9•capitolo -Io a decidere-

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Siria

Che idiota,
che stronzo.

Non ci posso credere che mi ha trattato così. E so anche qual è il motivo, l'ho capito dalle accuse che mi ha lanciato addosso. Pensa che tra me e Bernardo ci sia qualcosa, e io non ho fatto nulla per fargli credere il contrario, perché mi ha innervosito troppo il suo atteggiamento.

L'ho aspettato per tutto il santo giorno, ero preoccupata per lui perché non si faceva vivo, ad un certo punto ho davvero creduto che gli fosse successo qualcosa e l'ho chiesto a Riccardo. Lui mi ha rassicurata, mi ha detto che Marco sparisce sempre quando è qua, ma questo non mi ha rincuorata. Ho continuato ad aspettarlo finché non l'ho visto arrivare. Quando mi ha trattata in quel modo, ero incredula di fronte a quella reazione esagerata. Con quale diritto si arrabbia per quello che, crede, ci sia tra me e Bernardo?

Non dovrebbe mettere bocca sulla mia vita, e ha anche il coraggio di trattarmi male.

Stupida io a essermi preoccupata per lui; ad aver perso un battito ad ogni secondo in più che tardava ad arrivare.
Non merita quello che sento per lui, ne sono consapevole oggi più che mai.

Penso e ripenso alle sue parole, mentre vado avanti e indietro per la mia camera. Ad un certo punto credo che sia meglio rimanerci per questa sera, non scendere per niente dagli altri, poi capisco che non posso dargli la soddisfazione di vedermi così infuriata da rinunciare alla mia serata. Lui deve capire che non conta nulla per me, nonostante so che non è la verità, che conta più di quello che voglio accettare, che lo sento dentro sempre di più, soprattutto in questi giorni che la sua presenza è diventata una costante.

E così mi ritrovo sulle scale, con la mano che regge il passamano e la mia mente altrove. Incrocio Samantha, è appoggiata al muro, ma quando mi vede mi fa un sorriso. Già da lì capisco che deve essere al corrente di qualcosa, mi riserva quei suoi sorrisi dispiaciuti, la conosco da tutta la vita e li riesco a distinguere.

«Tutto a posto?», domanda, mentre io ormai l'ho raggiunta.

«Tutto perfetto!», mento, mordendomi il labbro. «Ti ha già raccontato tutto?», chiedo, sentendo i nervi tesi.

«Non stava molto bene l'ultima volta che l'ho visto. Dai, Siria, era arrabbiato...», tenta di giustificarlo, ma scuoto la testa e mi izzo contro di lei. Perché va bene tutto, ma la mia amica dovrebbe stare dalla mia parte, non da quella di Marco, il quale non fa altro che ferirmi.

«Non vorrai davvero giustificarlo, spero. Vuole decidere della mia vita, chi frequento non sono affari suoi, come io non mi sono immischiata in tutti questi anni nella sua di vita. E tu questo dovresti saperlo, visto che non ti ho mai chiesto nulla, non solo per non metterti in mezzo, ma anche perché volevo stargli lontana. Come si permette adesso a fare così?», sbuffo, infastidita. «È colpa mia che mi sono avvicinata troppo a lui!».

E ripenso all'altra sera, alla nostra vicinanza, al nostro sfiorarci le mani e fare l'amore solo con i nostri respiri. Ripenso a noi due, a come vibriamo quando stiamo vicini, e capisco che devo davvero mantenere le distanze, rischio altrimenti di restare ancora ferita.

Perché io tanto sono consapevole che lo vorrei ancora vicino a me, nonostante tutto.
Mi rendo conto che dentro me è ancora tutto.
Che nessuno è più importante di lui...
e mi viene il dubbio che mai nessuno lo sarà.

«Hai ragione, si è comportato male», constata, «se ti conforta, però, adesso lui ci sta davvero di merda»

«Si, mi conforta», ammetto. «Una volta ogni tanto, gli sta bene che si prenda le sue responsabilità», sbuffo e proseguo.

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora