17•capitolo -Non ti farò più del male-

2.1K 128 142
                                    

Siria

Marco mi sta baciando, tiene il mio viso incastrato tra le sue mani, le dita che spingono sulla mia pelle. Mi fa sbattere al muro, non riprende fiato, a me comincia a mancare ma non ho intenzione di staccarmi. Gli allaccio le braccia al collo, gli stringo le gambe in vita, si spinge sul mio corpo e poi, quando ormai non ce la fa più, stacca le sue labbra dalle mie e mi guarda con una profondità tale che riesce a toccare tutto il mio corpo senza il bisogno di farlo. Deglutisce, e leggo paura nei suoi occhi, quella di perdermi ancora. E anche io, ammetto, di aver paura di perderlo ancora. Di non aver più le forze per lasciarlo andare e stare ancora senza di lui. Mi accarezza il viso, le sue mani sono come fuoco sulla mia pelle, il mio desiderio di lui è così forte da non sapere come fare a mandarlo via e a non concedergli tutta me stessa.

Quando le porte dell'ascensore si aprono e siamo costretti a staccarci, sono la prima ad uscire per cercare il fiato che mi ha rubato in questo bacio capace di farmi sentire di nuovo viva. Cammino in avanti, il numero della mia camera è davanti ai miei occhi, le mani mi tremano mentre afferro la scheda magnetica e apro la porta. Poi mi giro e lui è ancora lì, mi sta guardando ma non si avvicina, perché questa volta sta aspettando un mio segnale che gli dica che voglio  lui vicino.

Ma non sono io a fare il primo passo, né lo fa lui, lo facciamo entrambi trovandoci con i piedi che sbattono tra loro. Le nostre bocche si cercano ancora, assettati di desiderio che si propaga in tutto il corpo. Gli allaccio ancora le gambe al corpo, lui mi accarezza e poi cammina fino a trovare la mia stanza. Si richiude la porta dietro, mi trascina sul letto, mi accarezza con possesso, come se volesse imprimermi i suoi occhi, le sue mani e tutto se stesso addosso.

E io lo sento, come un tatuaggio sulla pelle, come se mi stesse marchiando con le sue impronte, il mio corpo gli appartiene totalmente, in un modo in cui non mi posso liberare. E mi sento in gabbia in questa emozione, ma so di essere connessa a lui e allora tutto mi sembra andare nel modo giusto.

Stringe il mio volto ancora, mi guarda prima di tornare sulle mie labbra e mi sussurra:

«Ti amo, Siria!» abbasso lo sguardo, il mio corpo si scalda, ma il mio cuore si gela dietro queste sue dichiarazioni. È sempre un colpo al cuore sentirgliele dire, è come se una parte di me stentasse a crederci, rammentandomi gli ultimi anni in cui mi è stato lontano; quando mi sono sentita persa e sola rimboccandomi le coperte, guardando il soffitto di una casa vuota e pensando al fatto che lui fosse chissà dove, chissà con chi, senza di me, senza il mio pensiero, senza la mia testa sul suo petto, com'eravamo abituati a dormire quando stavamo insieme. E allora gli occhi mi diventano lucidi; è un pianto disperato quello che vorrei far uscire, ma stringo i denti e le labbra, e mi costringo a non  farlo. Non lo sto più guardando, sto pensando di andarmene via, scappare finché sono in tempo, ma quando sento la sua voce calda e dolce, mi chiedo: dove scappo se il mio cuore continua a tornare da lui?

«Per favore, Siria...» non c'è bisogno di dirlo per capire che mi sta supplicando di tornare sui suoi occhi. E lo faccio, mi costringo perché ho paura di quello che sento, non devo scappare dai miei sentimenti, né devo prendere atto. I suoi occhi verdi si fermano sui miei, mi sta pregando di non lasciarlo più, mentre io mi sto chiedendo quanto sia giusto restare  con lui. Mi accarezza il viso, appoggia ancora la sua fronte sulla mia, respira forte sul mio volto scompigliandomi i capelli. «Non ti farò più del male!» legge i miei pensieri, ritorna ad essere Marco, quello che capisce i miei stati d'animo prima che addirittura li capisca io.

Perché in questi giorni insieme, mi è sembrato che lui non fosse più quello che avevo amato, non ho mai smesso di amarlo e desiderarlo, eppure mi sembrava che non capisse più i miei pensieri.

E allora non parlo, lo accarezzo in viso, mi pungo i polpastrelli con la   barba, gli sorrido e lo vedo respirare più tranquillo mentre lo faccio. Umetto le labbra, passando la punta della lingua su queste.

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora