Ventidue

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   Aveva dormito in modo agitato

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   Aveva dormito in modo agitato.
Aveva fatto dei sogni strani quella notte, ma non vi si soffermò molto.
Pensava a Lachesi.
Sapeva di averla ferita.
Dopo quella mattina disastrosa non l’aveva più vista.

Si fece una doccia e poi si diresse nella sua stanza.
Si era fatto abbastanza tardi poiché si era addormentato profondamente solo verso le sei di mattina.

Non poteva stare a quel modo.
Non gli piaceva il modo in cui era finita tra loro.
Non riusciva nemmeno a dormire per quanto si sentiva in colpa.
Sapeva di averla ferita.
E voleva chiederle scusa.
Voleva mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

Non voleva perderla.
Non ora che l’aveva appena ritrovata.
Ora che lei aveva deciso di tenerlo lì con sé.
Non poteva permettere che si tirasse indietro.
Doveva insistere e doveva fare in modo che le cose tra loro andassero bene.
Altrimenti l’avrebbe persa e lui non voleva né poteva permetterlo.

Aveva bisogno di lei.
Il fatto di non averla vista per più di ventiquattro ore lo faceva stare male.
Non sentire la sua voce.
La sua risata.
La gentilezza del suo tocco.
La dolcezza del suo tono.
Il non sentire la sua presenza.
La sua mancanza.
Lo faceva stare male.
Per di più lo faceva stare male il fatto di averla ferita.

Era stato un completo idiota.
Seguì il suo odore.
Sapeva come sempre di freschezza, libertà e gioia.
Adorava quell’odore.
E solo quell’odore gli provocava l’aumento del battito cardiaco.
Una cosa alla quale non si era ancora abituato.
Solo il suo odore aveva un effetto così devastante.

Arrivato davanti alla porta della sua stanza, quasi perse la sicurezza che aveva avuto fino a quel momento.
Si chiese cos’avrebbe dovuto dirle.
Come avrebbe dovuto rivolgerle le sue scuse.
Come avrebbe dovuto farle capire che era davvero pentito.

Non solo perché l’aveva ferita, ma anche perché lui stesso non credeva alle parole che aveva detto.
Perché ferendo lei, aveva ferito sé stesso.
Se lei soffriva, soffriva anche lui.
Non poteva né riusciva a sopportare di averla fatta soffrire seppur involontariamente.
Doveva risolvere al più presto quella situazione prima d’impazzire.

Aprì la porta ed entrò senza pensarci ancora, altrimenti avrebbe cambiato idea perdendo il coraggio.
O avrebbe aspettato finché non avrebbe avuto ben chiaro in mente cosa dirle.
Il problema era che preferiva parlare con il cuore in mano che con un discorso ragionato.
Ripetuto più volte.
Lei non era uno dei suoi clienti.
E non si trattava di lavoro, anche se era lì per difendere sé stesso.
Voleva solo farle capire che non era sua intenzione ferirla.
Aperta la porta sentì l’odore di lei più forte.

<Dean> disse lei con tono di voce sorpresa.
Non si aspettava una sua visita era evidente dal tono di voce, ma sentì anche imbarazzo.

<Avresti dovuto bussare> affermò lei in tono perentorio.

2 -Le Guardiane-                                                         LachesiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora