUE ORE DOPO||

Non so da quanto tempo sto camminando, ma di una città o di un paese non ce n'è nemmeno l'ombra.
Sono stanca morta e mi fanno male i piedi, quindi anche se non mi piace neanche un po' l'idea mi siedo per terra vicino ad un albero.
Guardo l'ora sul telefono e vedo che è l'una di notte
"Wow, fantastico!"
Senza accorgermene mi scende una lacrima, poi un'altra e un'altra ancora, fino a scoppiare in un pianto singhiozzante.
"Sono proprio una stupida a piangere! Adesso basta, devo smetterla, su!"
Mi do conforto da sola, sapendo di essere ridicola, ma comunque preferisco dirle ad alta voce queste cose, perché penso che pensarle per me stessa non avrebbe lo stesso risultato.
Il pensiero a volte, quando si sta male è un cosa lontana, che non tocchi, è meglio dirle ad alta voce le cose che ci fanno stare male e lasciare che il vento e la luna le portino via.
Lontano da noi.
Sentirle è un'altra cosa che pensarle.

-Compagni Di Vita- Life MatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora