34•capitolo -Adesso non siamo più a Salerno-

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Siria

Ecco cosa succede quando decidi di farti travolgere dagli eventi: succede che tutte le volte che gli sono vicina penso che stia per fare un passo falso e baciarmi, ma il problema di tutto questo è che a volte vorrei che lui lo facesse, tante altre no,
sono incoerente e capisco che anche per lui non sia semplice capirmi; è che non so più che fare, come trovare un modo per stargli lontano, ho bisogno di trovare quella forza che mi serve per mantenere le distanze, ma non lo so mai fare sul serio.

Sospiro, guardo il soffitto sopra di me, il cuore che mi batte forte e il pensiero rivolto a lui, Marco, che si trova solo a pochi passi da me e mi sembra di vederlo apparire davanti alla mia porta.
Scaccio il pensiero per quanto mi è possibile e mi addormento, ma quando mi sveglio, grazie alle luci filtranti del sole che entrano dalla finestra, il suo pensiero mi ripiomba addosso, soprattutto uno: tra poco ci dovremmo dividere e so già che mi mancherà, nonostante tutto.

Poche ore dopo aver salutato la nonna saliamo in macchina e, benché abbiamo trovato un equilibrio tra noi, adesso mi sento in imbarazzo a dover fare tutte queste ore di viaggio insieme.

«Ti sei ammutolita da ieri, tutto bene?» chiede direttamente, guardandomi con la coda dell'occhio e facendo partire subito dopo la macchina.

Annuisco, abbozzo un sorriso e mi gratto il naso.

«Beh, si, stavo pensando al lavoro!» mento spudoratamente sperando di essere convincente, che non capisca come mi sento nel dovermi allontanare da lui, ancora.

Non lo deve capire! I giorni insieme non sono bastati a far sì che mi convincessi a dare al nostro rapporto un'altra possibilità, perché sono ancora convinta che sia giusto smettere di sperare in qualcosa che non ci renderà mai felici, ci ritroveremmo con gli scheletri nell'armadio che ricompaiono tutte le volte che dovremo affrontare delle difficoltà.

«Va tutto bene con il lavoro?» con gentilezza mi chiede mentre tiene salde le mani sul volante, e lo sguardo rivolto alla strada.

«Quella è l'unica cosa che va bene nella mia vita!» e me ne pento immediatamente di essermi spinta a confessargli la mia amarezza per una vita che non sta andando come avrei voluto, a parte il lavoro che è l'unica cosa che mi dà soddisfazioni.

«Vorrei che andasse tutto bene, non solo il lavoro!» mi lancia un'occhiata e mi fa un piccolo sorriso, «questo prescinde da me e te, io voglio davvero che tu sia felice!» ammette.

Rimaniamo in silenzio da quel momento in poi, io perché sono una codarda di fronte a questo sentimento che ho ancora dentro e che voglio tenere nascosto. Dovrei confessarglielo che c'è ancora questo forte legame tra noi, ma tornerebbe a cercare di convincermi che una possibilità per noi potrebbe esserci e io non ce la farei a sopportare oltre. In fin dei conti tutti siamo deboli di fronte all'amore, nudi davanti a quel sentimento in grado di destabilizzarci e farci chinare davanti ai piedi di chi amiamo. E io non ce la faccio a prostrarmi ancora, non ce la faccio a vederlo pregarmi di dargliela quella possibilità perché sono stanca di non potermi lasciare andare, sapendo quanto è sbagliato farlo.

Quando finalmente la macchina si ferma davanti casa dei miei genitori, torno a respirare, sono finalmente libera di potermi staccare dal suo sguardo e di poter riprendere in mano la mia vita. Anche se non ne sono mai sicura quando si tratta di lui.

«Allora... ci... ci vediamo?»

Torna a rispecchiarsi nei miei occhi, mi fa un piccolo sorriso, sincero e puro che quasi mi pare di poterci vedere attraverso.

«Tornerò a Pasqua!» gli racconto, «quindi, si, ci vediamo!»

«Uhm... okay!» sospira, «Ciao, Siria!»

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora