8•capitolo -L'hai mollata tu-

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Marco

Era ad un passo da me, ma se n'è andata. È scappata proprio, l'ho percepito e mi chiedo perché continua a farlo. Perché continua ad allontanarsi.

Sbuffo frustrato al mattino, le luci filtrano dalla finestra, ma non mi ridestano dal sonno perché non ho neppure chiuso gli occhi. Sono rimasto a me e Siria così vicini da volerci sentire di nuovo amati; o forse sono io che mi illudo. Sospiro afflitto e vado a fare una doccia calda per scaldarmi i muscoli. Ho capito che devo trovare Siria e parlarle, ho bisogno di sapere cosa prova ancora, dopo averci riflettuto tutta la notte.

Uscito dalla doccia e dopo essermi rivestito il mio telefono segnala un messaggio, e so già di chi si tratta: è Chiara, mi cerca da giorni e ormai avrà intuito la mia lontananza.

"Tesoro, non riesco a contattarti. Per favore fatti sentire appena puoi"

Le scrivo un messaggio al volo, dicendole che al momento sono molto occupato, ma che mi farò sentire al più presto. Poi esco, mi guardo intorno e soprattutto lancio uno sguardo verso la camera di Siria, sperando di vederla uscire. Non succede e, per non disturbarla, decido di scendere di sotto. Subito vedo Riccardo, il quale sta prendendo un caffè al bar e, quando si accorge di me, mi fa un cenno col capo per essere raggiunto.

Lo faccio e anche io ordino il mio caffè. Mentre lo sorseggio, vedo il mio amico guardarmi curioso.

«Nottataccia?», chiede, accorgendosi sicuramente della faccia che ho; non ho una bella cera visto la notte in bianco che ho passato.

«Poteva andare meglio», mi limito a dire, sbadigliando.

«Le cose con Siria non vanno bene, vero?», domanda curioso o, per lo meno, come se lo desse per assodato. «Ho visto che lei e Bernardo...»

«Cosa?», chiedo turbato, il pensiero di Bernardo continua ad affiorarmi nella testa e, anche se è stata molto vicina a me, Siria, ho sempre paura che qualcuno possa portarmela via.

«Ieri sera erano insieme. Appena Siria ci ha visto, a me e Sam, è andata a dormire»

Stringo i pugni, serro la mascella e annaspo. Mi ha detto che sarebbe andata a letto, che era stanca, che voleva riposare. E allora com'è possibile che ieri sera fosse con quel bastardo di Bernardo!?

«Non è possibile, Riccardo, lei... ha detto che era stanca», trattengo il respiro, e lo faccio ancora di più quando guardo gli occhi del mio amico dispiaciuto, come se pensasse che davvero tra loro ci sia qualcosa. «Pensi che tra loro ci sia qualcosa, vero?», faccio questa domanda, ma lui non mi risponde e continua a fissare dietro di me.

«Senti, io non lo so, okay? Ti chiedo solo di calmarti, perché loro... sono appena entrati», mi informa.

Loro, come se fossero ormai una coppia. Non ho neanche il coraggio di girarmi, continuo a pensare che mi sia immaginato tutto, che mi girerò e non li vedrò insieme, ma quando prendo coraggio e volto il mio capo, li vedo, la vedo.

Non si accorge neppure di me, sta sorridendo a quello stronzo per una battuta. Stringo le mani ai fianchi, mi preparo per andare da loro a interrompere la festa e riprendermi quello che mi spetta, ma una mano, quella del mio amico, mi stringe il braccio per fermarmi.

«Che hai intenzione di fare?», mi affianca, mi guarda incupito, davvero nervoso. «Non vorrai fare una scenata... non è il caso; non hai il diritto!»

«E invece si. Fatti gli affari tuoi!», sbotto, nervoso. «Le sta sempre attaccato come una cozza. È ora che glielo faccio capire che...»

Mi interrompe, si mette di fronte a me e lo sguardo che mi riserva non è dei migliori. Forse in tanti anni di amicizia, non mi aveva mai guardato così arrabbiato.

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora